Il progetto di Nicolás Maduro per annettere un pezzo di Guyana

Perché Maduro è tanto interessato a una regione della Guyana? Una disputa vecchia secoli

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

A inizio dicembre 2023 in Venezuela si è tenuto un discusso referendum. Gli elettori hanno votato con una sorta di plebiscito in favore dell’annessione della Guayana Esequiba. Si tratta di una specifica regione della Guyana (ne occupa due terzi).

Questo è uno Stato di piccole dimensioni, che trova spazio a est del Paese. Ma perché mai Nicolás Maduro dovrebbe rivolgere il suo sguardo in questa direzione? Il motivo è semplice: questo territorio quasi totalmente non urbanizzato è ricco di petrolio e risorse naturali di vario genere.

Il referendum di Nicolas Maduro

Non è affatto la prima volta che il tema riemerge. Di fatto è da duecento anni che il Venezuela rivendica l’annessione della Guyana nella sua interezza. Il fatto che Nicolas Maduro abbia scelto di autorizzare questo referendum, con riferimento a una minima area molto ricca, è stato letto in campo internazionale come un tentativo di aumentare la propria popolarità. Il 2024 è infatti un anno importante per lui, considerando le prossime elezioni.

L’unico risultato ottenuto, però, è l’aumento delle tensioni tra i due fronti. Com’è ovvio pensare, la Guyana ha ritenuto tutto ciò una provocazione esplicita. Maduro non ha però chiarito quali saranno i prossimi passi dopo la vittoria. Facile pensare come possa svelare il proprio piano (attuarlo sarà un altro discorso) dopo le elezioni del 28 luglio.

Il centro elettorale nazionale (CNE) ha registrato un voto positivo all’annessione per il 90%, con un’affluenza di quasi il 50% del Paese. Poco più di 10 milioni di persone, in un Paese che ne vanta poco più di 28 milioni.

Qualsiasi tentativo di applicazione pratica del referendum, però, comporterebbe modifiche alla Costituzione del Venezuela. Di fatto richiederebbe, inoltre, un intervento militare. Oggi sembra tutto tranne che un’opzione concreta.

La storia

La disputa territoriale connessa alla Guayana Esequiba è molto antica, come detto. Il territorio faceva parte del Venezuela al tempo del colonialismo spagnolo. Quando nel 1811 il Paese ottenne l’indipendenza dalla Spagna, la Guayana Esequiba divenne un vero e proprio oggetto del desiderio per le potenze coloniali, al tempo occupanti. I Paesi Bassi prima e il Regno Unito poi si imposero.

Nel 1899, però, una sentenza di arbitrato internazionale ne stabilì l’appartenenza agli UK, che di fanno integrarono questo territorio nella Guyana britannica. Tutto è cambiato nel 1966 con l’indipendenza ottenuta dal Regno Unito. Il Venezuela non ha dunque perso occasione di tornare a tentare di far valere i propri “diritti”.

Una questione complessa ma rimasta insoluta, con la Guyana che continua ad amministrare e controllare la regione. Nel 2018 ha inoltre chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di dichiarare l’attuale confine come vincolante e, dunque, legittimo. Il tutto è stato preso in carico ad aprile 2023. Per una decisione, però, potrebbero volerci degli anni.

Intanto in Venezuela una data importante è quella del prossimo 28 luglio 2024, come detto. Si tratta di un giorno molto importante per il Paese, essendo il compleanno di Hugo Chávez, fondatore del partito socialista. Maduro cercherà la rielezione, dopo 11 anni in carica e la discussa conferma nel 2018. Chi gli sarà contro? Non è affatto chiaro, dal momento che Maria Corina Machado, leader dell’opposizione dal gran seguito, è stata esclusa dagli incarichi pubblici per 15 anni, dopo una sentenza molto criticata.