L’Italia ancora in contro tendenza rispetto alla maggioranza dell’Unione europea. Si torna a parlare di Mes come di qualcosa da rigettare o, nella migliore delle ipotesi, da modificare in toto. Un passo indietro netto nei confronti del fondo salva-Stati, annunciato a gran voce soprattutto da Matteo Salvini.
Giorgetti boccia il Mes
Sembra trascorsa un’eternità dallo scorso dicembre 2023, quando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sottolineava l’importanza di rispettare l’impegno di ratifica preso. Oggi invece è proprio lui a non condividere più il meccanismo europeo di stabilità.
Ne ha parlato in Lussemburgo, a margine del Consiglio Ecofin. Il testo, così com’è, non sarà approvato dal Parlamento: “Non è nelle condizioni di approvarlo”. Si necessita di nuove modifiche. Un secco no ufficializzato giovedì 20 giugno nel corso della riunione dei ministri dell’Eurogruppo.
Per quanto in passato si fosse detto favorevole a un’accettazione definitiva, avallando la versione attuale, figlia già di dure ed estenuanti trattative tra gli Stati, oggi suggerisce questa soluzione: un Mes che possa essere sfruttato per coprire le spese della Difesa.
“Per la prima volta Gramegna (direttore del fondo) ha fatto delle riflessioni, recependo anche delle critiche che abbiamo sempre fatto. Cambiare il Mes per renderlo un tipo di fondo sovrano europeo, ad esempio in tema difesa, evitando che i singoli Stati nazionali, magari, si debbano indebitare”.
Nel frattempo l’analisi politica si complica. C’è chi ipotizza il governo pronto a giocarsi le proprie carte su questo tema per esercitare il proprio potere dopo il vertice sulle nomine della nuova Commissione. Si è parlato di una Giorgia Meloni marginalizzata dai capi di Stato e governo della maggioranza Ue, con Macron e Scholz in testa.
Il pugno duro di Salvini
Se Giorgetti ha analizzato la questione, richiedendo modifiche, è di tutt’altro parere Matteo Salvini. Il ministro dei Trasporti e vicepremier, a margine della presentazione dell’accademia della sicurezza di Fs, ha infatti alzato la voce sul Mes.
“Non serve all’Italia. È soltanto un’altra follia europea. Non verrà mai ratificato. Se lo approvino loro, se vogliono, perché a noi non serve”. Il clima è quello elettorale, o quasi, con fendenti nei confronti di Bruxelles: “Per qualche burocrate di Bruxelles il voto dei cittadini è quasi ininfluente. Stanno preparando lo stesso pacchetto, come se italiani, francesi e tedeschi non avessero votato. Se così fosse, sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini”.
Nel frattempo, in questa situazione incandescente, che mira quasi a piegare le ragioni europee alle necessità di equilibri di maggioranza nazionali, gli altri governi fanno pressioni sull’Italia. Si chiede una ratifica a lungo attesa, prima di discutere di eventuali correzioni. Ne ha parlato il presidente dell’Eurogruppo Pascal Donohe: “Per andare avanti è vitale rispettare gli impegni”. Il riferimento? Al governo Conte II che a gennaio 2021, che sembra oggi un’epoca molto lontana per i tanti eventi susseguitisi, aveva approvato il Mes.