Emmanuel Macron arriva a Palazzo Chigi con quindici minuti di ritardo. Poco male, Giorgia Meloni lo accoglie nel cortile della sede del governo. Dopo i vari convenevoli, i due leader salgono al primo piano per un bilaterale durato quasi tre ore, seguito da una cena istituzionale con le delegazioni.
Il faccia a faccia, atteso da giorni, affronta i principali dossier sul tavolo: dalla questione ucraina alla competitività dell’industria europea, dal coordinamento sul fronte energetico ai rapporti con Washington, passando per la gestione della crisi in Medio Oriente e il futuro delle politiche comunitarie.
Al termine, un comunicato congiunto ha sancito la volontà di aggiornare il Trattato del Quirinale, mantenere un dialogo stabile e preparare il prossimo incontro bilaterale, già fissato per l’inizio del 2026 a Parigi. Durante l’incontro c’è stato un riavvicinamento dopo mesi di distanze politiche per tornare a una cooperazione operativa tra due capitali centrali per l’architettura europea.
Indice
Intesa tra Roma e Parigi per rilanciare l’agenda economica europea
Al centro del lungo vertice di confronto, la necessità di accelerare sull’agenda dell’Unione. Tra i temi toccati: energia, automotive, investimenti pubblici e privati. Nel comunicato congiunto si parla di una “forte convergenza” sulla necessità di semplificare le normative e garantire un approccio aperto alla neutralità tecnologica.
Non manca il riferimento all’intelligenza artificiale, alle fonti rinnovabili decarbonizzate, allo spazio e alla siderurgia. Settori nei quali Roma e Parigi puntano a una cooperazione stretta. Collaborazione estesa anche alla prossima cornice finanziaria pluriennale, alle dinamiche migratorie, all’allargamento dell’Unione e alle riforme strutturali.
Entrambi i Paesi mirano a un rafforzamento della competitività industriale europea, anche nel comparto agricolo, e si dicono determinati a coordinarsi nei lavori preparatori del prossimo Consiglio europeo. Si punta a garantire condizioni eque di mercato tra le imprese europee, anche nei comparti più esposti alla transizione, come l’automotive e l’acciaio.
Ucraina, linea comune ma senza garanzie vincolanti
I due leader confermano un impegno condiviso per Kiev, ribadendo un supporto che viene definito “incrollabile”. Ma, nel documento diffuso dopo il vertice non si fa alcun cenno a strumenti di garanzia o ai cosiddetti “formati dei volenterosi”. Si accenna soltanto alla volontà di raggiungere una “soluzione equa e duratura”.
Un compromesso che lascia sul tavolo alcune delle divergenze più spinose emerse nei mesi scorsi. Nel testo si evidenzia come, a più di tre anni dall’inizio del conflitto, l’assistenza all’Ucraina sia ancora più urgente, anche alla luce degli incontri di Istanbul.
Si parla anche di potenziare la capacità di difesa continentale attraverso investimenti e sostegno alle filiere industriali e tecnologiche europee.
Meloni ha confermato la posizione italiana: nessun invio di truppe in Ucraina, come ribadito anche al vertice della Comunità politica europea a Tirana. Divergenze che restano, come confermato dalle differenti posture diplomatiche sul Medio Oriente. La questione ucraina, insieme a quella libica, è stata tra i dossier di sicurezza più discussi, in parallelo al tentativo di mantenere una linea unitaria a livello UE e atlantico.
Rapporti con Washington e attenzione a Trump
Uno dei dossier più delicati è quello sul legame con gli Stati Uniti, in un momento in cui Donald Trump spinge le capitali europee a ricalcolare priorità e alleanze. Meloni e Macron condividono la necessità di non farsi trovare divisi, in particolare sul tema dei dazi e della protezione dell’economia continentale.
Il coordinamento tra Europa e Stati Uniti resta necessario, ma ciò che conta davvero per Roma e Parigi è affrancarsi progressivamente da una dipendenza strutturale che limita le scelte.
Trattato del Quirinale, verso un aggiornamento
Nel comunicato si fa riferimento anche al Trattato del Quirinale, entrato in vigore nel 2023. I due Paesi hanno annunciato che gli obiettivi saranno aggiornati nel prossimo bilaterale, già fissato a Parigi per l’inizio del 2026.
Dossier Medio Oriente, la diplomazia resta cauta
Nel comunicato congiunto non si fa alcun riferimento esplicito a Israele o a Gaza. Una scelta intenzionale, che riflette la volontà di entrambi i governi di evitare qualsiasi presa di posizione netta su uno dei dossier più esplosivi dello scenario globale. La prudenza diplomatica non è nuova, ma è indicativa del contesto: Roma e Parigi sanno che ogni parola rischia di compromettere equilibri precari.