Marina blinda Forza Italia, ma senza Berlusconi ora è rischio guerra Meloni-Salvini

I figli del cavaliere confermano l'impegno, il partito non sarà smantellato. Ma ora cambia il quadro politico, e la convivenza fra Giorgia e Matteo si fa difficile.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Il giorno dopo i funerali di Stato in Duomo a Milano, si apre nella politica italiana una nuova fase, quella post-berlusconiana che di fatto chiude la seconda repubblica. In special modo per il partito fondato dal Cavaliere, Forza Italia, che rischia l’implosione sul fronte interno e l’irrilevanza su quello numerico. Giorgia Meloni ha un dispoerato bisogno che Forza Italia resti sopra il 4% per tutto il prossimo anno, fino alle Europee, altrimenti l’Italia rischia di non avere rappresentanti eletti nel Partito Popolare Europeo e il progetto meloniano di saldare conservatori e popolari a Bruxelles, a spese dei socialisti, fallirebbe. I figli di Berlusconi l’hanno rassicurata, confermando che non ci sarà alcun disimpegno da parte della famiglia. ma l’assenza del leader pesa e peserà, e il secondo rischio concreto è che parta la resa dei conti fra Meloni e Salvini, per i quali il cavaliere è stato un collante. Basta ascoltare ciò che profetizza Gianfranco Micciché: “Fi è morta e ora, senza Silvio, Meloni e Salvini si scanneranno”.

Forza Italia non smantella

Il primo dubbio riguarda(va) appunto la resilienza, almeno nella volontà della famiglia Berlusconi, del partito creato nel ’92 dal Cavaliere. I figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio, hanno rassicurato i vertici della creatura politica del padre: nessun disimpegno, il partito può contare sulla famiglia. Si è altresì rinsaldato il patto fra Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e Gianni Letta, con l’obiettivo condiviso di portare avanti il lavoro quotidiano all’insegna della stabilità e dell’azione unitaria delle diverse anime dell’esecutivo. Il futuro ruolo di Marta Fascina resta un rebus, ma a nessuno è sfuggita la vicinanza fra la compagna di Berlusconi e la primogenita Marina al funerale.

Un patto di ferro che ovviamente punta a coprire entrambe le parti: il governo sul piano parlamentare, Mediaset su quello economico. Come dice Donzelli (FdI) in una nota riportata da Il Messaggero: “Se Vivendi facesse un’azione ostile verso Mediaset? Il governo sarebbe pronto ad usare la golden power”. In difesa di Mediaset

Verso il Congresso

Nei prossimi giorni il Comitato di presidenza dovrebbe convocare il Consiglio nazionale per la “sostituzione temporanea” del presidente, “per il periodo strettamente necessario per la convocazione del Congresso Nazionale”, il primo organo del partito che dovrebbe riunirsi almeno ogni 3 anni, ma in realtà si è riunito solo in due occasioni dal 1994 a oggi.

Obiettivo FI sopra il 4% fino alle Europee

Parallelamente, la navigazione del governo non può prescindere dalla ‘tenuta’ di Forza Italia fino alle Europee previste fra un anno. L’obiettivo è quello che il partito resti sopra il 4%, soglia minima per l’ingresso nel Parlamente di Bruxelles. In caso contrario – essendo Forza Italia l’unico partito italiano iscritto al gruppo dei Popolari – il PPE si ritroverebbe senza rappresentanti italiani, e il piano di Giorgia Meloni che punta a saldare Popolari e Conservatori nella prossima legislatura, tagliando fuori i socialisti, diverrebbe velleitario. Un piano che peraltro soffre già della diffidenza di una parte del Ppe (specie in Germania e in Spagna) e di antiche antipatie, come in Polonia dove il conservatore Mateusz Morawieski e il popolare Donald Tusk si detestano e si sfideranno a settembre.

Il rischio della guerra interna con Salvini

Senza più il ‘cuscinetto’ Berlusconi, il rischio per la maggioranza è che possa radicalizzarsi il conflitto latente fra Meloni e Salvini. Il leader leghista vede come una sciagura l’eventuale annessione di Forza Italia al partito della presidente del Consiglio, la quale spinge inevitabilmente l’alleato a destra nel momento in cui punta a rappresentare una forza di stampo popolare. Basta ascoltare cosa profetizza Gianfranco Micciché: “Fi è morta e ora, senza Silvio, Meloni e Salvini si scanneranno”. In tutto ciò si inseriesce il fattore Centro, con Matteo renzi già attivissimo per costruire un soggetto (ma vanno ricomposti i cocci della rottura con calenda) che possa inglobare Italia Viva, Azione, Letizia Moratti ed eventuali trasfughi da Forza Italia. Un soggetto politico che in Parlamento, sfruttando i numeri sempre in bilico al Senato su cui Renzi è indubbiamente abile, potrebbe ribaltare le sorti di maggioranza e governo.