Il 3 marzo 2023 gli Stati Uniti hanno deciso di ampliare le sanzioni commerciali contro la Cina, aggiungendo altre 28 aziende alla lista nera delle realtà con sede a Pechino. Si tratta di un segnale, l’ennesimo nell’ultimo periodo, della tensione crescente tra le due nazioni, che si contendono la supremazia economica e politica globale. Nonché una mossa di perfetta continuità tra l’amministrazione Trump e quella Biden, nonostante quest’ultima sia stata più volte accusata di fare troppi sconti alla potenza orientale.
Nuove aziende nella lista nera degli Stati Uniti
La lista nera di Pechino comprende aziende che sono state accusate di violazioni dei diritti umani, di utilizzare tecnologie militari o di mettere a rischio la sicurezza nazionale della Cina. Tra i marchi interessati dalla messa al bando ci sono anche delle società che potrebbero mettere a rischio l’economia statunitense e i principali player del settore tecnologico. Ad esempio il gruppo Inspur, produttore di server con affiliazioni con il governo di Pechino, Loongson, produttore di cpu, e BGI, società di biotecnologie.
Washington ha deciso di vietare le esportazioni di componenti tecnologici verso queste aziende, accusate tra le altre cose di utilizzare tecnologie di sorveglianza per monitorare la popolazione cinese e di aver raccolto i dati biometrici dei cittadini.
L’espansione delle sanzioni commerciali contro la Cina potrebbe avere conseguenze significative per l’economia globale. La Cina è una delle maggiori potenze economiche del mondo, e le relazioni commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti sono storicamente complesse. L’imposizione di sanzioni commerciali potrebbe portare a un aumento dei prezzi delle merci e delle materie prime, e potrebbe anche creare tensioni tra i Paesi che dipendono dalla potenza orientale
Cina e Usa sempre più vicine allo scontro
Ma sono principalmente le conseguenze politiche a preoccupare gli osservatori internazionali. La portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning, ha espresso “forte insoddisfazione” per la nuova mossa degli Usa, e ha esortato il Paese occidentale a “smettere di abusare di varie scuse per sopprimere irragionevolmente le nostre aziende”. Il nuovo ban potrebbe minare la cooperazione internazionale, specie in un momento così delicato con la guerra in Ucraina.
Gli Stati Uniti sostengono che le sanzioni commerciali siano necessarie per proteggere i diritti umani e la sicurezza nazionale. La lista nera era stata stilata inizialmente anche contro la repressione dell’etnia degli uiguri e per le violazioni dei diritti umani che avvengono nel territorio cinese. La narrazione attuale punta più sulla sorveglianza di massa e la raccolta di dati biometrici dei cittadini.
L’ulteriore escalation delle tensioni tra le due nazioni potrebbe sfociare in una guerra, come annunciato anche da importanti figure statunitensi e cinesi. A fine gennaio ha fatto paura un memorandum di un ex generale americano in cui si prevede la guerra tra Cina e Stati Uniti nel 2025. Ve ne abbiamo parlato qua.
I segnali di tensione tra i due Paesi sono arrivati anche con la scoperta del pallone spia del “balloon gate”. Qua la ricostruzione della vicenda. Nel mentre anche l’Italia sta valutando il blocco di alcune aziende cinesi. Il Governo sta pensando di cancellare TikTok da tutti i telefoni dei dipendenti pubblici, come annunciato qua.