Ucraina, maxi attacco russo con missili e droni anche su Kiev: si scatena la vendetta di Putin?

La Russia scatena una pioggia di fuoco sull'Ucraina per il secondo giorno consecutivo, facendo scattare l'allarme in tutto il Paese. Si tratta davvero della resa dei conti dopo l'incursione di Kursk?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La Russia ha risposto con forza all’incursione ucraina nell’oblast nazionale di Kursk. Tra 26 e 27 agosto, Mosca ha scatenato una pioggia di fuoco su gran parte del Paese invaso, compresa Kiev, in due maxi attacchi distinti. Centinaia di vettori tra missili e droni russi hanno bersagliato anche infrastrutture energetiche in 15 regioni, comprese quelle più occidentali al confine con la Polonia.

I raid hanno provocato diversi morti, mentre la popolazione cercava riparo ovunque possibile, anche nelle stazioni della metro come durante i primissimi mesi dell’invasione su larga scala. All’alba del 27 agosto sono poi decollati nuovi bombardieri russi Tu-95ms, facendo scattare l’allarme antiaereo in quasi tutta l’Ucraina e inaugurando il secondo giorno di attacchi dal cielo. Il Cremlino ha intenzione di sferrare un raid decisivo per piegare il Paese invaso?

Il nuovo grande attacco russo

Presto o tardi la Russia avrebbe dovuto rispondere all’Ucraina per lo smacco subìto a Kursk, di fatto la prima vera invasione del proprio territorio dalla Seconda Guerra Mondiale. Il fatto che dopo tre settimane Mosca non sia ancora riuscita a cacciare i nemici dal suolo nazionale, per via della scarsità di riserve prontamente ammassate in seconda linea al confine e della contemporanea offensiva nel Donbass, mina profondamente la popolarità di Vladimir Putin. Il quale resta tuttavia ben saldo al comando della Federazione, incarnando la figura dell’uomo forte che si oppone all’ipocrita e guerrafondaio Occidente, secondo la retorica moscovita. Una forte azione militare era dunque necessaria per mostrare, sia sul fronte interno sia ad avversari e alleati, che Mosca ha tutto sotto controllo e volendo può scatenare una potenza di fuoco eccezionale. E se non lo fa, sempre secondo la propaganda russa, è solo perché il suo vero nemico non sono i fratelli ucraini, ma l’Occidente guidato dagli Stati Uniti.

Come riportato dall’aeronautica militare di Kiev, nella notte tra 26 e 27 agosto nuovi bombardieri e droni russi sono partiti verso l’Ucraina dalla base aerea di Engels, nella Russia sud-occidentale. Aggiungendo che “altri missili potrebbero entrare nello spazio aereo ucraino nel giro di poche ore” e che potrebbero verificarsi nuove interruzioni di corrente elettrica anche nella capitale a scopo preventivo. Verso le 6 italiane di martedì, la Federazione ha lanciato il suo secondo maxi attacco con razzi e missili, principalmente in direzione delle regioni occidentali del Paese invaso. In rapida successione sono state segnalate esplosioni nella regione di Khmelnytskyi e voli di droni negli oblast di Kherson, Kirovohrad, Sumy, Poltava, Chernihiv e Zhytomyr. Nel distretto di Zaporizhzhia i droni hanno provocato morti e feriti.

Quasi 24 ore prima Mosca aveva lanciato il suo primo massiccio attacco sull’Ucraina da quando Kiev ha iniziato la sua offensiva a sorpresa nella regione di Kursk. Il ministero della Difesa russo ha reso noto di aver preso di mira infrastrutture energetiche “che supportavano il funzionamento del complesso militare-industriale del Paese” in nove regioni, fra cui quelle di Odessa e Kiev.

L’Ucraina annuncia una “risposta adeguata” alla Russia

La Russia ha attaccato “utilizzando centinaia di missili e droni Shahed” di produzione iraniana, ha detto Volodymyr Zelensky, tornando a chiedere aiuto ai protettori occidentali. “Putin è una creatura malata e questo è chiaro a tutti da tempo. Non possiamo avere restrizioni sulle armi da utilizzare quando la Russia usa le proprie di tutti i tipi, e droni Shahed iraniani e armi balistiche della Corea del Nord”. Kiev ha comunque fatto sapere che la risposta all’attacco russo “contro persone pacifiche” è “in via di preparazione” e sarà effettuata “con armi di nostra produzione”. Il riferimento è al drone-missile Palianytsia che, secondo il ministro ucraino Mykhailo Fedorov, “cambierà le carte in tavola perché saremo in grado di colpire dove la Russia oggi non se lo aspetta”. Il responsabile del progetto ha dichiarato che lo sviluppo è iniziato alla fine del 2022 e che si tratta di un programma militare “completamente nuovo”, e non di un miglioramento di vecchie armi sovietiche.

Fedorov ha sottolineato ancora che il costo di ogni missile è di meno di un milione di dollari e che l’esercito si sta rivolgendo al settore privato per ridurre ulteriormente i costi di produzione in quanto “genera soluzioni in modo incredibilmente rapido”. Quanto invece all’offensiva nella regione russa di Kursk, secondo Mosca l’Ucraina avrebbe perso circa 6.200 soldati in un’operazione che, ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “non potrà rimanere senza una risposta adeguata”. La Polonia infine, nelle stesse ore in cui la Russia proseguiva il suo attacco, ha denunciato l’ingresso di un oggetto aereo nel suo spazio territoriale. Molto probabilmente si è trattato di un drone, visto che Varsavia ha escluso fin dall’inizio l’ipotesi di un missile balistico.

Sale la tensione fra Mosca e Kiev: si va verso la resa dei conti?

I grandi raid russi delle ultime ore sono senza dubbio una mossa tattica per fiaccare il rinnovato slancio delle truppe ucraine, galvanizzate dall’essere riuscite a occupare una porzione di territorio nemico. Per farlo hanno però spostato alcune delle migliori unità delle proprie brigate, dando il via a una scommessa militare che molti analisti giudicano destinata alla sconfitta. D’altra parte Mosca non sembra avere intenzione di scagliare il tanto temuto attacco finale che annienti l’avversario, ammesso che ne sia capace e che le convenga. Il rinnovato supporto occidentale e la sorprendente vitalità anche tecnologico-industriale di Kiev hanno spinto il Cremlino a rispondere pan per focaccia, prendendo di mira siti industriali ed energetici come la stessa Ucraina ha fatto e continua a fare in territorio russo.

I due giorni di maxi attacchi, che potrebbero proseguire ancora più intensi, erano prevedibili e svelano l’intenzione russa di rompere uno stallo che stava ledendo la coesione interna delle unità militari. Tuttavia siamo ben lontani dalla resa dei conti finale, che dovrà passare inevitabilmente dalla grande battaglia per il Donbass. La prossima svolta della guerra dovrebbe coinvolgere con ogni probabilità il fronte di Pokrovsk, che potrebbe consentire a Mosca di controllare di fatto l’intera rete logistica del Donetsk e costringere gli ucraini alla ritirata ancora più indietro. Con conseguente effetto domino anche per Usa e Ue, che si vedrebbero costretti ad andare oltre le consuete dichiarazioni di supporto e imprimere nuovo impulso al sostegno militare al Paese invaso.