Zaporizhzhia, Putin vuole riaccendere la centrale nucleare: le possibili conseguenze

Il presidente della Russia Putin vuole riaccendere la centrale nucleare di Zaporizhzha, che si trova sul fronte della guerra con l'Ucraina

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il presidente russo Vladimir Putin vuole riaccendere entro la fine dell’anno almeno un reattore della centrale elettrica nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa, che si trova a pochi metri dal fronte della guerra in Ucraina. Lo avrebbe già comunicato, tramite le autorità competenti, all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che si occupa della sicurezza del nucleare civile per conto dell’Onu.

La centrale di Zaporizhzhia è stata di recente oggetto di un episodio di natura militare nel quale l’involucro esterno del reattore numero 5 è stato danneggiato, pur senza che si siano verificati danni alla struttura interna o perdite di radiazioni. Riattivare un reattore può sia aumentare che diminuire il rischio di un incidente atomico.

Putin vuole riaccendere la centrale di Zaporizhzhia

La notizia della comunicazione che il governo russo avrebbe inoltrato alla Aiea è stata riportata dal Wall Street Journal. Putin punterebbe a riattivare un reattore almeno entro la fine del 2024. Un obiettivo non difficile da raggiungere, nonostante la complessità dell’impianto, dato che in realtà il reattore numero 4 di Zaporizhzhia funziona ancora, anche se in maniera parziale.

ZNPP, (la sigla che individua questa centrale nucleare) ha in tutto 6 reattori. 5 di questi si trovano in uno stato di spegnimento a freddo, o cold shutdown. La reazione nucleare al loro interno non è del tutto interrotta, dato che ricominciarla da zero sarebbe estremamente complesso, ma è ridotta al punto che il nocciolo non può raggiungere i 90 gradi centigradi solitamente necessari per generare il vapore che farebbe muovere le turbine.

Uno dei reattori però, il numero 4 appunto, è in uno stato di hot shutdown, o spegnimento a caldo. Anche in questo caso la reazione nucleare al suo interno è fortemente ridotta rispetto a quella che si verificherebbe se l’impianto funzionasse a regime. Però il nocciolo è ancora abbastanza caldo per poter creare vapore. Questo avviene perché durante i mesi invernali sia la centrale stessa che la vicina cittadina di Enerhodar dipendono dal suo funzionamento per il riscaldamento degli ambienti interni.

Il rischio nucleare a Zaporizhzhia e quello di tenerla spenta

Lo stato di cold e hot shutdown va mantenuto tramite un sistema di raffreddamento. Non essendo però in grado di produrre energia elettrica, ZNPP deve utilizzare quella della rete ucraina, a cui è collegata, per alimentarlo. Già due volte è successo che, a causa di alcuni attacchi russi, questa fornitura venisse meno e l’impianto si trovasse a dipendere interamente dai suoi generatori di emergenza per il raffreddamento.

In caso il sistema di raffreddamento fallisse, la centrale inizierebbe ad accumulare vapore che, superata una certa soglia, causerebbe un’esplosione. Riaccendere la centrale, come vuole fare la Russia, potrebbe risolvere parzialmente questo problema. Tornando a produrre elettricità, anche in caso di distacco dalla rete ucraina, il sistema di raffreddamento sarebbe al sicuro. Non è infatti possibile per gli occupanti collegare la centrale alla propria rete, dato che il processo necessiterebbe di un totale spegnimento dell’impianto.

Questo permetterebbe alla Russia di continuare i suoi attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine senza preoccuparsi di rischiare di causare un incidente nucleare nel proprio territorio occupato. Riaccendere la centrale di Zaporizhzhia però comporterebbe anche un maggiore rischio nel caso di un’esplosione che sia in grado di danneggiare sensibilmente le strutture del reattore attivo, dato che arrivare allo spegnimento completo sarebbe a quel punto molto più complicato.