Sabotaggio di un ucraino, la Germania vuole la verità sulla distruzione del Nord Stream

A quasi due anni dalle esplosioni che hanno tagliato il cordone energetico russo-tedesco, spunta un mandato d'arresto nei confronti di un sub ucraino. Salgono le tensioni tra Usa, Germania e Polonia

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il caso della distruzione del gasdotto Nord Stream, nel settembre 2022, è molto più importante di quanto si pensi nell’ambito del conflitto in Ucraina. Innanzitutto perché ha fratturato il cordone energetico che legava simbolicamente la Russia all’Europa, ma anche perché di fatto rappresenta un attacco diretto all’unico altro Paese colpito in questa guerra oltre a Russia e Ucraina: la Germania.

I procuratori tedeschi hanno emesso un mandato di arresto in Polonia per un sospetto legato all’attacco al Nord Stream 2, identificato come Volodymyr Z. Dove la “Z” non sta per Zelensky, ma per Zhuravlov. Si tratta di un sub ucraino, denunciato pregiudizialmente a giugno e per il quale gli inquirenti danesi e svedesi che indagavano sul caso hanno invece archiviato il procedimento. Così, a due anni dal clamoroso attacco con esplosivo ai metanodotti transitanti nel Baltico, viene alla luce una verità finora messa in ombra dalle intelligence occidentali.

La Germania accusa un sub ucraino del sabotaggio del Nord Stream

Il mandato d’arresto riguarda un sub ucraino di 44 anni, di cui si sono però perse le tracce dopo un soggiorno in Polonia. Stando alle informazioni pubblicate da Sueddeutsche Zeitung, Die Zeit e Ard, ci sarebbero altri due indagati, sempre ucraini, fondatori di una scuola di sub per la quale il connazionale tuttora ricercato lavorava.

Un team di professionisti delle immersioni marine non solo altamente qualificati, ma anche profondamente patriottici, secondo quanto riportato dal sito specializzato “Scuba Family”. Stando al report, queste persone si dicevano pronte a fare “il possibile e l’impossibile per la vittoria” di Kiev contro gli invasori di Mosca. Secondo l’accusa, il sub ucraino si sarebbe immerso di notte a 80 metri di profondità sul fondale marino per piazzare ordigni esplosivi sulle condutture.

Cos’è il Nord Stream, quando è stato distrutto e perché

Il sabotaggio del gasdotto russo-tedesco risale al 26 settembre 2022, sette mesi dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Sono state scoperte quattro grandi perdite di gas su entrambi le infrastrutture Nord Stream vicino all’isola danese di Bornholm, rendendoli inutilizzabili. Gazprom ha affermato che sono fuoriusciti per giorni circa 800 milioni di metri cubi di gas, equivalenti a circa tre mesi di forniture danesi. Gli istituti sismici avevano registrato due esplosioni sottomarine (a distanza di 17 l’una dall’altra) sulle condotte, che erano state costruite tra il 2010 e il 2012 per trasportare il gas russo in Germania. Al momento dello scoppio non erano in funzione, ma contenevano comunque gas.

Per capire il perché l’Occidente, e cioè gli Usa e i loro satelliti, è il principale sospettato della distruzione del gasdotto bisogna comprendere cosa quest’arteria energetica rappresenta agli occhi di Washington. Uno degli imperativi strategici degli Stati Uniti consiste nell’impedire a qualunque costo che Russia e Germania si uniscano. Gli americani hanno combattuto due guerre mondiali contro l’impero tedesco (anche) per questo motivo. Perché le immense risorse russe combinate alle eccezionali capacità tedesche avrebbero costituito il peggior nemico mai esistito. Da qui la necessità statunitense, e inglese di riflesso, di sabotare il raddoppio del Nord Stream. E di incolpare la stessa Russia di aver sabotato i propri oleodotti, contando che l’ondata emotiva e irrazionale della guerra facesse apparire Vladimir Putin ancora di più come il cattivo totale.

Nel Baltico passano infatti Nord Stream 1 (NS1) e Nord Stream 2 (NS2), ciascuno costituito da due condotte, costruiti dalla società statale russa Gazprom per trasportare 110 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno attraverso il Mar Baltico fino alla Germania, e quindi all’Europa parte dell’impero americano. Il NS1 è entrato in funzione nel 2012, il NS2 è stato completato nel settembre 2021 e riempito di gas, ma non è mai stato inaugurato. La Germania ha annullato il processo di approvazione pochi giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina, ponendo la dipendenza dell’Europa dagli idrocarburi russi sotto i riflettori della politica. Le quattro infrastrutture in acciaio rivestite in cemento, lunghe circa 1.200 chilometri e con un diametro di oltre un metro, giacciono a una profondità di circa 80-110 metri. Anche dopo l’esplosione del 2022, una parte delle condotte del NS2 è rimasta intatta.

Gazprom possiede il 51% del Nord Stream 1 e il 100% del Nord Stream 2. Le tedesche E.ON e Wintershall detengono il 15,5% del NS1, mentre la francese Engie e l’olandese Gasunie il 9% ciascuna. Dopo le esplosioni del settembre 2022, le compagnie occidentali hanno cancellato ogni investimento. NS2 è invece interamente di proprietà di Gazprom, con British Shell, Wintershall, Uniper, Engie e Omv che hanno coperto il 50% dei costi totali di costruzione degli oleodotti, per un totale di circa 11 miliardi di dollari. Queste cinque società occidentali hanno però annullato la loro parte di finanziamento, pari a circa un miliardo di euro ciascuna.

L’intervento decisivo della Polonia

Il lavoro degli inquirenti tedeschi ha tuttavia accusato una battuta d’arresto, probabilmente non casuale, in Polonia. Quella stessa Polonia che ambisce a sostituirsi al Paese confinante nella guida della futura Europa, spingendo sul piano della forza militare. Ad agevolare Zhuravlov ad uscire dai radar della giustizia tedesca potrebbe aver infatti influito proprio la lentezza degli inquirenti polacchi, i quali non hanno proceduto all’arresto richiesto dalla Procura federale di Berlino, lasciando che i termini del mandato di cattura europeo scadessero dopo i canonici 60 giorni. Che la richiesta fosse giunta è stato confermato dalla procura polacca alla Dpa, senza ulteriori commenti.

L’ufficio del pubblico ministero nazionale ha dichiarato in una mail all’agenzia di stampa Afp: “Alla fine, Volodymyr Z. non è stato arrestato, poiché ha lasciato il territorio della Polonia all’inizio di luglio di quest’anno, attraversando il confine polacco-ucraino“. Ma la sensazione degli inquirenti in Germania, si legge nella ricostruzione dei fatti pubblicata da Sueddeutsche Zeitung, “è che i colleghi polacchi fossero poco collaborativi”.

Del resto, il Paese oggi guidato da Donald Tusk è sempre stato ostile ai progetti legati a Nord Stream, i gasdotti che prima della guerra in Ucraina permettevano l’approvvigionamento di gas russo alla Repubblica federale. Il sub ricercato si sarebbe trovato a bordo dello yacht a vela “Andromeda”, il cui nome era già emerso mesi fa, insieme a un gruppo di cinque persone. Gruppo di cui avrebbero fatto parte anche i due proprietari della scuola di sommozzatori, Jewhen U., il trainer, e sua moglie Switlana. La coppia aveva alle spalle immersioni in mezzo mondo, dal Mar Rosso all’Oceano Indiano, dalle coste della Turchia a quelle messicane e thailandesi.

Cosa è successo al Nord Stream secondo gli inquirenti tedeschi

Per gli inquirenti è plausibile che i tre fossero membri della spedizione nel Mar Baltico, che fece esplodere tre tubi di Nord Stream 1 e 2, dopo un’odissea di 18 giorni. Per eseguire un’impresa del genere, affermano i media tedeschi, si è sempre ritenuto che fosse necessaria una mano militare, anche se non è ancora chiaro chi avrebbe dato mandato ad agire agli indagati. Per Berlino resta importante fare chiarezza sull’attentato, ma la cancelleria non si aspetta né auspica frizioni con Kiev. Come imposto dagli egemoni Stati Uniti, il sostegno all’Ucraina resta inalterato. Il portavoce di Olaf Scholz ha assicurato che il Paese “continuerà a supportare gli ucraini finché sarà necessario”.

In precedenza l’indagine si era concentrata appunto sullo yacht Andromeda, sul quale nel luglio 2023 erano state trovate tracce dell’esplosivo Hmx, noto anche come ottogene. L’imbarcazione era stata noleggiata in Germania da qualcuno che utilizzava un account Google registrato in Ucraina. I membri dell’equipaggio avrebbero utilizzato false identità, tra cui un passaporto rumeno e bulgaro e quello di un soldato ucraino che nega il coinvolgimento e la cui identità si ritiene sia stata rubata. Lo yacht, un Bavaria Cruiser da 50 piedi, è partito dal porto di Rostock e ha fatto tappa sull’isola tedesca di Rügen, sulle isole di Bornholm e Christiansø in Danimarca e quindi a Sandhamn in Svezia e Kołobrzeg in Polonia, prima di tornare a Rostock.

Le indagini sul sub ucraino

Volodymyr Z. è stato identificato dopo che la Citroën bianca con targa ucraina che guidava a Rügen è stata sorpresa a superare i limiti di velocità da una telecamera della polizia stradale, che ha ripreso l’immagine del suo volto l’8 settembre 2022. Fino ad allora, il sub ucraino aveva vissuto in una tranquilla zona residenziale di Pruszków, una cittadina vicino a Varsavia. Nonostante le prove che Zhuravlov potrebbe aver avuto il sostegno di alti funzionari militari, non vi è alcun indizio che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fosse a conoscenza dell’attacco o che questo fosse autorizzato dal suo governo.

La Russia e l’Occidente si sono accusati a vicenda di essere dietro la distruzione dei gasdotti, che rappresentavano per molti un brutto promemoria della dipendenza della Germania dal gas russo. Tutti gli accusati hanno finora negato il loro coinvolgimento.

La Germania non ha avvertito gli Usa delle sue intenzioni

La procura polacca ha confermato di aver ricevuto il mandato d’arresto emesso lo scorso giugno dalle autorità tedesche. Al contempo è arrivata però la ramanzina da parte degli Stati Uniti, i quali non erano a conoscenza in anticipo della decisione della Germania. “Non sapevamo nulla del mandato né lo sostenevamo. Non è qualcosa di cui eravamo a conoscenza”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre.

Washington non ha perso occasione di condannare il presunto sabotaggio contro il Nord Stream 2, anche se ogni congettura lascia intendere che fosse in qualche modo coinvolta, anche solo per far finta del contrario.