Israele sul piede di guerra, Netanyahu prepara la risposta e Biden frena sul nucleare

Israele si prepara a rispondere ai 200 missili iraniani, con Netanyahu che guida una reazione inevitabile. Biden frena sugli attacchi ai siti nucleari

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Israele è pronto a reagire, e questa volta la convinzione è unanime: la rappresaglia contro l’Iran è inevitabile. Dopo il lancio di 200 missili balistici da parte di Teheran su basi militari e aree popolate, non c’è spazio per tentennamenti. La difesa israeliana ha retto in parte, ma i danni sono visibili, almeno per quanto riguarda le strutture civili. Sulle basi militari, invece, cala il velo del segreto.

Il premier Benjamin Netanyahu non ha perso tempo a indirizzare il messaggio che tutti si aspettavano: “Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l’asse del male dell’Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l’aiuto di Dio, vinceremo insieme”.

Biden frena sugli attacchi ai siti nucleari iraniani: la trappola di Netanyahu

La questione però non è così semplice. Nonostante l’enfasi bellica di Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha già tracciato un confine netto. Biden ha fatto sapere che “non sosterrebbe un attacco ai siti nucleari iraniani” e, subito dopo, ha avuto una telefonata con lo stesso Netanyahu.

Gli analisti israeliani non hanno dubbi: Biden è finito nella cosiddetta “trappola di Bibi” riferendosi alla difficile posizione in cui si trova il presidente americano, che ha già chiarito di “non sostenere un attacco ai siti nucleari iraniani”. Il premier israeliano sa che, seppur alleati, gli obiettivi militari di questa guerra dovranno necessariamente essere decisi in coordinamento con la Casa Bianca. L’opzione di colpire i siti nucleari iraniani sembra essere fuori discussione, ma restano sul tavolo altre opzioni, come le infrastrutture petrolifere e di gas dell’Iran. Insomma, Israele vuole attaccare a tutti i costi.

Secondo Politico, è probabile che la rappresaglia, anche se non si sa quando sarà, non si limiterà solo a bersagli militari in Iran, ma potrebbe includere anche infrastrutture vitali per l’economia, come piattaforme petrolifere e impianti di gas. Fonti vicine al governo israeliano hanno riferito che tra gli obiettivi possibili vi siano strutture strategiche in grado di mettere in ginocchio il regime di Teheran.

L’Iran risponde: minaccia di ritorsioni contro gli alleati arabi di Israele

Teheran, dal canto suo, non resta a guardare. Dopo l’attacco del primo ottobre, il messaggio è altrettanto minaccioso: se Israele attaccasse le sue risorse energetiche, la ritorsione colpirebbe i giacimenti petroliferi degli alleati arabi di Israele, tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. “Potremmo ridurre Tel Aviv in cenere in una notte,” ha minacciato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. E il capo di stato maggiore iraniano, Mohammad Bagheri, ha rincarato la dose, affermando che “l’Iran colpirà tutte le infrastrutture di Israele se ci sarà una risposta ai missili iraniani.”

Raid israeliani su Beirut: Hezbollah sotto attacco

Intanto, il Libano continua a subire le conseguenze dell’offensiva israeliana. Un raid aereo ha colpito la zona di Bachoura, nel centro di Beirut, provocando almeno sei morti e diversi feriti. L’attacco è solo l’ultimo di una serie di raid che hanno colpito Dahiyeh, la roccaforte di Hezbollah nel sud della città. Qui, tre attacchi aerei hanno seminato distruzione, colpendo anche un centro di soccorso del movimento sciita.

Le fonti libanesi parlano di un’escalation continua, mentre Israele non sembra intenzionato a fermarsi. Gli attacchi sono mirati, e il loro obiettivo resta chiaro: smantellare la rete di Hezbollah e colpire i suoi leader.