Iran attacca Israele, pioggia di missili a Tel Aviv e Gerusalemme. Due esplosioni a Copenaghen

L'Iran lancia 200 missili su Israele, di cui la maggior parte intercettati. Tensioni crescenti con la minaccia iraniana di colpire infrastrutture israeliane

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Era nell’aria, praticamente atteso visti i recenti sviluppi in Libano. Un lancio massiccio di missili balistici dall’Iran contro Israele nella serata di martedì 1 ottobre, pomeriggio inoltrato, ha acuito una crisi che pare non avere fine. Circa 200 ordigni hanno sorvolato i cieli israeliani, di cui la maggior parte è stata intercettata dai sistemi di difesa locali, supportati dagli Stati Uniti.

Londra e Parigi hanno dichiarato di aver “fatto la loro parte” in questa nuova fase di tensione. Ma è Teheran a giocare la carta più pesante, dichiarando che lo stato di guerra è ormai ufficiale e minacciando una distruzione totale delle infrastrutture israeliane.

Intanto, una duplice esplosione a Copenhagen vicino all’ambasciata israeliana ha scosso l’Europa, ma fortunatamente non ci sono esserci feriti.

La risposta immediata degli israeliani

Alle 19:30 locali, le notifiche sui cellulari di milioni di israeliani hanno suonato all’unisono, segnalando l’imminente arrivo di missili balistici. Un allarme inusuale, calcolato per offrire ai cittadini un tempo sufficiente per raggiungere i rifugi in sicurezza. Tel Aviv e Gerusalemme, sono state bersagliate da oltre 180 missili.

Nel frattempo, dall’altra parte del confine, la Guida suprema iraniana Ali Khamenei, ben nascosto in un luogo segreto, annunciava tramite i media ufficiali che l’Iran è “in stato di guerra”, minacciando non solo Israele, ma anche qualsiasi nazione che decidesse di offrirgli supporto. D’altronde, dopo l’assassinio del leader di Hamas lo scorso agosto in Iran, le tensioni non potevano non sparire. Un messaggio che ha rapidamente portato alla chiusura dello spazio aereo di Israele e alla sospensione dei voli civili. In pochi minuti, le difese israeliane hanno abbattuto la prima ondata di missili, evitando danni maggiori nelle aree urbane, mentre in altre zone i razzi sono esplosi senza causare vittime.

La seconda ondata di attacchi è stata altrettanto violenta. Le televisioni israeliane hanno trasmesso in diretta le immagini di esplosioni nel cielo serale, accompagnate dai rumori dei boati che scuotevano le case. Alle 20:33, però, le forze armate israeliane hanno comunicato ai cittadini che era sicuro uscire dai rifugi, riportando una parvenza di normalità nelle strade. Le persone si sono riversate fuori, tornando alla loro routine. Quasi surreale, la scena di Tel Aviv con i residenti che passeggiavano con i cani e si dirigevano verso il lungomare, come se nulla fosse accaduto.

L’avvertimento degli Stati Uniti: una vendetta preannunciata

L’attacco iraniano, tuttavia, non è arrivato senza preavviso, specialmente dopo gli attacchi in Libano da parte di Israele negli ultimi giorni e dopo che i cercapersone sono esplosi, causando anche la morte di molti civili. Gli Stati Uniti avevano allertato Israele ben 12 ore prima del lancio. Secondo quanto riportato dal New York Times, Washington era a conoscenza dei piani di Teheran e aveva avvisato che l’operazione avrebbe avuto luogo dopo il tramonto. Gli americani avevano delineato uno scenario molto simile a quello di aprile, quando l’Iran lanciò una massiccia offensiva missilistica in risposta a un attacco israeliano a Damasco. Anche questa volta, l’Iran sembrava determinato a dimostrare la propria potenza senza però provocare vittime dirette (diversamente da quanto accade tutti i giorni a Gaza e ora in Libano), come sottolineato dalle forze di difesa israeliane.

Mentre i missili volavano sopra il Medio Oriente, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, insieme alla vice Kamala Harris, seguiva ogni momento dalla Situation Room. Le forze statunitensi, già presenti nella regione, sono entrate in azione, abbattendo una parte dei missili iraniani diretti verso Israele.

In serata, il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato senza mezzi termini che “Israele ha sconfitto” l’attacco iraniano, ritenuto inefficace.

Tre esplosioni a Copenaghen e Stoccolma

Intanto, a Copenaghen, Danimarca, la polizia ha riferito che oggi mercoledì 2 ottobre sono avvenute due esplosioni prima dell’alba, alle 3.20 di notte, vicino all’ambasciata israeliana. Il ministro della Giustizia danese Peter Hummelgaard ha dichiarato che l’incidente è “intrinsecamente serio”, aggiungendo che è troppo presto per dire qualcosa sulla causa.

La polizia ha chiarito che nessuno è rimasto ferito e sta indagando per capire se ci sia un collegamento tra l’episodio e la missione diplomatica israeliana, che è vicina a diverse altre ambasciate. Gli agenti si sono rifiutati di fornire dettagli sull’intensità delle esplosioni e di dire se qualcuno fosse stato arrestato.

Martedì notte è stata chiusa anche l’area intorno all’ambasciata israeliana a Stoccolma dopo che è stato segnalato un forte scoppio. La polizia ha successivamente annunciato che i risultati balistici dimostrano che l’ambasciata è stata colpita da proiettili. Nessun arresto per ora nemmeno a Stoccolma.

La scuola ebraica della città, Carolineskolen, che si trova proprio in fondo alla strada dell’ambasciata, oggi è rimasta chiusa. L’istituto rimarrà chiuso anche giovedì e venerdì per le vacanze del Capodanno ebraico, ha detto all’Associated Press Michael Rachlin, portavoce della comunità ebraica danese.

Ci sarà anche un grado di sicurezza più elevato attorno alla sinagoga principale in tuto il centro di Copenaghen, ha affermato la comunità ebraica in una nota. Il presidente della comunità Henrik Goldstein ha scritto che “vorrebbe incoraggiare le persone a essere consapevoli quando si muovono negli spazi pubblici”.

La posizione dell’Italia

Contrariamente a quanto accadeva negli anni ’80, quando l’Italia manteneva un approccio sì bilanciato ma favorevole anche ai palestinesi, specialmente sotto la guida di Bettino Craxi, la posizione attuale riflette un cambiamento. All’epoca, l’Italia non esitava a riconoscere i diritti dei palestinesi e a promuovere una soluzione che includesse la loro autodeterminazione. Oggi, invece, l’approccio è mutato: una strategia molto più cauta, che tiene conto delle complesse dinamiche del Medio Oriente e, soprattutto, delle relazioni internazionali più strette con gli alleati occidentali.

Il vertice di Palazzo Chigi, convocato con urgenza, ha confermato la volontà del governo di mantenere una forte presenza diplomatica e di  facilitare una de-escalation della crisi.

Il governo italiano ha condannato l’attacco dell’Iran contro Israele, esprimendo forte preoccupazione per la situazione. Durante un vertice convocato d’urgenza da Giorgia Meloni, è stato ribadito l’impegno di garantire la sicurezza dei cittadini italiani e dei militari Unifil in Libano. Il governo ha inoltre richiesto un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi.

Antonio Tajani, in collegamento da remoto, ha ribadito che la priorità è la protezione degli italiani in Libano e il sostegno a una soluzione diplomatica.

Cosa potrebbe accadere adesso: Israele continua gli attacchi in Libano

L’attacco missilistico dell’Iran contro Israele è un chiaro segnale che il Medio Oriente è di nuovo a un bivio estremamente pericoloso. L’escalation, dal 7 ottobre dell’anno scorso, è stata lenta ma inesorabile. Israele non può rimanere a guardare: una reazione è quasi scontata. La domanda è fino a che punto si spingerà questa risposta, e se coinvolgerà obiettivi sensibili iraniani, magari legati al programma nucleare.

Nel frattempo, Israele ha intensificato i suoi raid aerei, colpendo obiettivi di Hezbollah in Libano e continuando le operazioni nella Striscia di Gaza, dove attacchi aerei hanno colpito anche una scuola usata come rifugio per civili. La situazione rimane estremamente tesa, con il rischio di un’escalation sempre più concreto.

Il capo di Stato maggiore dell’esercito iraniano, generale Mohammad Bagheri, ha lanciato un chiaro avvertimento. In un’intervista alla televisione di Stato, ha dichiarato che Teheran colpirà ogni infrastruttura israeliana qualora vi fosse una reazione da parte di Tel Aviv. Bagheri ha precisato che un ulteriore attacco sarebbe di intensità superiore, puntando direttamente al cuore del sistema infrastrutturale israeliano.

Israele nel frattempo non si ferma. Non ha infatti rallentato le sue operazioni nel sud del Libano, con cinque nuovi attacchi aerei che hanno colpito la periferia di Beirut. Secondo fonti locali, gli obiettivi erano depositi di armi appartenenti a Hezbollah. Secondo il New York Times, circa metà dell’arsenale di missili del gruppo sciita sarebbe stato distrutto, infliggendo un duro colpo alla loro capacità offensiva.

L’Iran, dal canto suo, gioca una partita complessa. Evita lo scontro diretto con gli Stati Uniti, ma usa i suoi alleati regionali come Hezbollah per mantenere viva la tensione. Lo scenario è delicato: ogni mossa potrebbe far precipitare la situazione verso un conflitto allargato, con gli Stati Uniti pronti a difendere il loro alleato, Israele.