Voto fuori sede, l’attesa infinita: appuntamento al 2032, come 18 mesi sono divenuti 9 anni

Quando sarà possibile votare regolarmente per i cittadini fuori sede? La legge delega del governo Meloni è un foglio bianco in fase di lavorazione

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

A che punto è l’Italia con il voto dei fuori sede? Il Paese continua a risultare tremendamente arretrato sotto quest’aspetto, ma soprattutto le prospettive non sono rosee. Tempi lunghi, volutamente, e un disastroso appuntamento ipotizzabile per il 2032. Poco più di otto anni da oggi, che erano poco più di 9 anni da luglio 2023, quando si è tentato di muovere il primo passo verso il riconoscimento di questo diritto.

I 18 mesi del governo Meloni

Tra tante polemiche, a luglio 2023 è stata approvata la proposta di legge per garantire a tutti di poter votare, anche a chi vorrebbe farlo in un Comune diverso da quello di residenza. Appena 159 voti favorevoli, a fronte di zero contrari ma soprattutto di 84 astenuti.

Parlare di legge delega, però, vuol dire garantire al governo di Giorgia Meloni ben 18 mesi per effettuare revisioni e, in ultima analisi, fare la legge. Si sapeva dunque già dallo scorso anno che non ci sarebbe stata nessuna chance di voto ai fuori sede per le europee 2024, fissate per giugno di quest’anno.

Nell’immaginario collettivo tutto ciò non ha un peso specifico. Si tende a pensare di star parlando di qualche centinaio di studenti sparsi in giro per l’Italia. Ragazzi che, se solo volessero, potrebbero tornare a casa per senso civico. Si preferisce invece criticare e gridare allo scandalo. Riassunto in breve il “pensiero da Facebook”, che è simile a quello espresso per il diritto agli alloggi, ad esempio, riportiamo un numero: 5 milioni di cittadini.

Ecco la stima di chi vive lontano dal proprio Comune di residenza. Non sono tutti studenti, ovviamente. Si parla anche di lavoratori, così come di soggetti impegnati in trattamenti curativi. A loro questo diritto viene negato, in una condizione che si fa ancor più complessa, tenendo conto dei regolari aumenti dei prezzi dei trasporti, treno o aereo che sia.

Voto fuori sede: il calendario

Lo scorso luglio la polemica è esplosa perché la maggioranza di governo ha bloccato il progetto, poco prima del voto in Commissione alla Camera dei Deputati. L’obiettivo? Sostituire il tutto con una legge delega, aggiudicandosi di fatto i 18 mesi di cui sopra. Emendamenti bocciati e carta bianca per le modalità della legge, che saranno decise unicamente in seno al centrodestra, entro gennaio 2025.

Considerando quanto siano lunghi i tempi della politica italiana, verrebbe da pensare come l’attesa di un anno, a partire da oggi, non sia poi così gravosa. Peccato che avere una legge, salvo rinvii di sorta e circostanze imprevedibili, non voglia dire attuarla immediatamente, parlando di elezioni.

Toccherà attendere con ogni probabilità le prossime europee, che sono in programma nel 2029, salvo sorprese, al fine di attuare una sperimentazione. Testato il sistema, si potrà procedere a questa rivoluzione dalle politiche del 2032, salvo critiche strutturali della legge, che potrebbe essere rivista in alcuni aspetti cruciali.

Una presa di tempo che fa male al Paese, soprattutto perché risulta evidente come questo tema non rientri affatto tra le priorità dell’esecutivo. Il rischio è che passino mesi e anni, tra un cavillo burocratese e l’altro, e cali il silenzio su tutto questo.