Così il caldo spazzerà via le imprese italiane: chi rischia di più

Due studi di Bankitalia dimostrano che l’aumento della temperatura avrà un impatto negativo soprattutto nel Mezzogiorno

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 16 Agosto 2023 15:00

Si prevede che la vendita di appartamenti con classi energetiche basse diminuirà costantemente, portando a prezzi sempre più bassi. Nelle regioni sul Mediterraneo, ci si aspetta una riduzione del numero di imprese, specialmente quelle agricole, di costruzione e manifatturiere, mentre tali attività aumenteranno nelle zone più temperate. Nel Sud, il settore turistico e i servizi manterranno una certa resistenza. L’aumento delle temperature non solo influisce negativamente sulla crescita economica, ma ridefinisce anche le attività commerciali, creando maggiori divisioni tra diverse aree del Paese.

Lo attestano due studi effettuati da analisti di Bankitalia, che hanno analizzato gli effetti del riscaldamento eccessivo sulle imprese e sul mercato immobiliare. Questi studi si basano sull’osservazione degli anni passati, in cui si è verificato un superamento di una certa soglia di temperatura, ovvero 25 gradi per il mercato immobiliare e 30 gradi per il settore delle imprese. Con l’aumento delle giornate eccessivamente calde, gli impatti sull’economia diventano più frequenti e si prevede che questa tendenza continui nel futuro.

Come il caldo fermerà il mercato immobiliare e le imprese

Nel settore immobiliare, il caldo influisce negativamente sulle ricerche e sul numero di transazioni, portando a una diminuzione media dei prezzi del 0,2%, che persiste per almeno dodici mesi. Questo si traduce in una perdita complessiva di entrate di circa 80 milioni di euro all’anno. Tuttavia, si verifica una redistribuzione della domanda, poiché gli acquirenti cercano abitazioni meglio attrezzate con classificazioni energetiche più elevate (A, B o C), spazi all’aperto e sistemi di aria condizionata.

Anche nel settore delle imprese si osservano effetti simili, ma sbilanciati. Quando le temperature aumentano, si verifica una riduzione graduale delle imprese nelle regioni più calde e un aumento in quelle con temperature più moderate del Centro e del Nord Italia (o nelle zone montane del Mezzogiorno). Questo non implica necessariamente uno spostamento fisico delle imprese, ma piuttosto un aumento delle chiusure e una diminuzione delle entrate nelle regioni più colpite dal caldo e l’effetto opposto nelle aree temperate.

Secondo gli analisti della Banca d’Italia, nel periodo tra il 2020 e il 2031, si prevede una riduzione complessiva dell’0,22% delle imprese a causa dell’aumento delle temperature. Questo effetto non è uniforme: nelle zone temperate, si prevede un aumento dell’0,27% delle imprese, mentre nelle regioni mediterranee si stima una diminuzione complessiva dell’0,35%. Queste previsioni potrebbero essere mitigate da interventi specifici, come quelli previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che potrebbero rendere le imprese più resistenti ai cambiamenti climatici.

Le zone più colpite

In assenza di tali interventi, si prevede che le differenze economiche tra Nord e Sud Italia si amplifichino ulteriormente. Le imprese più colpite dalle temperature elevate saranno principalmente quelle agricole e del settore delle costruzioni, seguite dalle industrie manifatturiere, soprattutto nelle regioni meridionali. Tuttavia, il settore turistico e i servizi dovrebbero resistere meglio.

Fattori come la dimensione e l’anzianità delle imprese influenzeranno la loro capacità di adattamento. Le imprese giovani e quelle di grandi dimensioni sembrano essere più in grado di adattarsi alle giornate più calde e persino aumentare la loro redditività. D’altro canto, le aziende più vecchie e più piccole potrebbero subire una riduzione dei profitti a seguito di improvvisi aumenti delle temperature.