Opzione Donna, cambia ancora tutto: via il requisito dei figli?

La premier Giorgia Meloni starebbe valutando delle modifiche al meccanismo di pensione anticipata per le lavoratrici

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Redazione

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Sotto la pioggia di emendamenti che ha investito la Manovra, la cancellazione del fattore figli introdotto per Opzione donna dovrebbe essere uno dei primi ripensamenti del Governo Meloni sulla Legge di Bilancio. Il tanto discusso criterio del numero di figli era stato ipotizzato dall’esecutivo per abbassare la soglia di età con la quale le donne possono accedere al meccanismo di prepensionamento. Ma adesso potrebbe saltare.

Opzione Donna, la norma attuale

La norma attuale, prorogata per intero dal Governo Draghi, prevede la pensione anticipata con il ricalcolo contributivo dell’assegno per le lavoratrici che hanno 58 anni d’età, o 59 se autonome, e hanno maturato 35 anni di versamenti.

La misura è diretta a una platea potenziale di 17mila donne e pesa nel 2022 per circa 111 milioni di euro sulle casse dello Stato.

Nel disegno della Legge di Bilancio presentato da nuovo Governo, la norma, prolungata per un altro anno, è stata ridimensionata stringendo i requisiti, che individuano una platea potenziale di 2.900 lavoratrici e con un costo di 20,8 milioni nel 2023 (qui avevamo parlato della stretta del Governo su Opzione donna).

Opzione donna, infatti, non sarebbe più destinata a tutte le attuali aventi diritto ma a sole tre categorie:

  • caregiver, ossia “assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge n. 104/1992, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti”;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

Alzando la soglia d’uscita a 60 anni era stata introdotto inoltre un meccanismo di riduzione di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due: 58 anni d’età se madri di due o più, a 59 anni, se soltanto con uno. Solo per le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli (qui abbiamo parlato degli aumenti sui bonus per chi va in pensione più tardi).

Incontrando i sindacati, nelle ultime ore Giorgia Meloni ha concesso alcune aperture sui provvedimenti previsti in Manovra, in particolare in materia di lavoro e previdenza: sul cuneo fiscale, sull’indicizzazione delle pensioni più alte, sul congedo da estendere anche ai papà e su Opzione donna per la quale a detta della presidente del Consiglio si starebbero “valutando delle proposte di modifica”.

L’architettura della norma sulla pensione anticipata per le lavoratrici dovrebbe rimanere con la limitazione alle tre categorie, ma avanzano adesso le ipotesi su come sarà modificato il criterio anagrafico: fissare la soglia a 60 anni con 35 di contributi per tutte le interessate oppure una proroga fino all’estate prossima della norma attuale prima di fare entrare a pieni giri la nuova riforma di Opzione donna (qui le date dei pagamenti delle pensioni di dicembre).