Dl Rilancio e pensioni, cosa cambia? Nel testo di 256 articoli che prevede uno scostamento di bilancio da 55 miliardi, la parola “pensioni” compare poche volte. Le trattative tra Governo e sindacati sull’ipotesi di una nuova riforma dopo Quota 100, si sa, sono rimaste bloccate a causa dell’emergenza coronavirus, e l’ipotesi di “tagli” che ciclicamente torna ad essere evocata nel dibattito pubblico preoccupa i pensionati italiani.
Pensioni di invalidità e reddito di emergenza
Dal canto suo, il Decreto Rilancio non introduce alcun intervento sostanziale, ma qualche piccola novità c’è. Per prima cosa, il testo garantisce la compatibilità tra il reddito di emergenza e le pensioni di invalidità, che pure sono rimaste invariate.
Fondi per disabilità, cosa cambia
Altra novità, il testo arricchisce il Fondo per le non autosufficienze, di cui si parla all’articolo 111, che risulta incrementato di ulteriori 90 milioni di euro per l’anno 2020. Di questi, 20 milioni sono destinati alla realizzazione di progetti per la vita indipendente. L’obiettivo è quello di potenziare l’assistenza, i servizi e l’autonomia per le persone con disabilità gravissima e non autosufficienti, nonché per il sostegno di coloro che se ne prendono cura.
Lo stesso articolo prevede che il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare venga potenziato con ulteriori 20 milioni di euro per l’anno 2020, e stabilisce che venga introdotto un “Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità”, “volto a garantire il riconoscimento di una indennità agli enti gestori delle medesime strutture”, nel limite di spesa “di 40 milioni di euro per l’anno 2020”. Quest’ultimo intervento è finalizzato a garantire misure di sostegno alle strutture semiresidenziali “a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario per persone con disabilità”, che a causa dell’emergenza Covid-19 devono affrontare gli oneri derivanti dall’adozione di sistemi di protezione del personale e degli utenti.
Stop al pignoramento delle pensioni
Il testo ha poi confermato le indiscrezioni e ha stabilito lo stop al pignoramento delle pensioni, oltre che degli stipendi, da parte dell’Agente della riscossione. All’art. 163, infatti, si prescrive che, nel periodo intercorrente tra la data di entrata in vigore del presente decreto e il 31 agosto 2020, “sono sospesi gli obblighi derivanti dai pignoramenti presso terzi effettuati prima della stessa data dall’agente della riscossione e dai soggetti iscritti all’albo previsto dall’articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, aventi ad oggetto le somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, nonché a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione, o di assegni di quiescenza”.
Nello stesso periodo, tali somme non vengono “sottoposte al vincolo di indisponibilità” e “il terzo pignorato le rende fruibili al debitore esecutato, anche in presenza di assegnazione disposta con provvedimento del giudice dell’esecuzione”. Restano invece fermi gli accantonamenti effettuati prima della data di entrata in vigore del Dl Rilancio e rimangono definitivamente acquisite e non rimborsabili le somme accreditate, prima di quella stessa data, all’Agente della riscossione e agli altri soggetti preposti.
Pensione Covid, le richieste della Cgil
Intanto, intervistato da pensionipertutti.it, Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, ricorda che per il sindacato resta fermo “l’obiettivo di una riforma pensioni organica del sistema che, a questo punto, per noi dovrà comunque partire dal 2022, alla scadenza di Quota 100″.
Nel frattempo, prosegue Ghiselli, “è necessario adottare interventi urgenti, come ad esempio una ‘Pensione Covid’”, che permetta di collocare “in pensione anticipatamente tutte quelle persone che, o per ragioni di età, di anzianità lavorativa o di salute o perché disoccupate, stanno subendo più direttamente le conseguenze della pandemia o ne sono più a rischio”. Fra le urgenze elencate da Ghiselli, inoltre, quella di ricompensare “i pochi esodati rimasti” e “la copertura previdenziale per i part time verticali”.