Pensioni, ok al decreto per l’anticipo Tfr/Tfs degli statali

Via libera all'anticipo liquidazioni fino a 45.000 euro per le pensioni anticipate, Quota 100 e vecchiaia nella Pubblica amministrazione

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

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Entrerà in vigore a breve il decreto per i lavoratori statali che riguarda l’anticipo della liquidazione a cui hanno diritto in uscita dal lavoro con la pensione anticipata, di vecchiaia o con Quota 100.

Il meccanismo, già atteso con il decreto numero 4 del gennaio 2019, permetterà ai dipendenti del pubblico impiego di farsi anticipare in banca la somma fino a 45.000 euro della liquidazione, sia nel caso di trattamento di fine rapporto (Tfr) che in quello di fine servizio (Tfs) spettante al momento dell’uscita da lavoro.

Il decreto, annunciato dalla ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, è stato registrato dalla Corte dei Conti e fissa le modalità di questa operazione: entro pochi giorni potrà entrare in vigore e poi dovrà essere perfezionata la convenzione con il sistema bancario, il cui tasso di interesse non dovrebbe superare il 2%. A quel punto gli interessati potranno recarsi in un istituto di credito per avviare la pratica.

Liquidazione statali, come funziona oggi

Ad oggi, quando un dipendente pubblico va in pensione deve aspettare alcuni anni prima di poter incassare integralmente la propria liquidazione, il cosiddetto Tfs/Tfr. Si tratta di 12 mesi di attesa nel caso di cessazione dal servizio o 24 mesi per le dimissioni o il licenziamento per i primi 50.000 euro di liquidazione, ulteriori 12 mesi per la parte eccedente e fino a 100.000 euro, e ancora un anno in più per quella che eventualmente supera i 100 mila.
L’attesa è ancora più lunga per coloro che lasciano il lavoro con Quota 100, perché per loro il momento del diritto al Tfs/Tfr corrisponde a quello in cui avrebbero conseguito la pensione (di vecchiaia o anticipata) con le regole precedenti, quelle della Legge Fornero. Chi esce da lavoro a 62 anni, l’età minima di Quota 100, nei casi estremi dovrà attendere fino a cinque anni per vedersi accreditare la liquidazione.

Cosa cambia con l’anticipo del Tfs/Tfr

Il provvedimento in arrivo sulla liquidazione delle pensioni permetterà di abbreviare il pagamento del Tfr o del Tfs, come previsto dal decreto numero 4 del gennaio 2019 (che ha subito vari rimaneggiamenti anche in seguito al parere del Consiglio di Stato). L’importo che inizialmente era di 30mila euro è stato poi incrementato fino a 45mila, e potrà essere incassato mediante la procedura spiegata nel testo del decreto. Il testo spiega tra l’altro cosa deve fare il dipendente interessato a utilizzare questa opzione l’adempimento principale consiste nell’ottenere dall’ente erogatore della liquidazione (nella maggior parte dei casi l’Inps) la certificazione del diritto alla liquidazione stessa (nell’importo decurtato da eventuali anticipi già percepiti). Chi accede alla pensione con Quota 100 deve poi procurarsi una certificazione specifica legata alla data in cui sarebbe scattato il diritto alla pensione con le regole ordinarie.

A quanto ammonta il tasso di interesse

Il prestito viene rimborsato comprensivo di capitale e interessi al momento dell’effettiva erogazione del Tfr/Tfs, sul quale sarà operata una corrispondente trattenuta. Dal punto di vista della banca il finanziamento è garantito dalla cessione del credito relativo alla liquidazione, ma è stata prevista anche l’istituzione di un Fondo di garanzia, per l’ipotesi molto remota in cui l’Inps non fosse in grado di versare il dovuto. Quanto al tasso di interesse, la versione originaria del decreto legge fissava un massimo al Rendistato (il rendimento di un paniere di titoli di Stato) incrementato di 30 centesimi. A maggio il Rendistato è stato pari a 1,387 per cui il tasso andrebbe sotto il 2 per cento.