DEF, non c’è riforma pensioni: che succede dal 2023?

Superato il sistema delle Quote, in assenza di interventi strutturali, si riaprirebbero le porte alla legge Fornero. Con Salvini già pronto a dare battaglia.

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Redazione

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Nessun cenno della riforma delle pensioni nel Documento di Economia e Finanze (DEF) approvato nelle scorse ore dal Governo con i Sindacati che hanno fatto immediatamente salire l’asticella di allarme.

Riforma pensioni, che fine ha fatto?

La vexata quaestio è appena sfiorata nel tradizionale capitolo relativo agli impatti pluriennali delle spese previdenziali, assente però qualsiasi riferimento ai non più rinviabili interventi strutturali. Ieri l’incontro tra il Presidente del Consiglio Draghi e i Sindacati dal quale è emersa la necessità illustrata dallo stesso Premier di un confronto “articolato e permanente” sui temi della crisi. A complicare le cose, il conflitto in Ucraina che ha fatto saltare il tavolo sulla riforma.

L’unico capitolo dedicato al tema pensioni all’interno del DEF, è quello che si limita a proporre un disegno di legge di riordino di quelle di invalidità. “Abbiamo fortemente voluto tale misura anche per recepire la sentenza n. 152 della Corte Costituzionale del 23 giugno 2020, la quale ha precisato che un assegno mensile di circa 286 euro è inadeguato”, ha detto Erika Stefani, ministro per le disabilità.

Addio Quote, che succede dal 2023?

Il Governo deve mantenere l’attenzione sulle riforme strutturali, con particolare riguardo “all’assetto del sistema pensionistico per il quale, nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema, occorrerà trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare”, ha detto proprio in questi minuti il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, nell’introduzione al Def. “Occorrerà, altresì, approfondire le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni”.

Riecco la Fornero. E Salvini già trema

Bisogna fare in fretta e più ancora bisogna fare bene: senza interventi strutturali, a partire da gennaio 2023 tornerà la legge Fornero, derogata in questo arco temporale dal sistema delle “Quote”, prima “Quota 100” (uscita a 62 anni con 38 di contributi) e poi “Quota 102”, la soluzione ponte individuata in extremis dal Governo proprio per temporeggiare (64 anni e 38 di contributi), che andrà in soffitta il 31 dicembre 2022 riaprendo le porte alla legge Fornero (pensione di vecchiaia a 67 anni oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età (41 anni e 10 mesi per le donne) osteggiata da sempre dal leader della Lega Salvini che sicuramente sul tema è pronto a dare ancora battaglia.