Effetto Schumacher, la Ferrari venduta a 16 milioni è un bene rifugio

Un’asta da record racconta l’ascesa delle auto da Gran Premio come asset da investimento, mentre collezionisti e fondi riscoprono la potenza economica della memoria sportiva

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 28 Maggio 2025 11:14

A Montecarlo, la Ferrari F2001 guidata da Schumacher ha infranto ogni tetto: circa 16 milioni di euro il prezzo finale, ben oltre i 11,6 milioni sborsati nel 2022 per la sua F2003-GA.

Non è solo una questione di collezionismo o di capricci da milionari. È il segnale di un mercato che macina numeri da capogiro e attrae capitali come un podio attira champagne. Le aste di auto da corsa storiche sono un indicatore piuttosto lucido di dove si sta spostando una parte del denaro intelligente.

Auto d’epoca e da corsa: un business da oltre 800 miliardi di euro

Il valore complessivo delle auto da collezione è cresciuto enormemente. Uno studio McKinsey stima che il settore delle vetture storiche genera oggi un giro d’affari di 76-90 miliardi di euro l’anno a livello mondiale, per un “parco auto” da collezione valutato complessivamente attorno a 800 miliardi di euro.

Queste stime includono tutte le auto fuori produzione da almeno 5 anni con prezzo minimo di 20mila euro, quindi un mercato vastissimo che coinvolge anche classici degli anni ’80-2000. In particolare negli ultimi anni sono aumentate la quota e la richiesta di modelli “giovani” e sportivi: quasi il 30% delle auto d’epoca battute all’asta appartiene a case degli anni ’80-2000, contro il 13% di quelle anni ’70. Di conseguenza l’età media delle vetture d’asta è scesa a 38 anni (nel 2024) rispetto a 54 anni nel 2012.

Questo trend si riflette anche nelle grandi aste internazionali. Per esempio la collezione di F1 dell’ex patron Bernie Ecclestone, con 69 monoposto storiche, supera un valore totale stimato in oltre 500 milioni di euro: tra queste ci sono Ferrari storiche (come le vetture vincenti di Michael Schumacher e Niki Lauda) e altre auto leggendarie.

Numeri che confermano come le vetture da corsa da competizione stiano diventando asset molto ambiti, paragonabili per importanza e stabilità di valore ad altri passion asset di lusso (arte, orologi, vini pregiati). Del resto una ricerca su ultra-patrimoniali (UHNWI) evidenzia che i collezionisti di alto profilo includono frequentemente le auto d’epoca fra i loro investimenti preferiti: dopo l’arte, infatti, i miliardari puntano spesso su orologi di lusso e auto storiche, che considerano beni rifugio capaci di proteggere il capitale dall’inflazione.

Perché una monoposto di Formula 1 può valere milioni

Per le auto da collezione, vale lo stesso principio dei giocattoli degli anni ’90: più una vettura da corsa è rara o legata a eventi memorabili, più può raggiungere prezzi elevati. Il valore vola se il modello è stato prodotto in pochissimi esemplari, meglio se unico: come dimostra la Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé, che nel 2022 ha sfiorato i 143 milioni di dollari senza nemmeno aver mai corso. Quando a questi numeri si aggiungono un palmarès di vittorie e un nome che fa tremare i box, il prezzo non può che salire.

Se poi l’auto è stata guidata da un campione planetario o è associata a un episodio che ha segnato l’immaginario collettivo, ecco che diventa praticamente intoccabile. Conta anche lo stato di conservazione: telaio, motore e dettagli originali fanno la differenza tra una reliquia da museo e un buon pezzo da esposizione.

E poi c’è il marchio: Ferrari, per citarne uno a caso, è molto più di un logo su un cofano. È una calamita per capitali e simbolo di uno status che non passa mai di moda. Come l’oro, ma con più decibel.

Auto storiche come investimento: bene rifugio per milionari e collezionisti

Con tassi d’interesse bassi e mercati azionari volatili, molti investitori cercano asset alternativi. Le vetture d’epoca offrono un modo per diversificare il portafoglio. A differenza di azioni o obbligazioni, questi beni tangibili hanno un valore intrinseco percepito e una domanda che spesso cresce nel tempo. Le auto classiche tendono infatti ad apprezzarsi in modo stabile: nel lungo termine hanno resistito all’inflazione e in alcuni casi hanno superato del 100% i prezzi iniziali.

Gli appassionati le collezionano anche per piacere personale, il che rende il mercato meno speculativo e più patrimoniale: solo circa il 5% delle auto da collezione cambia proprietario ogni anno, il che conferisce liquidità limitata ma anche una certa stabilità dei prezzi.

Effetto Schumacher: come il mito del pilota fa lievitare il valore delle sue Ferrari

Il mito di Michael Schumacher, sette volte campione del mondo di F1, amplifica ulteriormente il valore delle auto che ha guidato. I suoi successi in pista tra gli anni ’90 e 2000 hanno creato intorno al suo nome un’aura senza pari: ogni Ferrari guidata da Schumacher è diventata un pezzo di storia del motorsport.

Come nota l’esperto di collezionismo John Wiley di Hagerty, i risultati e la fama del “Kaiser” “hanno stabilito le sue Ferrari F1 come le più preziose”. Per fare un esempio, se due vetture identiche fossero disponibili in asta, quella guidata da Schumacher avrebbe naturalmente una quotazione molto superiore. Un po’ lo stesso principio del libro autografato dall’autore.

Questo “effetto Schumacher” è evidente in quest’ultima asta: seppure tecnicamente fosse stata la F2001 a raggiungere il record, l’interesse deriva anche dal fatto che si tratta di una vettura del periodo d’oro di Schumacher.