La musica italiana vale 461 milioni, con lo streaming cresce il vinile

Streaming e vinili trainano il mercato musicale italiano, il terzo più grande d'Europa e in crescita, sia in patria che all'estero

Foto di Mirko Ledda

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Pubblicato:

La musica italiana è in ottima salute ed è competitiva in Europa. Lo dice il recente report Ifpi Music in the Eu 2025, che conferma i dati del report Fimi 2025 dello scorso marzo. Il mercato discografico nostrano ha raggiunto nel 2024 un fatturato di 461,2 milioni di euro, con una crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Si tratta del settimo anno consecutivo di aumento dei ricavi. Il Belpaese ha il terzo mercato più florido dell’Unione Europea: davanti ci sono solo la Germania e la Francia.

L’aumento si colloca sopra la media globale, stimata in una crescita del 4,8%, ma leggermente al di sotto del dato registrato dall’intera Unione Europea, pari al 9,1%. Nonostante questo, la Penisola resta un esempio di solidità in un contesto internazionale sempre più competitivo e influenzato dalle nuove tecnologie

Dallo streaming 308 milioni di euro

A trainare il settore è lo streaming musicale, che nel 2024 ha rappresentato il 67% dei ricavi complessivi.

Nel dettaglio, in dati assoluti:

  • 204 milioni di euro sono arrivati dallo streaming audio in abbonamento;
  • 50 milioni dallo streaming audio con pubblicità;
  • 53 milioni dallo streaming video.

Il comparto ha registrato una crescita del 13,5% e ha toccato quota 308 milioni di euro.

Oltre ai ricavi, impressionano i volumi di ascolto. In Italia sono stati riprodotti 95 miliardi di stream, in aumento del 31% rispetto al 2023. In media 1,8 miliardi di ascolti a settimana.

Lo streaming si conferma così il canale dominante e destinato a crescere ulteriormente, anche grazie alla spinta dei servizi gratuiti sostenuti dalla pubblicità (come i nuovi pacchetti Spotify gratis, con funzioni premium), che nel 2024 hanno segnato +53%.

Il vinile sfida il digitale e cresce ancora

Nonostante il calo del mercato fisico complessivo (-2,1%), il vinile continua a vivere una seconda giovinezza.

Nel 2024 ha registrato il sesto anno consecutivo di crescita, arrivando a 39 milioni di euro di ricavi e conquistando il 63% del segmento fisico.

Il fenomeno coinvolge soprattutto le nuove generazioni. I dati mostrano infatti come siano i giovani a spingere la domanda, trasformando il vinile da oggetto vintage a prodotto di culto contemporaneo.

La sovranità della musica italiana in Top 10

La forza del mercato italiano risiede soprattutto nella centralità del repertorio domestico.

L’84% degli album più venduti nel 2024 è stato prodotto da artisti italiani. Il dato ci colloca tra i Paesi con la maggiore incidenza di musica locale in Europa.

Non solo. Il report Music in the Eu 2025 segnala che tre Paesi hanno avuto una Top 10 annuale interamente composta da artisti nazionali:

  • Italia;
  • Finlandia;
  • Ungheria.

In mercati più maturi come Germania e Francia la quota di repertorio nazionale è alta ma non totale, mentre nel Regno Unito e in Spagna resta comunque significativa ma più aperta a contributi internazionali – dovuti anche a fattori linguistici, vista l’ampia produzione e diffusione di canzoni dagli Stati Uniti e dall’America Latina.

Siamo un Paese che esporta musica

Accanto al consumo interno, cresce anche l’export della musica italiana. Le royalty provenienti dall’estero hanno raggiunto i 28 milioni di euro, in aumento del 13,8% sul 2023 e del 140% negli ultimi 5 anni.

È un risultato ancora distante dai livelli di Paesi storicamente forti nell’esportazione come la Svezia (470 milioni da royalty estere nel 2024), ma che segna un ottimo risultato rispetto al passato – probabilmente grazie anche a manifestazione come l’Eurovision Song Contest.

L’Italia guadagna terreno grazie a nuove leve e vecchie glorie particolarmente appetibili per i mercati esteri: Måneskin, Meduza, Ludovico Einaudi, Laura Pausini e Andrea Bocelli.

La grande sfida dell’intelligenza artificiale

Accanto a streaming ed export, la musica si trova oggi a fronteggiare la sfida dell’intelligenza artificiale generativa. Sia Fimi sia Ifpi sottolineano il rischio che l’AI, se non regolamentata, possa sottrarre ricavi agli artisti e minacciare la centralità della creatività umana.

Secondo le stime di Fimi, senza un quadro normativo adeguato l’AI potrebbe mettere a rischio fino al 24% delle entrate degli artisti entro il 2028, con una perdita potenziale di 10 miliardi di euro a livello globale. Per questo motivo gli operatori chiedono regole chiare che garantiscano trasparenza, tutela dei diritti e corretta remunerazione.

L’importanza della musica

“You don’t really care for music, do you?”, chiedeva Leonard Cohen nella sua Hallelujah, accusando forse l’indifferenza generale con cui viene trattato questo linguaggio. Eppure la seconda arte non è un elemento sociale sottovalutabile.

Il mercato musicale italiano è anche un pilastro culturale ed economico: ogni euro investito dalle etichette europee genera un contributo aggiuntivo di 1,8 euro al Pil comunitario – anche se questo non si traduce automaticamente in guadagni per gli artisti. Ma questa è un’altra storia…