Il 4 dicembre Parlamento europeo e Consiglio UE hanno raggiunto l’intesa sul cosiddetto “pacchetto vino”, un accordo che riscrive le norme per i vini dealcolati, le politiche di estirpazione e reimpianto delle vigne, ma anche le regole sui fondi OCM, il mondo dell’enoturismo e, infine, l’etichettatura, sia tradizionale che digitale. Un mosaico di interventi che, se ben implementati, potrebbe segnare una svolta per un comparto che oggi vive una fase complessa, tra calo dei consumi, pressione sui prezzi e cambiamento delle abitudini alimentari.
Vini dealcolati e low-alcol: le nuove regole del pacchetto vino UE
Una delle questioni più delicate affrontate nel pacchetto vino riguarda la disciplina dei vini no-low alcol, un segmento in crescita costante in tutta Europa. L’intesa definisce finalmente criteri chiari per l’etichettatura, uno dei punti più dibattuti degli ultimi anni.
Secondo l’accordo raggiunto, potrà essere utilizzata la dicitura “alcohol-free” insieme a 0.0% per i prodotti con un grado alcolometrico massimo di 0,05% vol., mentre i vini che presentano un tenore alcolico pari o superiore a 0,5% vol. (ma con almeno il 30% in meno rispetto al livello originario della categoria prima della dealcolazione) dovranno essere etichettati come “alcohol reduced”. Alla fine, quindi, si è scelto di non ricorrere alla definizione “low alcohol” per i vini parzialmente dealcolati.
Ok a contributi per estirpazione e nuovi aiuti in arrivo
Un secondo pilastro del pacchetto vino riguarda l’assetto produttivo dei vigneti europei. L’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio introduce una novità significativa: i fondi dell’OCM (contributi a fondo perduto per il settore vino) potranno finanziare anche le estirpazioni. Un cambio di rotta rispetto alle posizioni dello scorso anno, che risponde alla necessità di gestire la crisi di mercato nel settore vitivinicolo europeo.
L’estirpazione è vista come uno strumento anticrisi per aiutare i produttori a superare i momenti di forte difficoltà economica, soprattutto in presenza di stock elevati e invenduti. In alcune regioni europee, e anche in Italia, si è verificato un calo della domanda, soprattutto per i vini più economici, e un conseguente eccesso di offerta, che ha portato a un crollo dei prezzi delle uve da vino. In questo modo si punta a eliminare le produzioni non richieste o di scarsa qualità per riequilibrare il mercato.
Accanto alle estirpazioni, il pacchetto:
- fissa al 25% il tetto massimo dei finanziamenti destinabili a distillazione del vino e vendemmia verde e concede un anno aggiuntivo per reimpiantare le viti danneggiate da calamità naturali, fitopatie o eventi estremi;
- introduce un meccanismo di flessibilità per le autorizzazioni ai nuovi impianti, accolto positivamente da produttori e sindacati;
- interviene aumentando gli incentivi e allungando la durata dei progetti. Dal 50% si passa a un finanziamento pubblico Ue del 60%, mentre gli Stati membri potranno aggiungere ulteriori risorse fino al 30% per le micro e piccole imprese e fino al 20% per le aziende più grandi.
Non solo: la durata dei progetti promozionali in un determinato mercato potrà arrivare a nove anni (cicli di tre anni rinnovabili due volte). Una scelta pensata per dare stabilità agli investimenti e permettere alle cantine di costruire relazioni più solide con i consumatori.
Più sostegni anche per l’enoturismo
Poiché l’enoturismo è ormai uno dei motori di crescita più importanti per molte regioni vitivinicole, il pacchetto vino introduce un sostegno aggiuntivo rivolto a Consorzi di tutela e organizzazioni dei produttori (Dop e Igp) per promuovere attività enoturistiche finanziate dall’Ue.
Una scelta salutata con entusiasmo dal Ceev. L’enoturismo, infatti, oltre a generare valore economico per le aree rurali, rappresenta un canale essenziale per creare un rapporto diretto con il consumatore. Grazie agli itinerari cicloturistici, alle visite in cantina, ai percorsi culturali e ai tasting immersivi, il vino sta diventando sempre più esperienza e sempre meno semplice prodotto.
Etichettatura digitale: arriva un QR armonizzato per tutta l’Europa
Una delle innovazioni più attese riguarda infine l’etichettatura digitale tramite QR code armonizzato, il cosiddetto u-label. L’Unione europea vuole introdurre un simbolo grafico identico per tutti gli Stati membri, in modo da uniformare la comunicazione e facilitare il controllo delle informazioni. La digitalizzazione dell’etichetta consentirà anche di riportare informazioni aggiuntive su ingredienti, valori nutrizionali e tracciabilità, senza appesantire il packaging e senza creare disparità linguistiche tra Paesi.