Il turismo enogastronomico in Italia non è più un fenomeno di nicchia, ma un settore in piena espansione che genera valore economico, posti di lavoro e nuove opportunità per le filiere agricole e artigianali. All’interno di questo scenario, la birra artigianale e agricola è diventata protagonista di un trend emergente: il birraturismo.
Secondo i dati diffusi da Coldiretti e Ixè, nell’estate 2025 circa 6 milioni di italiani hanno scelto di trascorrere parte delle proprie vacanze tra visite ai birrifici, degustazioni, eventi esperienziali e percorsi alla scoperta del luppolo e dell’orzo.
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Il settore vale 430 milioni e 92mila occupati
I numeri aiutano a comprendere meglio la portata economica del fenomeno. La birra artigianale in Italia ha ormai consolidato la sua presenza: 48 milioni di litri di produzione nazionale, di cui quasi 3 milioni destinati all’export.
Il solo mercato del consumo fuori casa — ristoranti, pub, eventi e turismo — vale oltre 430 milioni di euro, con un impatto occupazionale stimato in 92.000 posti di lavoro tra diretto e indotto.
Questa forza lavoro non si limita ai mastri birrai e agli addetti ai birrifici, ma include agricoltori, distributori, operatori turistici, guide enogastronomiche e professionisti della ristorazione. Un ecosistema che sta diventando sempre più integrato e resiliente, capace di generare valore lungo tutta la filiera.
“Luppoleti aperti”: la nuova frontiera del turismo
Il birraturismo rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo per le aree interne e rurali del Paese. Molti birrifici artigianali e agricoli nascono proprio in territori lontani dai grandi centri urbani, dove l’innovazione agroalimentare si intreccia con la valorizzazione delle tradizioni locali.
Emblematica di questa trasformazione è l’iniziativa Luppoleti aperti, lanciata dal Consorzio Birra Italiana.
L’idea è quella di aprire le porte dei campi di luppolo e delle aziende agricole al grande pubblico, offrendo un pacchetto di esperienze che vanno dalla raccolta manuale del luppolo al taglio delle liane, passando per laboratori sensoriali, degustazioni guidate, picnic, street food e concerti.
Questi eventi hanno permesso a migliaia di persone di entrare in contatto diretto con la produzione agricola che sta dietro alla birra italiana artigianale, unendo convivialità e cultura. È il modello dell’agricoltura esperienziale, già affermato con l’enoturismo, che trova oggi nuova linfa grazie all’oro liquido.
Giovani imprenditori e nuove opportunità
A trainare la crescita del settore sono anche i quasi 1.200 birrifici italiani, spesso realtà di piccole e medie dimensioni guidate da giovani imprenditori.
Circa un quarto di queste strutture è rappresentato dai birrifici agricoli, ovvero aziende che non solo producono birra ma coltivano direttamente orzo e luppolo.
Questa scelta garantisce una filiera 100% Made in Italy, elemento sempre più apprezzato dai consumatori che cercano autenticità e sostenibilità nei prodotti alimentari. Inoltre, il birrificio agricolo è in grado di attrarre turisti e visitatori offrendo un’esperienza completa, dal campo al bicchiere.
Non è un caso che il birraturismo si stia affermando proprio ora. L’Italia ha una tradizione consolidata nell’enoturismo, che da decenni porta milioni di visitatori a scoprire cantine e vigneti.
Quel modello si sta oggi replicando e adattando al mondo della birra, con un linguaggio diverso ma con la stessa logica: trasformare un prodotto agricolo e artigianale in un’esperienza culturale ed emozionale.