Smart working: dove devono pagare le tasse i residenti all’estero

Come ci si deve comportare rispetto al Fisco se si ha la residenza all'estero ma si sta lavorando in Italia in modalità di lavoro agile?

Mentre sono state ridefinite le regole dello smart working nella Pubblica amministrazione, una domanda che in diversi avete posto a QuiFinanza in questi mesi di smart working forzato causa pandemia è come ci si debba comportare rispetto al Fisco se si ha la residenza ormai all’estero ma si è scelto di lavorare in Italia, in smart working, cioè a distanza.

È successo a molti professionisti, soprattutto giovani, di trovarsi “bloccati” in Italia durante i mesi di lockdown o aver scelto di “tornare a casa” per un po’ in attesa di tempi migliori. Molti di loro sono però italiani che ormai hanno sia la residenza che un lavoro all’estero. Un trend in aumento, che cambierà per sempre il volto del lavoro (qui i trend dei prossimi anni).

Che fare dunque rispetto alle tasse se si è rimasti in Italia a svolgere il proprio lavoro in smart working?

Quando si è fiscalmente residenti in Italia

Va detto che una persona fisica si considera fiscalmente residente in Italia se:

  • risulta iscritta nelle anagrafi comunali della popolazione residente, e/o
  • ha nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza.

Guardando alla normativa vigente, si nota come, sebbene un cittadino possa essersi cancellato dall’anagrafe della popolazione residente, “il centro principale degli interessi vitali del soggetto” va individuato dando prevalenza al luogo in cui la gestione di questi interessi viene esercitata abitualmente in modo riconoscibile dai terzi.

Quali redditi tassabili per i non residenti

L’Agenzia delle Entrate ha confermato quanto già previsto nel nostro ordinamento. In particolare, per i non residenti sono tassabili i soli redditi prodotti nel territorio dello Stato: a questo proposito si considerano prodotti in Italia i redditi di lavoro dipendente prestato nel territorio dello Stato.

Dunque, ciò che importa per l’individuazione del luogo dove il lavoratore deve pagare le tasse, oltre alla residenza di quest’ultimo, è il luogo in cui viene resa fisicamente la prestazione lavorativa, anche se il datore la utilizza in un altro Paese.

Dove devono versare l’IRPEF i residenti all’estero che lavorano in Italia

Detto questo, diventa allora evidente che gli italiani che abbiano la residenza all’estero ma stiano lavorando in Italia in smart working sono tenuti a pagare le tasse, cioè a versare l’IRPEF, in Italia.

Ma qual è il parametro? Qual è il tempo di permanenza e la durata del lavoro agile in Italia che fanno scattare l’obbligo di versamento IRPEF in Italia? Il parametro che rende lo smart working fiscalmente rilevante in Italia è fissato in 183 giorni in un periodo d’imposta.