Smart working, boom di annunci per lavori da remoto: i più richiesti

Una ricerca rivela come il lavoro agile stia prendendo sempre più piede anche nelle preferenze delle aziende

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Affermatosi con la pandemia, il fenomeno dello smart working sta prendendo sempre più piede nelle preferenze delle aziende che nei propri annunci inseriscono adesso il lavoro da remoto come condizione per l’assunzione. A rilevarlo è il portale di ricerca Indeed che insieme all’OCSE ha realizzato un’indagine sul mercato del lavoro da casa monitorando le ultime offerte nelle tendenze occupazionali.

Smart working, boom di annunci per lavori da remoto: l’analisi

Ad una prima analisi, gli esperti hanno tracciato un picco del 10% di posizioni aperte con “opzione da remoto” nell’aprile 2021, quota che si è stabilizzata al 7% a gennaio 2022, con un incremento di quasi tre volte rispetto al 2,5 % di annunci di gennaio 2020.

Secondo il report di Indeed e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dal periodo del lockdown ad oggi gli smartworkers sono passati tra il 2020 e il 2021 da circa 9 ad oltre 7 milioni (qui abbiamo spiegato come ottenere lo sconto sulle tasse per lo smart working).

Smart working, boom di annunci per lavori da remoto: i settori maggiormente interessati

Come spiegato dagli autori della ricerca, a parte i settori che prevedono inevitabilmente la presenza fisica a lavoro come ad esempio la sanità o i trasporti, “la crescita è stata registrata in modo particolarmente significativo nei servizi altamente qualificati e digitalizzati. Ad esempio, nell’ambito dei settori dello sviluppo software o nel marketing, la quota di offerte è aumentata di circa 12-13 punti percentuali“.

Mentre nei comparti del food, vendita al dettaglio e produzione è stato registrato un aumento trascurabile, inferiore all’1%.

Fattore determinante nella scelta delle aziende di valutare un’organizzazione del lavoro più flessibile e affidarsi allo smart working, è il livello di copertura di rete che si ha disposizione, se si può contare stabilmente o meno su una banda larga (qui avevamo spiegato come ottenere da parte delle imprese il bonus internet per incrementare la propria connessione).

“In Italia – si legge nell’analisi – dove la penetrazione della banda larga è relativamente bassa, la percentuale di telelavoro è aumentata di oltre 10 punti percentuali da gennaio 2020 ad aprile 2021, ma è diminuita di 5 punti percentuali negli ultimi cinque mesi con l’allentamento delle restrizioni, finendo l’anno con 3 punti percentuali in meno rispetto al picco dell’anno precedente”.

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Smart working, boom di annunci per lavori da remoto: le posizioni più richieste

Più frequentemente la possibilità di lavorare da remoto viene data per quelle posizioni che coinvolgono lavori qualificati: “Generalmente riguardano ruoli con retribuzione di fascia alta e che non richiedono interazione con i clienti. I datori di lavoro dovranno, perciò, tenere in considerazione anche l’equità delle proprie policy”, concludono gli esperti di Indeed nella loro analisi.

Con il termine dello stato di emergenza fissato per il 31 marzo, finisce anche il regime in deroga che permette a milioni di lavatori tra dipendenti pubblici e privati di ricorrere al lavoro da remoto come eccezione di accordi sindacali o individuali con l’azienda.

Da aprile dunque gli impiegati dovranno negoziare per legge degli accordi individuali sullo smart working, ma diverse grandi aziende si stanno già muovendo in questo senso.