Busta paga di novembre più magra: quanto si perde

A novembre il tanto temuto secondo acconto Irpef nei confronti degli autonomi con Partita Iva

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel mese di novembre, il datore di lavoro agisce in qualità di sostituto d’imposta sulla busta paga, procedendo con la detrazione del secondo acconto dell’IRPEF in base alle indicazioni fornite dal dipendente durante la dichiarazione dei redditi. Tale proroga si applica esclusivamente agli autonomi con Partita IVA, mentre per i dipendenti valgono le consuete norme e scadenze.

Ciò implica che alcuni dipendenti potrebbero riscontrare una spiacevole sorpresa a novembre, poiché l’importo dello stipendio sarà inferiore. Questa circostanza riguarda coloro che hanno compilato la dichiarazione dei redditi utilizzando il modello 730/2023, riferito al periodo 2022, e hanno indicato il datore di lavoro come sostituto d’imposta. Nei confronti di tali dipendenti, dall’importo della prossima busta paga potrebbe essere detratto l’importo necessario per saldare il secondo acconto dell’IRPEF entro il prossimo 30 novembre.

Cos’è il secondo acconto Irpef in busta paga

Conformemente alla guida fornita dall’Agenzia delle Entrate, è previsto che ogni contribuente effettui il versamento dell’IRPEF attraverso un acconto e un saldo, ai quali si aggiungono le ritenute trattenute mensilmente dal datore di lavoro, anch’esse considerate a titolo di acconto.

Per essere più specifici, annualmente si procede con il versamento del saldo relativo all’anno precedente (nel caso specifico, il 2022) e con l’acconto relativo all’anno in corso (nel caso attuale, il 2023). Questo avviene sulla base delle informazioni emerse dalla dichiarazione dei redditi. L’obbligo di versare l’acconto sussiste quando l’imposta dichiarata nell’anno in corso, riferita all’anno precedente, supera i 51,65 euro (considerando detrazioni, crediti d’imposta, ritenute ed eventuali eccedenze).

L’acconto dell’IRPEF è pari al 100% dell’imposta dichiarata per l’anno precedente o, alternativamente, all’importo inferiore che il contribuente prevede di dover versare per l’anno successivo. Quindi, se la dichiarazione dei redditi rivela un’importo di imposta di 500 euro, l’acconto dovuto all’erario sarà anch’esso di 500 euro. Questa somma rappresenta l’anticipo che il contribuente versa in corso d’anno, con l’obiettivo di coprire in modo approssimativo l’imposta annuale complessiva.

Come viene sottratto l’acconto Irpef dalla busta paga

A seconda dell’importo dell’acconto, il versamento, di cui si occupa il datore di lavoro nel caso dei lavoratori dipendenti, può avvenire in una o due rate:

  • Un unico versamento entro il 30 novembre, nel caso in cui l’acconto sia inferiore a 257,52 euro.
  • Nel caso in cui l’acconto sia superiore, il datore di lavoro effettua la trattenuta in due tranche: la prima, pari al 40%, deve essere versata entro il 30 giugno dell’anno d’imposta insieme al saldo dell’anno precedente. La seconda, pari al restante 60%, deve essere versata entro il 30 novembre dello stesso anno.

A differenza del primo acconto, il secondo acconto non può essere rateizzato. Pertanto, deve essere trattenuto in un’unica soluzione dallo stipendio di novembre. Questo significa che la retribuzione può diminuire drasticamente, e in casi estremi, può persino azzerarsi per recuperare l’intero importo. Nel caso in cui lo stipendio di novembre non sia sufficiente a saldare il secondo acconto, il datore di lavoro può effettuare un ulteriore recupero a dicembre, con l’applicazione di un interesse dello 0,40%.

Di quanto si riduce lo stipendio

La riduzione dello stipendio di novembre a causa della trattenuta effettuata dal datore di lavoro per il secondo acconto IRPEF non può essere determinata con precisione, poiché dipende dall’importo del debito risultante dalla dichiarazione dei redditi di ciascun lavoratore. Per avere una stima approssimativa, è possibile guardare al debito dichiarato e considerare che il 60% di questo importo verrà trattenuto dal prossimo stipendio.

Ad esempio, se il debito dichiarato è di 500 euro, il secondo acconto IRPEF sarà di 300 euro (60% di 500 euro), che verrà trattenuto dall’erario dal prossimo stipendio. È importante notare che questa è solo un’indicazione approssimativa, e la situazione specifica di ciascun lavoratore può variare.

Ricorda inoltre che nel caso di debiti inferiori a 257,52 euro, l’importo trattenuto in busta paga costituirà anche il primo e unico acconto previsto.