Smart working prorogato fino a marzo 2024 nel privato: chi può richiederlo

Pd e Movimento 5 Stelle hanno presentato due emendamenti al Decreto Anticipi sullo smart working e arriva la proroga: ecco chi potrà ancora usufruirne

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Importanti novità in materia di smart working arrivano dal decreto Anticipi, con degli emendamenti che sono stati approvati dalla commissione Bilancio del Senato e che ora sono in attesa dell’approvazione finale. Il lavoro agile, infatti, verrà prorogato fino al marzo 2024 nel privato, con alcuni professionisti che potranno proseguire il lavoro da remoto a determinate condizioni rese note dagli emendamenti presentati dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle che hanno trovato d’accordo la commissione di Palazzo Madama.

La proroga in arrivo dello smart working

A poter usufruire dello smart working ancora per altri tre mesi nel 2024 saranno, come detto, i professionisti del settore privato. Come specificato dal senatore Antonio Nicita, vicepresidente dei senatori del Partito Democratico, insieme al Movimento 5 Stelle sono infatti stati presentati due emendamenti che avevano l’obiettivo di estendere il periodo di lavoro agile.

Ma a poter lavorare ancora da remoto, nello specifico, saranno soltanto i lavoratori con almeno un figlio di età inferiore a 14 anni del settore privato. L’emendamento approvato dalla commissione di Bilancio del Senato, infatti, prevede la possibilità di prorogare lo smart working  per un ulteriore trimestre, a condizione che nel nucleo familiare non ci sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa e che non ci sia un genitore non lavoratore.

Insomma, dei paletti chiari posti dal Governo, con i lavoratori che avranno diritto a svolgere la prestazione di lavoro in smart working a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione, che dunque deve poter essere remotizzabile.

Niente da fare per fragili e super fragili

Negli emendamenti presentati da dem e 5 Stelle c’era anche la richiesta della proroga del lavoro agile per i fragili, ma la commissione in questo caso si è espressa con parere negativo. Antonio Nicita, infatti, ha fatto sapere che la commissione Bilancio di Palazzo Madama ha negato l’estensione per mancanza di risorse, ma il Pd non si arrenderà: “Insisteremo in aula e in Legge di bilancio affinché si trovino le risorse necessarie”.

Scade, dunque, il 31 dicembre 2023 il diritto al lavoro agile per i lavoratori fragili del privato, ovvero coloro che maggiormente sono esposti a rischio di contagio da Covid-19 per l’età o l’immunodepressione derivante da patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o, da comorbilità, a condizione che la situazione venga certificata dal medico.

E scadrà anche a fine 2023 lo smart working per i dipendenti pubblici e privati cosiddetti super fragili, cioè affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità individuate dal Dm del 4 febbraio 2022, a condizione che vengano certificate dal medico.

Ma per questi lavoratori è comunque previsto che il datore di lavoro assicuri lo svolgimento della prestazioni lavorativa in modalità agile e da remoto anche “spostandoli” a una diversa mansione compresa nella medesima categoria o area di inquadramento. Si tratta di una possibilità che viene chiaramente definita dai contratti collettivi di lavoro vigenti, che prevedono che i lavoratori, anche se spostati di mansione, non potranno comunque subire alcuna decurtazione della retribuzione, ferma restando l’applicazione delle disposizioni dei contratti collettivi nazionali se più favorevoli.