Si avvicina la data della Legge di Bilancio e, come ogni anno, viene pubblicato anche il rapporto Previsioni di fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine. Il sistema informativo Excelsior prende in esame il mercato del lavoro e prospetta quali saranno, tra il 2025 e il 2029, i lavori del futuro e di conseguenza anche il fabbisogno, in numeri e competenze, dei lavoratori e delle lavoratrici. Per questo si può usare il rapporto come una sorta di guida a quali saranno le professioni più richieste entro il 2029 e quali percorsi di studio intraprendere per formarsi appositamente per il mercato del lavoro del domani.
Sappiamo già che nei prossimi anni il mercato del lavoro chiederà oltre 3,2 milioni di nuovi occupati. In particolare avrà bisogno di formazione tecnica e specialistica con competenze digitali, green e gestionali.
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Lauree e Its tra i più richiesti entro il 2029
Nella sua introduzione, l’analisi spiega come nei prossimi anni il mercato del lavoro cercherà sempre più specialisti tecnici, ingegneri e professionisti della sanità. Il rapporto Excelsior stima infatti che tra il 2025 e il 2029 saranno necessari 1,2/1,3 milioni di laureati e diplomati Its, mentre il 45% delle nuove assunzioni riguarderà profili tecnici diplomati.
In cima alla lista delle aree di competenza restano le Stem, quindi scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Sappiamo già dalle stime che ogni anno mancheranno:
- circa 10.000 laureati in ingegneria industriale ed elettronica;
- tra i 3.000 e i 5.000 in informatica, fisica e matematica;
- tra gli 8.000 e i 17.000 professionisti in economia, statistica e medicina.
Un eccesso di offerta, invece, sarà registrato nei percorsi di studio umanistici, giuridici e psicologici. Chi sceglie un percorso universitario di questo genere dovrà cercare di emergere in un mercato del lavoro saturo di persone ma non di offerte di lavoro.
La chiave sarà integrare le competenze classiche con competenze digitali per ritagliarsi una fetta di mercato.
Boom della formazione tecnica e professionale
Ma non c’è soltanto l’università, per quanto resti centrale. Ci sarà un vero e proprio boom dei percorsi tecnico-professionali, definiti “motore dell’occupazione” entro il 2029. La riforma della filiera 4+2, avviata nel 2024, accorcia infatti il percorso scolastico degli istituti tecnici a 4 anni e collega direttamente gli studenti degli Its con corsi biennali altamente professionalizzanti.
Secondo Unioncamere, mancheranno fino a 76.000 giovani qualificati l’anno nei settori produttivi fondamentali:
- edilizia;
- meccanica;
- energia;
- elettrico;
- agroalimentare.
Sono tutte figure considerate nel rapporto come indispensabili alla transizione industriale e ambientale e quindi tutte con ottime prospettive di inserimento.
Non si tratta però di percorsi di basso livello: al contrario, il nuovo modello formativo punta a unire pratica e innovazione, permettendo stage, laboratori e progetti in collaborazione con imprese e distretti industriali. La formula risponde al fabbisogno di personale tecnico delle aziende e fornisce una preparazione altamente professionalizzante per chi la intraprende.
Le competenze faranno la differenza
Una richiesta che viene direttamente dalle imprese italiane riguarda le competenze. Oltre 2,2 milioni di lavoratori dovranno possedere competenze digitali avanzate, saper innovare in ambito energetico, nel risparmio energetico o nella gestione di tecnologie e prodotti green.
La chiave del lavoro del futuro sono automazione, cybersecurity, sostenibilità, gestione dati e intelligenza artificiale.
Tra i profili più richiesti ci saranno:
- tecnici digitali;
- manager energetici;
- progettisti ambientali;
- analisti informatici.
E non solo per le imprese private. Queste figure saranno tra le più ricercate anche nella Pubblica Amminsitrazione. Dal rapporto Excelsior emerge quindi la necessità di concentrarsi su percorsi di studio che combinano tematiche e settori come tecnologia, ambiente e formazione tecnico-scientifica.
Sono queste le competenze che porteranno a un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro del domani.
Come cambiano scuola e università in Italia
L’Italia deve colmare il gap occupazionale e può farlo solo accelerando su formazione e specializzazione, puntando sulla qualità delle competenze e non solo sulla quantità dei titoli di studio.
Per questo, nei prossimi anni, il sistema educativo dovrà affrontare due sfide non semplici:
- rafforzare il legame con il tessuto produttivo;
- colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Una strada percorsa è quella del piano 4+2, ma è chiaro che da sola non basterà e che servirà invece orientare gli studenti verso percorsi che puntino a specializzarli in settori che riguardano il futuro.