Poste Italiane verso la stabilizzazione di 7.500 precari, perché i sindacati si spaccano

I punti dell'accordo fra Poste e sindacati comprendono la stabilizzazione dei precari attingendo alla graduatoria a 12 mesi, la settimana di 5 giorni nelle aree metropolitane, le indennità e lo smart working

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 28 Novembre 2024 17:47

Poste Italiane ha raggiunto un accordo per 7.547 stabilizzazioni dei precari attingendo alla graduatoria di chi ha firmato contratti a tempo determinato per 12 mesi. Il maggior numero di stabilizzazioni verrà messo in atto nei settori recapito (5.447) e smistamento (500) per un totale di 5.947 interventi.

Oltre a questi, dei circa 9.300 interventi di politiche attive, 1.600 interesseranno la rete commerciale. Previste poi trasformazioni che riguarderanno 200 dipendenti full time equivalent, per complessivi 400 interventi. E le assunzioni saranno 1.600, sempre full time equivalent.

Settimana a cinque giorni e smart working

Nelle aree metropolitane si è inoltre concordato l’avvio della sperimentazione dell’orario a 5 giorni negli uffici postali.

Poste Italiane si è poi resa disponibile alla proroga dello smart working, ma i dettagli verranno definiti in una prossima riunione.

Nel settore Poste, Comunicazioni e Logistica è stato definito l’avvio del progetto Rete Corriere, che verrà supportato da 4.645 corrieri e 500 nuovi addetti allo smistamento del segmento pacchi. La misura è arrivata in risposta all’adeguamento dei volumi di corrispondenza.

Le indennità

Un punto fondamentale dell’accordo riguarda le indennità per il personale di Poste Italiane. Gli importi giornalieri delle indennità andranno dai 5,50 euro per gli Operatori Front End, ai 6 euro per gli Scf e gli Scb (sportellisti con funzione commerciale e sportellisti di base), fino ai 9 euro per gli Scm (ovvero sportellisti con mansioni complesse). L’indennità di relazione, prevista dall’articolo 77 del contratto collettivo nazionale di lavoro, verrà definita in un prossimo incontro.

“Abbiamo stabilito e quantificato che, nel triennio 2024-2026, la rete postale sarà composta da una media di 32.000 addetti, garantendo così stabilità e continuità operativa. Altresì ben 786 lavoratori attualmente con contratto part-time avranno la possibilità di trasformarlo in contratto full-time, garantendo loro maggiore sicurezza e prospettive di crescita”, ha dichiarato il segretario generale del Slp Cisl Raffaele Roscigno.

Nei prossimi giorni verranno avviati confronti con i lavoratori, durante i quali verranno illustrati i dettagli della trattativa e gli avanzamenti contrattuali.

Sindacati divisi

Le controparti sindacali che hanno dato il via libera all’accordo per il 2025-2026 sono il sindacato maggioritario Slp Cisl, Confsal, Failp e Fnc Ugl. Alla trattativa che si è conclusa nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 non hanno partecipato attivamente i sindacati UilPoste e Slc Cgil, assistendo come osservatori, ma senza firmare l’intesa.

Le stesse sigle, in una precedente riunione, avevano lasciato il tavolo di confronto sostenendo che “non è pensabile che vengano esclusi dalle trattative due sindacati confederali della più grande azienda del Paese”.

“L’azienda si schiera e butta fuori Cgil e Uil”, ha attaccato Nicola Di Ceglie, segretario nazionale della Slc Cgil. “Firmare l’accordo prima dello sciopero generale generale di venerdì e buttar fuori Cgil e Uil vuol dire dare un segnale, è un fatto molto grave. In pochi giorni, alla vigilia dello sciopero, sono state contrattate delle maxi-riorganizzazioni senza coinvolgere le Rsu, è come se l’azienda si fosse schierata col governo”.

Ora, ha aggiunto Claudio Solfaroli, segretario generale della UilPoste, “apriremo una battaglia con l’azienda, sono stati messi in discussione principi costituzionali, il pluralismo sindacale, la storia delle confederazioni. L’azienda si schiera con il governo prima dello sciopero generale”.