Occupazione in aumento in Italia ma salgono soprattutto le partite Iva: cosa succede

L'occupazione in Italia cresce grazie alle partite Iva e alle donne: male i giovani, tra i quali sono sempre più comuni gli inattivi

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

I dati Istat e Eurostat di luglio hanno mostrato un aumento dell’occupazione in Italia e in tutto il continente. Il nostro Paese si è portato quasi perfettamente in pari con la media europea, ma i dati che emergono da questa rilevazione non sono del tutto positivi. Alcuni dettagli mostrano situazioni anomale o preoccupanti.

Da una parte, la quasi totalità dell’aumento degli occupati dipende da una netta crescita delle partite Iva, quindi degli autonomi, all’interno del nostro mercato del lavoro. I dati sugli uomini rimangono stabili mentre migliora nettamente l’occupazione femminile. Ancora seri problemi per i giovani, tra cui crescono fortemente gli inattivi, coloro che non cercano lavoro pur non essendo occupati.

Boom di autonomi a luglio: i dati dell’occupazione italiana

Dati postivi da parte dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica, per quanto riguarda l’occupazione in Italia a luglio. Le persone che lavorano nel nostro Paese toccano un nuovo record storico in valori assoluti arrivando a oltre 24 milioni, il 62,3% del totale di coloro che sono in età lavorativa. Un netto aumento in confronto sia al mese precedente, +56mila lavoratori, che a un anno fa, quando erano impiegate quasi mezzo milione di persone in meno.

Questi dati si accompagnano a un buon risultato dell’occupazione europea, che raggiunge i migliori risultati dal 2008 con un tasso medio di disoccupazione del 6,4%. Si tratta di un solo decimale in meno del dato italiano, che con i recenti ottimi risultati si è riportato in media con l’Ue. Alcuni dettagli però nascondono indizi preoccupanti per diverse categorie di lavoratori.

In primo luogo, quasi la totalità dell’aumento è dovuto all’apertura di nuove partite Iva. Il lavoro autonomo ha costituito quasi tutta la crescita dell’occupazione, mentre i dipendenti sono calati di 18mila unità. Discorso simile per il lavoro femminile, che costituisce 54mila delle nuove 56mila assunzioni. Questi dati si aggiungono ai dubbi legati al forte aumento dell’occupazione in un periodo di moderata crescita economica, che sottintende una bassa produttività del lavoro e una scarsa tendenza agli investimenti.

La situazione dei giovani: crescono gli inattivi

Sono i giovani però la categoria ancora più in difficoltà nel mercato del lavoro in Italia. Le persone tra i 25 e i 34 anni in particolare fanno registrare ancora un altissimo tasso di disoccupazione, pari al 20,8% del totale. Questo dato è calato a luglio, ma la ragione per cui è avvenuta questa riduzione non ha a che fare con la creazione di nuovi posti di lavoro, ma al contrario con un fenomeno preoccupante: l’aumento degli inattivi.

Secondo i dati riportati da Istat, tra giugno e luglio sono 73mila in più le persone con meno di 34 anni che hanno smesso di cercare un lavoro e si sono rassegnate al loro stato di inoccupazione. Questa categoria, gli inattivi, nei dati è distinta da quella dei disoccupati, che invece non hanno un impiego ma lo stanno attivamente cercando. Un calo della disoccupazione quindi non è sempre legato a un aumento dell’occupazione, ma può anche essere letto in chiave negativa per il mercato del lavoro se buona parte del flusso di lavoratori si è spostato nella categoria degli inattivi.