I dipendenti pubblici riceveranno uno stipendio più alto del solito a giugno. La ragione è il rimborso del taglio del cuneo fiscale, che era stato sospeso da gennaio a maggio a causa di un problema con la piattaforma NoiPA, che gestisce i pagamenti e dalla quale si può visualizzare mensilmente un cedolino che riassume le entrate ottenute dagli stipendi pubblici.
L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale aveva richiesto un aggiornamento della piattaforma proprio per aumentarne le difese contro gli attacchi informatici, diventati sempre più frequenti nell’ultimo periodo.
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A quanto ammonta il rimborso nel cedolino NoiPa di giugno
L’importo che verrà aggiunto al cedolino NoiPA di giugno varia a seconda della fascia di reddito del singolo dipendente pubblico che lo riceve:
- per chi ha un reddito fino a 8.500 euro all’anno, il rimborso sarà del 7,1%;
- per chi ha un reddito tra 8.501 e 15.000 euro all’anno, il rimborso sarà del 5,3%;
- per chi ha un reddito tra 15.001 e 20.000 euro all’anno, il rimborso sarà del 4,8%;
- per chi ha un reddito tra 20.000 e 32.000 euro all’anno, il rimborso sarà fisso, di 1.000 euro;
- per chi ha un reddito tra 32.001 e 40.000 euro all’anno, il rimborso scenderà dai 1.000 euro fino ad azzerarsi.
La riduzione del rimborso per i redditi tra i 31.001 euro e i 40.000 euro si calcola moltiplicando 1.000 euro per 40.000 meno il reddito complessivo del lavoratore, il tutto diviso per 8.000. Per esempio, una persona che riceve 35mila euro di stipendio annuale otterrà 625 euro di rimborso.
Oltre al bonus del mese di giugno, i dipendenti pubblici otterranno anche il rimborso dei cinque mesi precedenti, da gennaio a maggio, durante i quali il taglio del cuneo fiscale era stato sospeso.
Chi riceverà gli aumenti di stipendio
Come visto, l’aumento di stipendio è riservato a tutti i dipendenti pubblici con entrate annuali inferiori ai 40mila euro. Sotto questa soglia, tutti i lavoratori della pubblica amministrazione, insegnanti inclusi, riceveranno sia il bonus di giugno, sia il rimborso degli arretrati dei mesi precedenti.
Nella categoria degli insegnanti c’è però un’eccezione, che segue regole peculiari: quella dei supplenti. Gli insegnanti che hanno ricoperto questo tipo di ruolo riceveranno infatti solo i bonus e i rimborsi previsti per le fasce entro i 20mila euro.
La data presa in considerazione sarà quella della cessazione del contratto per termine delle attività didattiche, che normalmente è il 30 giugno. In caso si esegua una nuova supplenza a settembre, gli aumenti verranno ricalcolati dalla decorrenza del nuovo contratto.
Perché può convenire rinunciare al rimborso
C’è un caso particolare in cui il dipendente pubblico potrebbe voler rinunciare al rimborso. È quello in cui, oltre allo stipendio per il proprio lavoro nella pubblica amministrazione, il lavoratore riceve anche un’altra entrata, come l’affitto di un’abitazione, che gli fa superare la soglia dei 40mila euro all’anno.
In questo specifico caso sarebbe meglio eseguire la rinuncia al bonus, perché, in sede di dichiarazione dei redditi, lo Stato chiederebbe il rimborso del bonus ricevuto indebitamente. Per rinunciare al taglio del cuneo fiscale bisogna accedere con le proprie credenziali nell’area riservata di NoiPA e da lì inviare la richiesta di rinuncia.