Inps, gli operai vivono in media 5 anni meno dei manager

Il tipo di carriera determina importo della pensione e durata della vita media. E le donne hanno pensioni più basse rispetto agli uomini

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

L’Inps fotografa l’Italia dei divari, con lavoratori dagli stipendi bassi che vivono 5 anni in meno rispetto a chi guadagna di più e donne costrette a pensioni più magre del -36% rispetto agli uomini. L’occasione è stata la presentazione, mercoledì 13 settembre 2023, del XXII Rapporto annuale dell’Istituto presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio.

Aspettativa di vita dei pensionati

Un ex lavoratore dipendente nella fascia di reddito più bassa ha speranza di vita a 67 anni. Si tratta di 5 anni in meno rispetto a un manager a riposo. Fra gli uomini il gruppo più longevo è quello dei pensionati delle gestioni InpdaI, Volo e Telefonici. Per le donne l’aspettativa di vita più lunga ce l’hanno le pensionate in regime di totalizzazione e cumulo.

È l’Inps stessa a sottolineare una probabile iniquità: le differenze nella speranza di vita in base al reddito contrastano con il sistema di calcolo delle pensioni attualmente in uso. Oggi per il calcolo della pensione viene utilizzato un coefficiente di trasformazione unico. Questa situazione penalizza i soggetti con redditi bassi che si troveranno ad avere una pensione, di conseguenza, più bassa rispetto a quella che otterrebbero se si tenesse conto della loro effettiva speranza di vita. Di contro, i pensionati ad alto reddito ottengono pensioni più alte rispetto a quelle che incasserebbero se si tenesse presente la durata media della loro vita.

Pensionati e lavoratori attivi

Rimane stabile il numero dei pensionati: si tratta di circa 16 milioni di italiani a riposo. Il dato da solo non dice granché, ma rapportato al numero dei lavoratori attivi (circa 23,5 milioni) e al numero delle nascite in Italia (392.598 nel 2022 ovvero 7.651 in meno rispetto al 2021) che è caratterizzato da un vero e proprio inverno demografico fa sorgere serie preoccupazioni per la futura tenuta dei conti pubblici. Mesi fa fu la Cgil, fra le altre voci, a fotografare una situazione catastrofica con 7 milioni di lavoratori in meno nei prossimi 20 anni. Situazione aggravata dal fatto che i 40enni di oggi, che hanno versano i contributi in un sistema contributivo puro, andranno in pensione non prima dei 73 anni.

I lavoratori poveri in Italia

Per quanto riguarda i lavoratori poveri, nel 2022 se ne sono contati oltre 20mila. I working poor sono lo 0,2% di tutti i dipendenti. Di questi 7.600 hanno un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e quasi 13mila a tempo determinato. Il numero calcolato dall’Inps è nettamente inferiore rispetto a quello indicato dall’Eurostat e dal Ministero del lavoro che parlano di 3 milioni di lavoratori poveri.

L’anno 2022, al quale si riferisce il report Inps, è quello dei paradossi: sono aumentati i lavoratori ma è aumentata anche la povertà.

Pensioni più basse per le donne

Le donne, che come detto incassano pensioni generalmente più leggere di 1/3 rispetto agli uomini, scontano la maggiore discontinuità lavorativa sulla quale spesso influisce la gravidanza. In più sono spesso orientate su professioni retribuite meno rispetto a quelle ambite dagli uomini.

Per approfondire si rimanda al XXII Rapporto annuale pubblicato sul sito dell’Inps.