Il mondo del lavoro in Italia ha numerose falle e ciò non riguarda soltanto l’ambito privato. I lavoratori non sono tutelati neanche nel vasto mondo della pubblica amministrazione. Lo evidenzia in maniera netta la procedura di infrazione avviata nel 2019, con riferimento all’abuso di contratti a tempo determinato. Essere precari “a vita” e costretti a lottare per il riconoscimento dei propri diritti anche nell’ambito pubblico sembra un controsenso, eppure è quanto accade regolarmente. I soggetti interessati potranno ora ricevere un’indennità, come spieghiamo di seguito.
Indennità per i precari
Mercoledì 4 settembre è stato approvato il decreto legge Salva-Infrazioni. Ne abbiamo già parlato in merito alla proroga concessa fino a settembre 2027 per le concessioni balneari (con gare al via al massimo a giugno 2027).
All’interno del documento, però, trova spazio anche una norma ad hoc per i perenni precari della pubblica amministrazione. Il riferimento va nel dettaglio all’ipotesi di “danno conseguente all’abuso per l’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato”. Un giudice provvederà a stabilire un’indennità atta a risarcire la parte lesa in questo rapporto professionale malsano. Si andrà da un minimo di quattro e fino a un massimo di ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento, sfruttata per il calcolo del trattamento di fine rapporto.
Decreto legge Salva Infrazioni
Il fatto che un giudice possa provvedere a stabilire un’indennità, non esclude per il lavoratore la possibilità di provare il maggior danno subito. Importante sottolineare come il processo di commisurazione dell’indennità terrà conto della “gravità della violazione anche in rapporto al numero di contratti in successione intervenuti tra le parti, e alla durata complessiva del rapporto”.
Il testo precedente non si soffermava sulla quantificazione dell’indennità. In questo, al comma 5, il dl Salva Infrazioni interviene in maniera importante. In passato ci si limitava a disciplinare l’obbligo per le varie amministrazioni di recuperare le somme pagate dai dirigenti responsabili, a titolo di risarcimento del danno, qualora la violazione facesse riferimento a colpa grave o dolo.
Si conferma invece la prima parte del comma 5, che sottolinea come la violazione delle disposizioni inerenti all’assunzione o l’impiego da parte delle pubbliche amministrazioni non comporti la costituzione di rapporti a tempo indeterminato.
Decisamente importante l’intervento di Bruxelles in questa dinamica di tutela dei lavoratori. Dopo l’avvio della procedura di infrazione nel 2019, infatti, l’Unione europea ha inviato nel 2023 un parere motivato a Roma. Il governo di Giorgia Meloni è stato ammonito, con evidenza sul fatto che la normativa nostrana non sanzionasse l’uso abusivo di una successione di contratti a tempo determinati in maniera sufficiente.
Svariate le categorie a rischio precariato nella pubblica amministrazione, stando alla Commissione, ma ecco quelli che sono gli impieghi maggiormente discriminati:
- insegnanti;
- personale Ata;
- operatori sanitari;
- lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica;
- lavoratori del settore operistico;
- personale degli istituti pubblici di ricerca;
- lavoratori forestali;
- volontari dei vigili del fuoco nazionali.
La Commissione europea ha inoltre sottolineato come “alcuni di questi lavoratori hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell’Unione”.