Dongfeng in Italia con 11mila posti di lavoro: le ipotesi sullo stabilimento di auto cinesi

Il gruppo automobilistico cinese Dongfeng è in trattativa con l'Italia per la creazione di un hub con una produzione di oltre 150mila veicoli l'anno per tutta l'Europa

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il colosso cinese dell’automotive Dongfeng motors sarebbe pronto a sbarcare in Italia con uno stabilimento tra i 9 mila e gli 11mila posti di lavoro. È la stima fatta, senza considerare l’indotto, dalla società di consulenza AlixPartners, in merito alle trattative tra il gruppo automobilistico e il governo italiano per la creazione di un impianto di produzione per tutta l’Europa da oltre 150mila veicoli elettrici l’anno. Il progetto è in discussione da mesi, ma avrebbe ricevuto un’ulteriore spinta in seguito alla missione a Pechino del ministro del Made in Italy, Adolfo Urso.

Le trattative con Dongfeng

Gli incontri tecnici dell’unità attrazione investimenti esteri avrebbero registrato dei passi avanti, concretizzati anche dal memorandum of understanding tra il Mimit e il ministero dell’Industria e delle tecnologie di informazione cinese per una cooperazione bilaterale industriale anche sul tema dei veicoli elettrici, sottoscritto a margine del viaggio in Cina della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La struttura del ministro Urso ha firmato intese anche con altri colossi dell’automotive cinese come Byd e Ayways allo scopo di trovare un altro costruttore oltre Stellantis, che possa aumentare la produzione di auto elettriche in Italia.

Al momento i negoziati con Dongfeng, che di Stellantis possiede una quota dell’1,5%, sarebbero quelli più avanzati e prevederebbero la realizzazione di un grande stabilimento al Sud o nel’area ex Olivetti di Scarmagno, nel Torinese, con il coinvolgimento di imprese italiane del settore della componentistica e anche un’ipotesi di una partecipazione di minoranza da parte dello Stato.

L’interesse del colosso cinese verso il nostro Paese, del resto, è avvalorata dalla presenza di Df Italia rivenditore ufficiale dei suv elettrici di lusso del gruppo, di cui tra l’altro il fratello di Silvio Berlusconi, Paolo, ha acquistato ad aprile il 10% delle azioni tramite la holding Pbf .

Chi è il colosso Dongfeng motors

Fondata a Wuhan nel 1969 con il nome di Second Automobile Works, Dongfeng motors è tra i grandi costruttori di automobili in Cina, insieme a Chang’an Motors, Faw Group e Saic Motor.

Come ricostruito da Il Sole 24 Ore, la sua creazione trova riferimenti nella strategia del Terzo Fronte di Mao Zedong e dopo i primi anni fu trasformata in un’unica impresa gestita sempre direttamente dal governo centrale.

Intorno alla metà degli anni ottanta, rispetto alle risorse iniziali concesse da Pechino, il patrimonio si era triplicato, portando la dirigenza a spingere verso una capacità produttiva maggiore.

Nel 1992 il costruttore prende il nome di Dongfeng e inizia la sua prima joint venture col gruppo francese Psa. Nel 1995 il gruppo cinese entra in crisi finanziaria come altre case del Dragone, difficoltà che rendono necessaria una profonda ristrutturazione.

Nel febbraio 2014 partecipa alla ricapitalizzazione di Psa Peugeot Citroen acquisendo il 14% della casa automobilistica francese, mentre nel 2017 Dongfeng firma una joint venture con Renault-Nissan per sviluppare e vendere in Cina veicoli elettrici come l’eGT.

Nell’aprile 2023 vede la luce la E70, la prima auto elettrica di serie al mondo con dei motori integrati nelle ruote posteriori.

Attualmente Dongfeng produce automobili con il gruppo Psa, Stellantis e con Honda, ma si trova in acque agitate per il calo della domanda di automobili a benzina in Cina: come riportato da Forbes, dopo il picco di vendite nel 2017 con 2,83 milioni di consegne, l’anno scorso il gruppo ha visto un calo significativo fino a 1,72 milioni di veicoli, pari  al -38%.