Cosa sono le soft skill e quali sono quelle più richieste dalle aziende?

Le soft skill sono sempre più richieste dai recruiter delle imprese: ecco quali sono quelle più apprezzate

La ricerca di un lavoro richiede impegno, dedizione e una buona dose di pazienza. Gli annunci presenti in rete sono tanti, ma altrettanto numerosi sono i candidati per una stessa posizione.

Cosa si può fare per attirare l’attenzione di un recruiter e portarlo a convocarci per un primo colloquio conoscitivo? Come primo step, è bene compilare un CV che sia il più possibile chiaro e che contenga tutte le informazioni utili ai fini della selezione (contatti, formazione ed esperienze professionali).

Tuttavia, oggi le aziende guardano al potenziale candidato con occhi diversi: per questo motivo, il solo CV non è più sufficiente, ma è bene essere in possesso anche delle cosiddette soft skill. Sono particolarmente apprezzate dalle risorse umane, perché consentono di valutare il candidato sotto un profilo un po’ più personale. Le soft skill sono delle competenze trasversali che riguardano le capacità comportamentali e relazionali di un individuo e che possono essere applicabili a una vasta gamma di settori.

Sapersi integrare facilmente in un nuovo gruppo di lavoro, essere capaci di lavorare in team creando un ambiente produttivo e armonioso, sono soft skill particolarmente apprezzate. A differenza di quelle “hard” però, non basta un semplice corso per poterle acquisire, poiché sono frutto del background di ogni individuo, oltre che della propria personalità.

Una ricerca realizzata dal “Centro Milano Ricerche” per conto di Adecco, ha individuato le soft skill più richieste dalle imprese e fino a quanto possono influenzare lo stipendio. Da questa analisi è emerso che il 43,2% delle aziende considera la conoscenza della lingua inglese come la soft skill più apprezzata, ma anche come quella che permette un incremento dello stipendio pari a +15%. Segue l’orientamento alla qualità, apprezzata dal 41% delle imprese e che porta a un aumento del salario del +8%.

Al terzo posto si posiziona la capacità di lavorare in gruppo, richiesta dal 36% dei datori di lavoro e che può incidere sullo stipendio con un +13,8%, seguita dalla capacità di problem solving, apprezzata dal 32,1% delle aziende. In questo caso, l’impatto sul salario è del +17,6% nel settore ristorazione e del +8,9% in quello della moda e del turismo.

Viene visto in buona luce anche l’autocontrollo, richiesto dal 18,9% dei datori di lavoro, seguito dall’orientamento al cliente, che in ambiti come quello della logistica e dell’industria, può portare a un aumento dello stipendio del +42,6%.