Banco Bpm, accordo sindacale saltato: si procede verso 1.600 uscite e 800 assunzioni

I sindacati di maggioranza contestano l'intenzione di Banco Bpm di accompagnare al prepensionamento 1.600 persone per assumerne altre 800. L'istituto va avanti con il piano

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Saltato l’accordo sindacale, Banco Bpm sembra disposto a procedere sul piano di oltre 1.600 uscite e 800 assunzioni per un totale, dunque, di 800 uscite nette. Piano annunciato a fine 2023 e sul quale i rappresentanti dei lavoratori avevano cercato una mediazione. Il punto più caldo del confronto fra banca e sigle ha riguardato il rapporto tra entrate e uscite.

La prassi

Nel campo del credito esiste una sorta di prassi, un tacito patto fra banche e sindacati, secondo cui ogni due uscite deve essere garantita una nuova assunzione. Banco Bpm si è detta disponibile a procedere su questa strada più volte battuta anche da altri attori. Ma la sostenibilità economica, hanno dichiarato i vertici, ha impedito di poter fare di più rispetto alla prassi consolidata.

Sindacati divisi

L’obiettivo era quello di raggiungere un accordo entro il 30 giugno, ma nell’ultima settimana del mese la trattativa è deragliata. Fabi e Unisin sarebbero state aperte alla discussione mentre i sindacati confederali, First, Fisac e Uilca hanno abbandonato la trattativa lo scorso 7 marzo.

In una nota, Banco Bpm spiega che “in un incontro regolarmente convocato, First, Fisac e Uilca hanno deciso di abbandonare il tavolo proprio nel momento in cui veniva affrontato il previsto tema del fondo per le uscite incentivate. Abbiamo ritenuto di continuare la trattativa con gli esponenti delle altre due sigle sindacali, Fabi e Unisin, rimaste responsabilmente a trattare, per correttezza nei loro confronti e di tutti i lavoratori del Gruppo che, come noto, attendono dall’azienda le risposte su un tema che genera molto interesse”.

“Questa misura – ovvero il piano di due prepensionamenti per ogni nuova assunzione – è pienamente compatibile con quanto definito nel Piano Industriale e consente di assumere un numero consistente di giovani, circa 800, garantendo un importante ricambio generazionale e manageriale”, viene aggiunto.

In una comunicazione interna ai dipendenti, Banco Bpm ha annunciato di essere pronto a procedere senza accordo sindacale. Al momento ci sarebbero già oltre 500 richieste volontarie di uscite di altrettanti impiegati e funzionari che avrebbero richiesto l’accesso al piano di pensionamento incentivato.

Questa situazione consentirebbe “di poter assecondare le eventuali richieste di oltre 2.000 persone, a quanto ci risulta già per la maggior parte interessate, che potrebbero aver accesso a un fondo di solidarietà”.

Due trattative parallele

La trattativa con Banco Bpm sulle uscite incentivate “proseguirà con due tavoli: uno composto dalla maggioranza (First Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil) e uno di minoranza (Fabi e Unisin) su tutti i temi perché noi non abbiamo rotto le trattative con l’azienda e siamo sempre pronti a continuare a trattare per raggiungere accordi che siano di convenienza anche per i lavoratori”.

“Abbiamo letto – criticano i sindacati di maggioranza – con un sorriso sulle labbra il volantino di Fabi e Unisin, colmo di una realtà arricchita con elementi fantasiosi“.

Ma i nodi da sciogliere fra Banco Bpm e i sindacati riguardano anche altri punti, come il premio aziendale e gli inquadramenti per nuove figure professionali. Il rischio è che la rottura dei negoziati sulle uscite e le assunzioni possano rallentare i lavori attesi nel mese di luglio.