“Supereremo questa crisi solo se ripartiamo dall’ambiente”: intervista al Ministro Costa

INTERVISTA ESCLUSIVA - In occasione dell'Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra, il Ministro Sergio Costa parla del Green deal, degli incentivi alle auto elettriche e dello smaltimento dei rifiuti sanitari che il Covid ha prodotto

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Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

La ripresa economica del Paese in seguto all’emergenza Coronavirus sarà “spinta verso il green”: sono le parole che il Ministro Sergio Costa ha pronunciato pochi giorni fa alla Camera.

Per questo motivo, il Green deal europeo ha un ruolo centrale per fronteggiare la crisi economica causata dal Covid-19 ed è stato sottoscritto da dieci ministri dell’ambiente dell’Unione Europea, tra cui l’italiano Sergio Costa, che ha la delega anche alla tutela del territorio e del mare.

In occasione dell’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra, il Ministro Costa ci ha rilasciato una lunga intervista in cui parla del Green deal europeo, degli incentivi all’elettrico, di sanificazione delle strade e di come potrebbe essere l’estate degli italiani.

Stiamo affrontando una crisi senza precedenti a livello globale, che si protrarrà anche in seguito all’emergenza sanitaria. Insieme ad altri suoi colleghi europei avete appena avanzato la proposta di un “Green New Deal”: in cosa consiste e in che modo queste misure saranno al centro della ricostruzione post-Coronavirus?

Il piano Von der Leyen prevedeva originariamente, prima del Covid-19, 1000 miliardi per l’ambiente e il clima: 100 miliardi l’anno per dieci anni. Il Coronavirus ha cambiato le carte in tavola, ma ci mette di fronte a un’opportunità, e non solo noi italiani, ma tutto il mondo: cambiare il paradigma ambientale ed economico, davvero, nel profondo. Abbiamo il dovere di costruire una nuova normalità green. Nel Green deal italiano confluiscono risorse ingenti sia della legge di Bilancio sia della legge Clima sia della legge Fraccaro. Adesso con le nuove risorse per la ripresa, siamo tutti chiamati a una rinascita green. Al ministero dell’Ambiente stiamo lavorando, inoltre, alla ‘Norma semplificazione’ che ha tre parole chiave: semplificazione, sburocratizzazione e velocizzazione. Termini complementari che significano agire per cambiare il sistema, naturalmente senza abbassare la soglia delle tutele ambientali.

Diversi studi recenti, tra cui un Position Paper congiunto della Società Italiana di Medicina Ambientale, individuano una correlazione diretta fra l’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione del virus Covid-19, che potrebbe anche spiegare una diffusione maggiore in certe regioni del nostro Paese. Che idea si è fatto in merito?

Abbiamo sempre sostenuto che il peso antropico determina l’inquinamento. La nostra risposta deve essere un aiuto concreto a inquinare di meno, attraverso strumenti che agevolino il concreto cambiamento del paradigma, come gli ecobonus per i cittadini, il credito d’imposta per le imprese, gli incentivi alla mobilità sostenibile. Credo che questa strategia sia il modo migliore per far partecipare tutti al cambiamento di paradigma necessario anche in chiave di lotta al cambiamento climatico. Dobbiamo invertire in maniera drastica e immediata l’abitudine all’eccessivo inquinamento e sfruttamento delle risorse naturali. È un modo di vivere non più tollerabile.

A proposito di inquinamento ha parlato recentemente di ulteriori possibili incentivi al mercato delle auto elettriche: in che modo potrebbero articolarsi, così da dare vigore ad un mercato che subirà verosimilmente un calo nelle vendite?

Ritengo che le famiglie debbano essere incentivate a passare a una mobilità più sostenibile che includa anche l’elettrico. Se vengono incoraggiate con finanziamenti economici a lasciare l’auto a diesel o a benzina, se vengono aumentate le colonnine di ricarica in tutti i Comuni, mettiamo i cittadini italiani nelle condizioni di entrare da protagonisti nella green economy. Se c’è una maggiore richiesta di auto ibride o elettriche, le case automobilistiche ne produrranno di più e, di conseguenza, abbasseranno i prezzi, alimentando sempre più un nuovo mercato che, a sua volta, sarà rinnovato e migliorato dai progressi della ricerca tecnologica. Chiaramente tutto questo va concordato con il Mise e deve essere realizzato con coraggio, ma senza che nessuno resti indietro.

Si parla molto della produzione di mascherine, ma poco del loro smaltimento. Come si gestisce a livello ambientale questo aumento vertiginoso di rifiuti sanitari?

Secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità del 14 marzo 2020, le mascherine devono essere smaltite nei rifiuti indifferenziati, sia per le utenze domestiche in cui non sono presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria, sia nel caso in cui vi siano. Si raccomanda di utilizzare almeno due sacchetti uno dentro l’altro, a seconda della loro resistenza. Inoltre, per le utenze in cui sono presenti soggetti positivi, l’Istituto superiore di sanità raccomanda che, oltre alle mascherine, tutti i rifiuti domestici, indipendentemente dalla loro natura e includendo i fazzoletti, i rotoli di carta, i teli monouso e i guanti, siano considerati indifferenziati. Inoltre, in questo caso, ci sono una serie di raccomandazioni come evitare l’accesso di animali da compagnia ai locali dove sono presenti i sacchetti di rifiuti e l’istituzione, da parte degli enti preposti, di un servizio dedicato di ritiro da parte di personale opportunamente addestrato. In diversi casi, le Regioni, intervenendo attraverso le ordinanze, hanno dato indicazioni specifiche che tengono conto delle condizioni locali. Ritengo che la gestione di questi rifiuti dovrà essere affrontata in modo più organico nella cosiddetta ‘fase 2’, anche attraverso circuiti di raccolta separati che consentano di destinare tali materiali agli impianti di smaltimento senza troppi passaggi intermedi ed evitando al massimo la manipolazione.

Allo stesso modo, un tema che è quasi scomparso dal dibattito pubblico è quello dell’igienizzazione delle strade. Quanto è effettivamente utile a contrastare il virus e a che punto siamo con la sua attuazione?

Sempre l’Istituto superiore di sanità ha fornito indicazioni sulla disinfezione delle strade e degli ambienti esterni in genere: ha confermato l’opportunità di procedere con la pulizia straordinaria delle strade per affrontare l’emergenza sanitaria con prodotti convenzionali. Inoltre, ha rilevato l’esistenza di informazioni contrastanti sull’uso di ipoclorito di sodio in maniera massiccia, la cui capacità di distruggere il virus è peraltro tutt’altro che accertata. Di questo e altro abbiamo discusso in videoconferenza con il Consiglio del sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa), in videoconferenza, analizzando la situazione dello spazzamento delle strade. Abbiamo stabilito di condividere alcune indicazioni uniformi sul territorio nazionale per minimizzare i possibili impatti ambientali dell’ipoclorito di sodio. In questa emergenza è più che mai essenziale che lo Stato, a tutti i livelli, lavori insieme e all’unisono.

Un’ultima domanda, che mi permetto di farle in quanto Ministro per la tutela del mare. Come si immagina l’estate degli italiani? Potremo godere delle nostre coste e in che modo?

E’ presto per fare previsioni attendibili: la situazione sanitaria è in continua evoluzione. Non sappiamo che cosa succederà realmente dopo il 3 maggio, figuriamoci dopo. Il governo è al lavoro sulla fase 2, coadiuvato da un comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto da Vittorio Colao che dialogherà con il comitato tecnico-scientifico per disegnare un nuovo modello organizzativo. Immagino che sarà un’estate diversa durante la quale, forse, le vacanze nelle aree naturalistiche di pregio del nostro Paese – penso ai nostri splendidi parchi nazionali, per esempio – potrebbero essere l’occasione per un turismo diverso, sostenibile non solo nei confronti dell’ambiente ma anche nei confronti di noi stessi. Naturalmente lo dovrà consentire la normativa nazionale e locale, nel rispetto degli standard di sicurezza per la salute di tutti noi. Vedremo se sarà possibile.