La società editoriale Gedi, di proprietà della famiglia Elkann, ha annunciato una partnership strategica con OpenAI, l’azienda che ha creato ChatGPT. Questo accordo permetterà al chatbot di intelligenza artificiale generativa più famoso al mondo di utilizzare link diretti agli articoli delle testate del gruppo nella propria versione italiana. L’accordo è stato annunciato durante l’evento Tech Week di Torino, alla presenza di Sam Altman, Ceo di OpenAI.
Proprio mentre si svolgeva questo evento però, la direttrice per la tecnologia Mira Murati ha annunciato il suo addio a OpenAI. Le dimissioni della dirigente albanese confermano il profondo cambiamento che l’azienda sta affrontando, per passare dall’essere una no profit creata per la ricerca sull’intelligenza artificiale a una grande realtà tecnologica.
Cosa prevede l’accordo tra Gedi e OpenAI
Il gruppo editoriale Gedi ha firmato un accordo di collaborazione con la società di sviluppo di intelligenza artificiale generativa OpenAI, che ha creato ChatGPT. La partnership permetterà al chatbot di integrare, all’interno delle proprie risposte alle domande fatte dagli utenti italiani, link diretti agli articoli delle testate del gruppo.
Gedi è una delle più importanti realtà del mondo dell’informazione in Italia. Controlla due dei quotidiani più importanti e diffusi del Paese, la Repubblica e La Stampa. Gestisce anche diverse edizioni italiane di periodici e siti famosi come National Geographic Italia, Limes, Le Scienze e HuffPost Italia. Ha anche una presenza attiva nel mondo radiofonico, con Radio Deejay, Radio Capital e Radio m2o. In passato aveva anche una vasta rete di quotidiani locali, recentemente smantellata. In suo possesso rimangono soltanto La Provincia Pavese e La Sentinella del Canavese di Ivrea.
L’annuncio è stato dato dal presidente di Gedi John Elkann. Il gruppo fa infatti riferimento alla stessa famiglia che, tramite la holding Exor, controlla il gruppo Stellantis e altre realtà come la squadra di calcio della Juventus.
“La partnership siglata con OpenAI fa parte del percorso di trasformazione digitale di Gedi e riconosce il suo ruolo di leadership nella produzione di contenuti di alta qualità all’interno del panorama editoriale italiano. Da oggi, gli utenti di ChatGPT potranno fare affidamento su articoli e analisi approfondite provenienti dalle nostre pubblicazioni, per ottenere informazioni di qualità su un’ampia gamma di argomenti, con particolare riferimento al contesto italiano. Questo accordo permette inoltre a Gedi di raggiungere un pubblico internazionale più ampio, grazie alle avanzate capacità di traduzione sviluppate da ChatGPT” ha dichiarato Elkann.
L’occasione di questo importante annuncio è stata la Tech Week di Torino, evento organizzato proprio da Gedi che quest’anno ha ospitato in presenza proprio l’amministratore delegato di OpenAI: Sam Altman: “È importante collaborare con gli editori di tutto il mondo affinché tutti possano avere accesso a informazioni accurate e affidabili nella propria lingua. Questa partnership riconosce l’alta qualità del giornalismo di GEDI e migliora l’esperienza di ChatGPT per milioni di persone in Italia e nel mondo” ha detto Altman durante la conferenza che lo ha visto protagonista.
I dubbi del garante della privacy sull’accordo
Gedi non è il primo gruppo editoriale italiano che raggiunge un accordo di collaborazione con OpenAI. Già più di un anno fa, nel luglio del 2023, Rcs Mediagroup, la società che controlla il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport e diverse testate locali e periodici, ha siglato una partnership per lo sviluppo di applicazioni basate sull’intelligenza artificiale da inserire all’interno dei propri siti e applicazioni.
Si tratta di un accordo molto diverso quindi da quello di Gedi. Nonostante questo, entrambi hanno attirato l’attenzione del garante della privacy. L’ente guidato da Pasquale Stanzione ha affermato in una nota di stare seguendo da vicino entrambe le partnership, valutando eventuali interventi se dovesse rilevare un pericolo per i dati riservati degli utenti italiani.
Già in passato il garante della privacy aveva avuto dubbi sul funzionamento di ChatGPT. Alla fine di marzo del 2023, proprio mentre il chatbot raggiungeva nuovi picchi di popolarità, l’autorità ne aveva bloccato il funzionamento nel nostro Paese proprio per dubbi riguardanti il trattamento dei dati personali degli utenti. Contestazioni simili erano state avanzate anche alla fine di gennaio del 2024, senza che però si arrivasse ad azioni vere e proprie contro il programma di OpenAI, ormai diffusissimo anche in Italia.
L’addio di Mira Murati: cosa succede dentro OpenAI
Proprio mentre Sam Altman presenziava alla Tech Week di Torino, la sua azienda veniva scossa da un’altra notizia di dimissioni all’interno della dirigenza. La CTO Mira Murati, che era stata anche brevemente amministratrice delegata durante il periodo in cui sembrava che Sam Altman sarebbe stato cacciato dalla società, a novembre del 2023, ha lasciato OpenAI. Si tratta dell’ultimo addio di alto livello dopo quelli del responsabile per la ricerca e sviluppo Bob McGrew e del vicepresidente per la ricerca Barret Zoph, sostituiti rispettivamente da Jakub Pachocki e Mark Chen.
“Siamo grati a tutti loro, sarà una bella transizione che aiuterà OpenAI a diventare sempre più forte. Si parlava di una ristrutturazione, ma non è assolutamente vero, abbiamo discusso di passare a uno stadio successivo e magari ci sono persone più predisposte di altre a passare a uno stadio successivo della loro vita” ha dichiarato Sam Altman alla Tech Week.
Anche se il Ceo lo nega, la trasformazione che sta avvenendo all’interno di OpenAI è radicale. Se non è tecnicamente una ristrutturazione, è un passaggio che cambia in maniera netta gli obiettivi della società. OpenAI è nata come una no-profit finalizzata alla ricerca sull’intelligenza artificiale. Alcuni cambiamenti recenti, tra cui il successo inaspettato di ChatGPT, hanno costretto la dirigenza a ibridare questa struttura aziendale, creando un ramo for profit più adatto a ricevere i massicci investimenti che fondi e società tecnologiche hanno iniziato a versare al suo interno.
OpenAI si sta inoltre preparando a concludere un accordo di finanziamento da 6 miliardi di dollari, una cifra molto alta per un’azienda delle dimensioni di quella di Sam Altman. Solitamente questo tipo di investimenti vengono fatti all’inizio della vita di una Startup molto promettente. OpenAI è ormai affermata, ma continua ad aver bisogno di moltissima liquidità per funzionare. A questo round di raccolta fondi parteciperanno, oltre ad alcuni fondi di investimento, anche Apple, Microsoft e Nvidia.