Intel in crisi annulla gli investimenti: che fine farà la fabbrica che doveva costruire in Italia

La grande azienda di processori Intel non sta riuscendo a farsi strada nel mercato dell'IA: le ragioni del fallimento del suo progetto in Italia

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 8 Settembre 2024 12:55

Intel, una delle più importanti aziende tecnologiche che opera nel mondo dei chip, sta attraversando un difficile periodo di crisi. Il piano per farla diventare uno dei più grandi produttori di processori al mondo sfruttando il successo dell’intelligenza artificiale generativa non sta funzionando come previsto e presto l’amministratore delegato Pat Gelsinger potrebbe annunciare altri licenziamenti dopo i 17mila già effettuati nel 2024.

Tra i più grandi problemi di Intel c’è quello della liquidità e dei costi troppo alti, alimentato anche dagli enormi investimenti programmati per i prossimi anni in fabbriche di chip in Europa e negli Usa. Spese così esose da far ipotizzare un freno, soprattutto al progetto tedesco, che era legato all’impianto da realizzare in Italia, mai concretizzatosi.

La crisi di Intel: perché il piano per l’IA non sta funzionando

Il piano del Ceo Pat Gelsinger per far diventare Intel una delle più grandi aziende di chip al mondo in grado di rivaleggiare con Nvidia e Tsmc non sta funzionando. Mentre i suoi concorrenti diventavano tra le aziende più ricche del mondo, la storica società americana ha perso negli ultimi mesi una parte sostanziale del proprio valore di mercato. Un’azione di Intel vale oggi il 60% in meno di quanto non valesse un anno fa.

Questo risultato è ancora peggiore se lo si guarda nel contesto del mercato dei chip odierno, in cui Intel doveva inserirsi con relativa facilità. Il successo dell’intelligenza artificiale, diventata negli ultimi due anni la tecnologia in grado di attrarre il maggior numero di investimenti al mondo, sta trascinando l’intero settore della manifattura di semiconduttori. Un segmento che Intel stava abbandonando e nella quale è tornata in fretta e furia, con enormi investimenti.

Spese che hanno però messo l’azienda in seria difficoltà. Soltanto una settimana fa Intel ha annunciato il licenziamento di 17mila persone in tutto il mondo, il 15% della sua forza lavoro. Una mossa che normalmente fa aumentare il valore delle azioni in vista di una maggiore profittabilità della società, ma che non ha sortito gli effetti sperati in Borsa. Per questo ora Gelsinger starebbe pensando a soluzioni più radicali.

Addio al progetto in Germania? Che fine ha fatto la fabbrica italiana

Tre le scelte dolorose che Gelsinger potrebbe prendere a breve. La prima è semplice, altri licenziamenti. Una prospettiva apprezzata dal consiglio di amministrazione ma meno dai dirigenti, che pur comprendendo la necessità di tagli alle spese avrebbero sottolineato quanto queste operazioni pesino sul morale dei dipendenti che rimangono. La seconda strada sarebbe quotare in Borsa Altera, società specializzata nella produzione di chip acquisita da Intel nel 2015 per 16,7 miliardi di dollari.

La terza strada sarebbe la più diretta, ma anche la più complessa: rinunciare agli investimenti negli impianti di produzione dei chip. L’indiziato principale sarebbe la futura fabbrica tedesca di Intel, che insieme ai centri in Francia e Polonia doveva costituire il nuovo polo europeo dell’azienda nella produzione di chip. Un progetto che avrebbe dovuto anche coinvolgere l’Italia, con un impianto miliardario di cui si è parlato per anni, fin dagli ultimi mesi del Governo Draghi. La sua mancata realizzazione potrebbe essere stata una prima avvisaglia delle difficoltà di Intel.