Google a pagamento, IA e ricerche potenziate saranno parte di un abbonamento

Il colosso del web starebbe ragionando sulla prossima grande mossa. Una possibile rivoluzione della navigazione, garantita soltanto a una fetta di pubblico

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 6 Aprile 2024 06:00

Per la maggior parte dei naviganti online, il web equivale a Google. Questa non è di certo l’unica alternativa per muoversi tra un sito e l’altro, certo, ma senza alcun dubbio la più nota, usata e diffusa al mondo.

Il solo pensiero che in un domani non troppo distante Google possa diventare a pagamento, comporta più di un sopracciglio alzato. Considerando la posizione dominante sul mercato, il colosso non avrebbe alcuna necessità di tagliare di colpo la propria fetta di utenti, favorendo la concorrenza. Il pagamento, dovesse attuarsi in termini di strategia, riguarderà soltanto alcuni strumenti extra. Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio.

Nuova strategia

In un mondo come quello tecnologico, in cui si vive in uno stato di continua evoluzione, Google rappresenta una sorta di costante. È mutato, e tanto, nel corso degli ultimi anni, sia chiaro, ma è riuscito a restare gratuito.

Nessuna sorpresa sotto questo aspetto, almeno fino a oggi. Il modello di business si fonda prevalentemente sulla vendita di pubblicità. Una pratica tanto redditizia da garantire la gratuità per il pubblico di massa. Stando a quanto riportato dal Financial Times, però, tutto ciò starebbe per cambiare. C’è un nuovo modello all’orizzonte, almeno per quanto concerne alcune specifiche funzionalità.

A cambiare le carte in tavola è l’intelligenza artificiale, che ha travolto il mondo in un lasso di tempo molto breve e promette una trasformazione radicale. Il colosso ha già proposto differenti prodotti in questo ambito, come ben dimostra SGE, ovvero Search Generative Experience. Gli utenti godono di un servizio molto utile, che evidenzia, con tanto di colorazione specifica, una risposta adeguata e, seppur breve, esaustiva, alle proprie domande. Il tutto sulla base di informazioni generate dall’intelligenza artificiale. La società ha scelto di non implementare tale strumento per tutti gli utenti, il che evidenzia come dei ragionamenti sulla miglior strategia possibile da attuare siano ancora al vaglio.

Google a pagamento

Perché mai un prodotto come SGE non è disponibile per tutti? Il motivo è presto spiegato. Si tratta infatti di un’arma a doppio taglio. Offrire all’utente medio, che non ha necessità di approfondire in maniera eccessiva, una risposta rapida e generata dall’IA, spinge a un calo drastico dei click sui siti web.

Un intero sistema rischierebbe così di crollare. Google ha interesse nel veder fiorire i siti web che rispettano le sue direttive. Un danno a loro rappresenterebbe, infatti, una crepa enorme nelle entrate derivanti dagli annunci pubblicitari (nel solo 2023 ha generato 175 miliardi di dollari per il colosso di Mountain View).

Se da un lato la “ricerca intelligente” rappresenta qualcosa di fondamentale, occorre tener d’occhio i conti e procedere con cautela. Da qui l’idea, al vaglio, di rendere il tutto parte di un piano di abbonamento. La ricerca AI porterà dunque delle entrate, al fine di compensare le perdite pubblicitarie.

Un sistema equilibrato, in grado di tutelare l’azienda e il sistema dei click fondamentali per i siti web. Soltanto una ridotta fetta del pubblico sarà disposta a pagare per determinati servizi extra, soprattutto in connessione a specifiche necessità lavorative. Il resto dei naviganti continuerà a muoversi online come ha sempre fatto.

Si tratta per il momento di indiscrezioni, dunque non è possibile parlare di tempistiche per questa rivoluzione. Nessuna decisione sarebbe stata ancora presa, con al vaglio la chance di non rinunciare agli annunci pubblicitari anche nella versione a pagamento. Il futuro è IA, nel bene e nel male, e non resta che continuare ad aggiornarsi.