Google come Meta, no al fact checking dell’Ue: l’esempio pro Trump di Elon Musk

Google respinge le regole UE sul fact-checking, sostenendo che non sono adatte ai suoi servizi, seguendo l'approccio libertario di Trump e Musk

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 17 Gennaio 2025 18:54

Google, la società californiana che include anche YouTube, prende le distanze dalle normative europee previste dal Digital Services Act (Dsa). Un documento interno, ottenuto da Axios, conferma che il colosso tecnologico non implementerà strumenti di verifica delle informazioni nei suoi risultati di ricerca o nei contenuti video. Una decisione che segue l’approccio statunitense, condiviso da X (ex Twitter) sotto la guida di Elon Musk.

Big G e il confronto con l’Europa

Google ha comunicato all’Unione Europea che non intende aggiungere il fact-checking ai risultati di ricerca e ai video sulla piattaforma YouTube. Non introdurrà alcun sistema per classificare o rimuovere i contenuti. Lo ha reso noto Axios, che ha visionato il documento presentato dall’azienda a Bruxelles.

Il colosso di Mountain View, che non ha mai incluso il fact-checking nelle sue pratiche di moderazione, aveva già fatto sapere di non voler cambiare questa politica.

Kent Walker, presidente degli affari globali di Google, ha formalizzato la posizione dell’azienda in una lettera indirizzata a Renate Nikolay, vicedirettrice per i contenuti e la tecnologia della Commissione europea. Secondo Walker, l’integrazione del fact-checking richiesta dal Dsa non è “appropriata o efficace” per i servizi di Google, che non si impegnerà a rispettarla. Il regolamento europeo, il primo al mondo nel suo genere, obbligherebbe infatti Google a integrare i risultati del fact-checking nei motori di ricerca e nei video di YouTube. Questo rappresenta un vincolo che l’azienda non è disposta ad accettare.

Il modello delle segnalazioni su Youtube

Walker ha ribadito che l’approccio attuale dell’azienda funziona, citando il successo registrato durante un’annata elettorale intensa a livello globale. Ha inoltre sottolineato l’introduzione di una funzione su YouTube nel 2024, che consente agli utenti di aggiungere note contestuali ai video. Questo strumento, che richiama le Community Notes di X, riflette il contributo della comunità nel combattere la disinformazione. Meta, a pochi giorni di distanza, ha annunciato l’adozione di un sistema simile.

Trump, Musk e la visione americana dei social

Manco a dirlo, Donald Trump ed Elon Musk hanno avuto un ruolo decisivo nel ridisegnare le politiche dei social media, spingendo per una gestione meno restrittiva dei contenuti. Durante la sua presidenza, Trump ha attaccato le piattaforme accusandole di penalizzare le voci conservatrici. Dopo il ban da Twitter nel 2021, ha lanciato Truth Social, una piattaforma che mira a garantire una libertà di espressione senza filtri. Questa iniziativa rifletteva la sua sfida alle pratiche di moderazione allora in vigore.

Elon Musk invece, con l’acquisizione di Twitter nel 2022, ha cambiato drasticamente le regole del gioco. Ribattezzata X, la piattaforma ha eliminato i programmi di fact-checking indipendenti, affidandosi piuttosto alle segnalazioni degli utenti. Musk ha promosso una libertà di espressione che ha suscitato critiche, soprattutto in Europa, dove le normative richiedono un maggiore controllo sui contenuti.

Un effetto domino tra le Big Tech

Le mosse di Musk hanno influenzato giganti come Meta. Mark Zuckerberg non ha perso tempo e ha eliminato il programma di verifica indipendente su Facebook e Instagram, optando per un sistema simile alle Community Notes di X. Questa scelta dimostra come l’approccio meno interventista stia guadagnando terreno tra le big tech, ridisegnando il panorama della moderazione dei contenuti.

Il Digital Services Act e il confronto con l’Europa

Il Digital Services Act rappresenta uno sforzo dell’Unione europea per regolamentare le piattaforme digitali, imponendo maggiore responsabilità nella gestione dei contenuti. Tuttavia, la visione europea si scontra con quella delle aziende tecnologiche statunitensi, che preferiscono soluzioni più flessibili. La Commissione europea ha già avviato un’indagine su X per valutare la gestione delle informazioni e la trasparenza dei dati pubblicitari, ma il confronto con i giganti della tecnologia rimane aperto.