Mascherine Ffp2, ecco i codici certificati CE non a norma e lo strumento di verifica Ue

Quali mascherine ci proteggono davvero dal Covid e quali invece, nonostante una marchiatura apparentemente corretta, no? Come fare a verificarle?

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Ormai quasi un anno fa noi di QuiFinanza avevamo approfondito la questione delle mascherine Ffp2 che, pur riportando un certificato CE, di fatto non risultavano davvero sicure.

È il caso ad esempio delle mascherine marchiate CE 2163 certificate dal laboratorio Universalcert e delle note U-Mask, ribattezzate “mascherine dei vip” e ritirate dal mercato dopo che il Ministero della Salute aveva parlato di “potenziali rischi per la salute” definendo lacunoso il processo di certificazione. Stesso discorso anche per dei lotti di mascherine cinesi, con ben 12 modelli ritirati perché non sicuri).

Un anno fa era stato anche scoperto che quasi la metà delle mascherine cinesi acquistate dall’ex commissario Covid Domenico Arcuri nei primi sette mesi di pandemia, validate anche dal Comitato Tecnico Scientifico e distribuite nelle Asl di tutta Italia, non erano sicure. Questo è quanto era emerso dalle indagini effettuate dalla Procura di Gorizia. 250 milioni di mascherine, Ffp2 e Ffp3, non a norma eppure fatte indossare al personale medico-sanitario soprattutto.

Di cosa non fidarsi quando si parla di mascherine

A parte il caso delle CE 2163 e della U-Mask, numerose sono sempre più spesso le segnalazioni che mettono in guardia da presunti certificati o altri documenti utilizzati come base per la marcatura CE delle mascherine Ffp2, FfpP3 e di alcuni dispositivi per la protezione degli occhi, che però non hanno valore legale e dunque non possono essere utilizzati come conclusione della valutazione della conformità.

Non è chiaro se questi documenti siano stati effettivamente rilasciati dalle stesse organizzazioni o se siano falsi, anche se è probabile che molti documenti falsi vengano presentati come prova di conformità.

Molti istituti offrono la possibilità di verificare la validità del “certificato” sul proprio sito web. In questi casi, una risposta “valida” non rende il documento un certificato legalmente valido. Significa solo che l’istituto riconosce di aver rilasciato lo pseudo certificato a un dato produttore per il prodotto menzionato.

Lo strumento Ue di verifica di conformità delle mascherine

Intanto, in Europa qualcosa si è mosso già da tempo. L’Ue ha messo da mesi a disposizione di tutti un utilissimo strumento gratuito e online per verificare che le nostre mascherine siano sicure. Su questo sito ufficiale è possibile scoprire se il produttore ha completato il necessario iter di certificazione CE.

Per verificare la sicurezza dei dispositivi di protezione, in questo database è possibile per chiunque di noi verificare se la mascherina che abbiamo acquistato rispetta o meno gli standard di sicurezza e se la società che la vende è in regola.

Ma come funziona il processo di accreditamento? In primo luogo deve essere fornita e verificata la Dichiarazione di conformità (DoC).

Per i prodotti importati da Paesi extra UE (inclusi quelli EFTA e altri partecipanti al mercato unico), l’importatore deve assicurarsi che il produttore abbia effettuato la valutazione di conformità come previsto dal regolamento DPI (UE) 2016/425. Nel caso in cui ci siano dubbi sulla DoC o non ci siano DoC disponibili o ci siano importazioni da Paesi extra UE, è addirittura necessario controllare la certificazione.

La lista degli istituiti non autorizzati per i DPI

Non solo. Nel frattempo a Bruxelles è nata anche la European Safety Federation, che ha pubblicato una lista con tutti i certificati sospetti.

La European Safety Federation è un’associazione di categoria senza scopo di lucro di fornitori di DPI, che, per sua stessa ammissione, fornisce informazioni al mercato, ma non ha “alcun ruolo ufficiale nell’attività di certificazione, valutazione della conformità, registrazione o sorveglianza del mercato per i DPI”.

Finora, spiega la European Safety Federation, ha analizzato “certificati” su carta intestata o che utilizzavano il logo o il nome dei seguenti istituti con sede in Europa. Gli istituti non sono un organismo notificato competente per i DPI menzionati nel documento o i documenti sono falsi. Ecco di quali si tratta:

  • ICR Polska: ICR non è un organismo notificato per DPI (lo è per altri prodotti)
  • CELAB: CELAB non è un organismo notificato per i DPI (lo è per altri prodotti)
  • ECM (Ente Certificazione Macchine): l’ente notificato ECM 1282 accanto a CE – ECM non è un organismo notificato per DPI (lo è per altri prodotti), quindi questa marcatura non è valida
  • ISET (Instituto Servizi Europei Technologici): sul sito web ha una pagina con falsi certificati. ISET è un organismo notificato per alcuni tipi di DPI, ma non per protezione respiratoria
  • NPS
  • Amtre Veritas
  • Ispezione e certificazione STS
  • Test e certificazione VIC
  • BSI Test Limited: usa il finto “certificato di conformità” emesso da “BSI Test Limited, Londra” che non è però emesso dall’organismo notificato per PPE BSI e questo è confermato dall’organismo stesso, quindi non è un certificato Ue valido
  • ISP (UK Inspec International)
  • NTC (Nationaux de Certification Technique – CHCS)
  • Ecole Supérieure du Bois: il nome e l’indirizzo dell’Ecole Supérieur du Bois in Francia è utilizzato insieme al nome Euroscene Business Solutions Limited. L’Ecole Supérieure du Bois è attiva nei prodotti da costruzione e conferma di non rilasciare certificati per DPI. Non ha alcun rapporto con Euroscene Business Solutions Limited. “Questo è chiaramente un documento falso che abusa del loro nome”
  • Sapo (Sapo Certification & Testing Laboratory Limited)
  • Servizi di certificazione internazionale QCS
  • TSU Slovacchia (Technicky skusobny ustav Piestany): questo organismo notificato (NB 1299, competente per prodotti diversi ma non per DPI) ha fornito l’esempio di un “certificato” utilizzando il loro nome e logo, ma non rilasciato dall’istituto. Anche in questo caso, spiega la European Safety Federation, si tratta di un documento falsificato che abusa del nome dell’organismo notificato
  • UK Global: l’indirizzo sul certificato è a Londra, Regno Unito.

La lista dei certificati falsi

In altri casi, precisa ancora la European Safety Federation, i certificati sono falsificati utilizzando il nome, il logo o il layout di alcuni organismi notificati per DPI, che però non possono essere incolpati di abuso perché loro stessi vittime di frodi. Eccoli:

I codici CE non a norma: quali mascherine non comprare

Al momento, ci sono alcuni organismi della lista realmente esistenti ma non autorizzati dall’Ue a certificare DPI delle vie respiratorie. Quindi tutte le mascherine Ffp2 che riportano questi codici non sono a norma, poiché hanno usato per delle mascherine il codice di un ente autorizzato a certificare altri prodotti:

  • ICR Polska (Polonia) CE 2703
  • CELAB (Italia) CE 2037
  • ECM (Italia) CE 1282
  • ISET (Italia) CE 0865
  • TSU Slovakia (Slovacchia) CE 1299.

Tutte le info sulla procedura di verifica affinché i dispositivi medici e i dispositivi di protezione individuale possano essere legalmente immessi sul mercato Ue e quindi acquistati e utilizzati, anche nel contesto Covid-19, le trovate in un documento pubblicato dalla Commissione europea che potete scaricare qui.

Qui trovate dove sono obbligatorie adesso le mascherine Ffp2, dove comprarle, quanto costano, anche per bambini.