I numeri dei contagi Covid in Italia sfiorano il milione in 2 settimane appena. Durante il periodo che va dal 20 dicembre al 2 gennaio sono stati segnalati esattamente 934.886 nuovi casi, di cui 721 morti. Come ha spiegato il commissario all’emergenza generale Figliuolo, “la variante Omicron è stata una variabile che ha scombussolato i piani, i contagi sono tanti però sono legati anche a molti tamponi fatti” ha spiegato a “Mezz’ora in più” su Rai Tre.
La crescita esponenziale dei contagi, tuttavia – ed è fondamentale sottolinearlo – è stata accompagnata a una crescita lineare dell’ospedalizzazione e delle terapie intensive. Un rischio di terapia intensiva estremamente superiore per i non vaccinati. “Se noi facciamo un confronto tra i dati di questi giorni e quelli dell’anno scorso, con un decimo dei contagi, allora avevamo molte più ospedalizzazioni e decessi”. Dimostrazione plastica che la barriera dei vaccini ha funzionato: “Nei 120 giorni la barriera tiene molto”.
Quanto rischiano davvero i non vaccinati
E proprio mentre scatta il lockdown per i non vaccinati (qui tutte le regole), i dati sui ricoveri e sui decessi per i no vax sono più chiari che mai. Il rischio di ricovero in terapia intensiva per Covid per i non vaccinati è ben 25,7 volte più alto rispetto a quello che si calcola fra i vaccinati con terza dose booster. Il rischio di morte per i no vax invece è 26,2 volte più alto rispetto a chi ha fatto le tre dosi di vaccino.
Il dato arriva dall’ultimo report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità sull’epidemia in Italia. Il tasso di ricovero in terapia intensiva è di 23,1 per 100mila per i non vaccinati e crolla invece a 0,9 ogni 100mila per i vaccinati con booster. Per i vaccinati da più di 120 giorni è pari a 1,5 ogni 100mila, e scende a 1 ogni 100mila per i vaccinati da meno di 4 mesi.
Numeri ancora più evidenti per la fascia degli over 80
Il divario risulta ancora più ampio se si considera la fascia degli over 80. Calcolando il tasso di ospedalizzazione, nella fascia 80+, nel periodo 19 novembre-19 dicembre per i non vaccinati (712,7 ricoveri per 100mila) si evidenzia come questo sia circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (80,7 ricoveri per 100mila) e circa 42 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (17,0 ricoveri per 100mila), scrive l’Iss.
Nello stesso periodo, sempre tra gli over 80, il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati è circa 13 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro 120 giorni e circa 48 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose booster. Analizzando il tasso di decesso, nel periodo 12 novembre-12 dicembre, nei non vaccinati è circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 120 giorni e 74 volte più alto rispetto ai vaccinati con terza dose.
Quanti vaccini in Italia
In questo momento, e mentre oltre mezza Italia finisce in zona gialla (15 Regioni o Province autonome sono in giallo dal 10 gennaio), su una platea che è stata vaccinata di 46 milioni e 600mila circa di italiani, sono stati effettuati quasi 23 milioni di booster, quasi il 50%. “Questo ci pone ai primissimi posti in Europa – spiega Figliuolo -. I numeri stanno crescendo anche grazie all’introduzione dell’obbligo vaccinale”.
Proprio due giorni fa il commissario ha emanato una circolare con la quale diceva alle Regioni di attivare delle finestre straordinarie per gli over 50 in modo da non andare ad alterare le prenotazioni già fatte e prevedere dove possibile l’ingresso libero senza prenotazione agli hub vaccinali.
Il target dato alle Regioni per la prossima settimana è di 580mila dosi al giorno, tranne sabato e domenica in cui è stato previsto un numero più basso, e poi dalla settimana dopo ancora arriveremo a 600mila. “Il problema non sarà raggiungere entro il 1° febbraio i 2 milioni, ma di convincere queste persone a presentarsi. Noi le dosi le abbiamo”.
L’Italia in estate ha fatto una buona scorta che, unita agli arrivi, fa sì che da gennaio abbiamo la disponibilità di più di 27 milioni di dosi: 27,7 se consideriamo anche quelle pediatriche.
Attenzione alle reinfezioni
Un altro dato evidente che emerge dal report Iss è poi quello relativo alle reinfezioni. Dal 24 agosto al 5 gennaio sono stati segnalati 36.082 casi di reinfezioni Covid, pari al 2% del totale dei casi notificati.
I dati riportati si riferiscono principalmente alla circolazione della variante Delta, ma fino al 13 dicembre ogni settimana le reinfezioni rappresentavano circa l’1% del totale dei casi notificati. Nelle ultime due settimane, sebbene il dato sia ancora in fase di consolidamento, si osserva un aumento della percentuale di reinfezioni che sale dal 2,4% della settimana precedente al 3,1% nell’ultima settimana.
Questo incremento è verosimilmente attribuibile all’incremento della circolazione della variante Omicron in Italia. Un recente studio pubblicato nel Regno Unito dall’Imperial College ha per esempio evidenziato come la circolazione della variante Omicron sia associata a un rischio relativo di reinfezione di 5,41 volte superiore rispetto alla variante Delta.
Gli esperti spiegano anche che la probabilità di contrarre una reinfezione risulta più elevata nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con almeno una dose e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.
Bambini, scuola e vaccini
Figliuolo ha anche confermato che la pillola Merck anti-Covid sta per arrivare anche in Italia. “Quasi 40mila trattamenti arriveranno la prossima settimana. Andranno ai pazienti che hanno le maggiori probabilità di avere un esito grave della malattia” spiega.
Parlando della scuola, poi, il commissario ha sottolineato che è importante il ritorno a scuola, nonostante l’aumento esponenziale dei casi tra i più piccoli non ancora vaccinati (qui i dati sui bambini e perché è fondamentale vaccinarli il prima possibile). “Le scuole sono luoghi sicuri, con le mascherine, con il distanziamento, ed è importantissimo dal punto di vista sociale, anche di equità sociale. E’ importante il tracciamento, il testing, noi ci siamo già attivati prima di Natale”.
E infine anticipa di aver già preparato un piano di transizione, che aggiorna “costantemente”: “Bisogna vedere come evolve la situazione – spiega – in modo da passare tutte le competenze e le attività in un regime di normalità. Questo farà preoccupare qualche ministero magari, ma piano piano ognuno si dovrà riprendere il suo”.