Covid incontenibile, peggiorano tutti i dati: chi rischia e chi si salva

Aumentano ancora tutti i parametri relativi al Coronavirus in Italia. Ecco chi rischia di più il cambio colore lunedì 17 gennaio

Pubblicato: 14 Gennaio 2022 12:54

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Aumenta ancora l’incidenza settimanale Covid a livello nazionale. Stando a quanto riportato nell’ultimo bollettino Iss, l’incidenza nell’ultima settima è di 1.988 ogni 100mila abitanti, contro i 1.669 della settimana scorsa. Anche l’Rt aumenta ancora: nel periodo 22 dicembre 2021 – 4 gennaio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,56, più alto rispetto alla settimana precedente e ben al di sopra della soglia epidemica pari a 1.

I dati Covid della seconda settimana di gennaio

In leggera diminuzione invece l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, a 1,2, contro 1,3 della settimana precedente. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 17,5% secondo la rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 13 gennaio, contro il 15,4% del 6 gennaio. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 27,1%, contro il 21,6% precedente.

13 Regioni o Province autonome sono classificate a rischio alto, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione, e 8 risultano classificate a rischio moderato. Tra queste, 5 sono però ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Quasi tutte riportano almeno una singola allerta di resilienza, e ben 10 riportano molteplici allerte di resilienza.

Raddoppia il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione, il che indica, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che i sistemi di tracciamento sono saltati ovunque. La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è infatti in forte diminuzione: 13% contro 16% la scorsa settimana.

Le Asl sono completamente in tilt, riuscire a fare un tampone molecolare è praticamente un’impresa impossibile in tempi normali, i medici di base sono intasati da richieste burocratiche che spesso non sanno come gestire, come per il rilascio del certificato di guarigione dal Covid, ad esempio, che sta creando problemi enormi.

Le Regioni che rischiano la zona arancione

A causa della variante Omicron sempre più presente nel nostro Paese (qui i sintomi più comuni nei vaccinati), molte le regioni in bilico che rischiano il passaggio in zona gialla o addirittura arancione con regole più restrittive.

A rischiare il passaggio in arancione (qui le regole della zona arancione), in particolare, è la Valle d’Aosta. Dalle tabelle del monitoraggio della Cabina di regia, la Valle d’Aosta ha superato la soglia del 50% per i ricoveri (53,5%) e quella del 20% per le terapie intensive, arrivata al 21,2%.

A rischiare l’arancione è anche la Sicilia, arrivata al 33,9% per l’area medica e al 19,4% per le terapie intensive. Situazione simile per il Friuli Venezia Giulia e la Liguria.

La mossa del Piemonte per salvarsi

Si salvano invece Piemonte e Lombardia. Con una sorta di escamotage, comunque lecito, il Piemonte resta in giallo dopo aver aumentato il numero di posti letto. Giochino semplice, per evitare la retrocessione. Nella settimana 3-9 gennaio in Piemonte il numero dei nuovi casi e dei focolai cresce, come nel resto del territorio nazionale.

L’Rt puntuale calcolato sulla data di inizio sintomi passa da 1.44 a 1.88 e la percentuale di positività dei tamponi sale al 30%. L’incidenza è di 2.227,32 casi ogni 100 mila abitanti. Il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva è del 23,2% e quello dei posti letto ordinari è del 28,4%.

“In queste settimane è stato fatto un lavoro di potenziamento della disponibilità di posti letto da destinare ai pazienti Covid – ha spiegato l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. Questo, in condivisione con il Ministero, e in linea con quanto già fatto da altre Regioni, ha consentito di aggiungere in area medica altri 970 posti ai 5.824 che facevano già parte della potenzialità del Piemonte.

In particolare, 500 nuovi posti sono frutto della collaborazione con il sistema sanitario privato e gli altri della riorganizzazione nelle aziende sanitarie previste dal nostro piano pandemico.

Il Piemonte si conferma quindi in zona gialla, osservando peraltro negli ultimi giorni un rallentamento della crescita dei nuovi casi, segnale positivo e indicativo dell’avvicinamento al plateau. Anche se come sempre deve rimanere altissima l’attenzione di tutti.

Le Regioni che rischiano la zona gialla

Forte è sempre di più il richiamo a chi ancora non si è vaccinato: il vaccino è l’unico modo che abbiamo per contenere le ospedalizzazioni nelle forme gravi a cui può portare il Covid.

Oltre al Piemonte, è lungo l’elenco dell’Italia in giallo: Lombardia, Lazio, Abruzzo, Toscana, Valle d’Aosta. Emilia Romagna, Liguria, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Province autonome di Trento e Bolzano. In zona bianca invece al momento ci sono Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Umbria.

Ma la Campania di De Luca, unica Regione in Italia che aveva posticipato la riapertura delle scuole, decisione poi revocata dal Tar, rischia il giallo. Per il passaggio in zona gialla i parametri sono il tasso di occupazione dei posti letto ospedalieri nei reparti ordinari al 15% e quello nelle terapie intensive al 10%. La Campania, nei dati di oggi, è al 25,8% per le aree mediche e 10,6% per le terapie intensive. E’ quindi a forte rischio di cambiare zona. La Puglia è a ridosso, al 17,8% per le prime e al 10% per le seconde. Mentre l’Umbria si salva di poco, è al 32,3% per le prime e al 9,4% per le seconde.

Come cambia il conteggio dei positivi nel bollettino Covid giornaliero

Intanto, il ministero della Salute ha accolto le richieste delle Regioni e ha deciso di modificare radicalmente la modalità di conteggio del numero dei positivi nel bollettino quotidiano dei dati Covid. Dal computo giornaliero dei nuovi contagi Covid verranno scorporati i pazienti ricoverati in ospedale per cause diverse ma risultati positivi al Covid.

Nella circolare si legge che “il paziente ricoverato per cause diverse che risulti positivo al test per Sars-Cov-2, ma asintomatico per Covid 19, qualora sia assegnato in isolamento al reparto di afferenza della patologia per la quale si rende necessario il ricovero, pur essendo tracciato come ‘caso’ non sarà conteggiato tra i ricoveri dell’area medica Covid, fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi e di sicurezza dei pazienti”.

In sostanza, i pazienti ricoverati in ospedale che si sono sottoposti a un test Covid e risultati positivi, se asintomatici, saranno contati come caso Covid ma senza essere inclusi nel totale dei ricoverati per Covid. Resterà ovviamente garantita la sicurezza dei pazienti, secondo il principio di separazione dei percorsi e delle aree di isolamento.

Questa decisione comporta dunque un ricalcolo delle percentuali di posti letto occupati in area medica e in terapia intensiva da pazienti Covid, con conseguenti ripercussioni anche sui passaggi di colore delle regioni. Nessuna novità invece per quanto riguarda la definizione di caso Covid: i positivi ricoverati “vanno tracciati come casi e comunicati ai sistemi di sorveglianza esistenti”, recita la circolare.

La nuova regola entra in vigore il 1° febbraio 2022, quando nel bollettino apparirà la dicitura “pazienti Covid ricoverati per cause diverse”, che sarà dunque separata dagli altri ricoveri. Nel frattempo, ci sarà un appunto tra le note generali per distinguere i pazienti ricoverati per altri motivi.