Il balletto delle scuole: si torna in Dad? Cosa succederà nelle prossime settimane

Il Tar ha stabilito l'immediato rientro a scuola per tutti gli studenti delle scuole campane. In Sicilia invece possibile nuova proroga per le lezioni in presenza

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Redazione

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Caos scuola, ancora una volta. Un rientro “mozzato”, si potrebbe dire, quello di ieri 10 gennaio. Secondo le stime dei presidi, le assenze di prof e personale ATA in tutta Italia si aggirano attorno al 10%. Stesso discorso per gli studenti, dove la percentuale è molto simile.

Si torna in Dad?

Tantissime le classi già in Dad, e carenza di organico ovunque, con difficoltà enormi nel trovare supplenti dei prof assenti, in particolare quando questi ultimi risultino sospesi perché over 50 che non vogliono vaccinarsi (il vaccino anti-Covid per gli over 50 è ormai fissato per legge e in vigore). “Il personale sospeso può rientrare appena si vaccina e i supplenti tendono a non accettare incarichi di cui non si conosce la durata minima”, spiegano i presidi.

Ma nella conferenza stampa a margine delle nuove misure anti-Covid introdotte dal governo, è lo stesso premier Mario Draghi a difendere strenuamente la scuola in presenza. “Non ha senso chiudere la scuola prima di tutto il resto, non ci sono i motivi per farlo, la situazione è molto diversa grazie ai vaccini e il governo ha la priorità che la scuola stia aperta in presenza” dice.

Quanto alla didattica a distanza, è chiaro come inasprisca le disuguaglianze: “Basta vedere gli effetti della diseguaglianza tra studenti creata dalla Dad lo scorso anno per convincersi che questo sistema scolastico provoca diseguaglianze destinate a restare”. E anche se “probabilmente” ci sarà un aumento di Dad nelle prossime settimane, ma è “da respingere il ricorso generalizzato alla didattica a distanza” chiarisce il premier.

Scuole riaperte in Campania: perché il Tar ha bocciato l’ordinanza di De Luca

In tutte le Regioni il sistema scuola sta esplodendo. E le nuove regole sulla quarantena, per quanto attese e sensate, si preannunciano già fonte di ulteriori disastri.

Ma intanto il governatore della Campania Vincenzo De Luca viene bocciato dal Tar. Le scuole di ogni ordine e grado, da martedì 11 gennaio, hanno riaperto anche in tutta la Campania. La quinta sezione del Tar Campania ha accolto il ricorso, presentato da alcuni genitori contro l’ordinanza del presidente della Regione, nella parte in cui si rinvia al 29 gennaio la ripresa della didattica in presenza per le scuole dell’infanzia, elementari e medie.

Il decreto del Tar stabilisce l’immediato ripristino delle modalità di presentazione e di fruizione dei servizi educativi, scolastici e didattici. Hanno dunque riaperto questa mattina nidi, asili, elementari, medie e superiori su tutto il territorio campano.

L’ordinanza firmata l’8 gennaio dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, scrive il presidente della quinta sezione del Tar Campania, è “palesemente contrastante rispetto alle scelte, politiche, operate a livello di legislazione primaria, peraltro incidente in maniera così evidentemente impattante sui livelli uniformi (a livello nazionale) di fruizione di servizi pubblici tra i quali quello scolastico”.

E infatti la Campania è stata l’unica Regione italiana a non riaprire le scuole il 10 gennaio, con la sola eccezione della Sicilia, che ha posticipato il rientro di tre giorni, ma trattandosi di una Regione autonoma gode di poteri di autonomia diversi.

Secondo il Tar della Campania, la normativa di rango primario, e dunque sovraordinata rispetto all’eventuale esercizio del potere amministrativo, disciplina in maniera specifica la gestione dei servizi e delle attività didattiche in costanza di pandemia, al fine di ‘prevenire il contagio’ e di garantire, nel contempo, il loro espletamento ‘in presenza’”. Questo esclude che possano trovare spazio ordinanze che regolino diversamente gli stessi settori di attività.

Le ordinanze emergenziali si giustificano nell’ordinamento, e si fanno legge nel caso concreto, solo dove ricorra, oltre all’urgenza, la mancanza di altra regola che abbia previsto la fattispecie e l’abbia regolata”.

Non è questo il caso, secondo il Tar Campania, in quanto il decreto legge emanato dal governo Draghi ha proprio tenuto conto dell’emergenza specifica e ha disciplinato il settore scolastico proprio nel caso preso in considerazione dall’ordinanza impugnata, ossia la permanenza dello stato di emergenza con tutto ciò che ne consegue: eventuale aumento dei contagi, carico sulle strutture sanitarie, difficoltà nei trasporti e così via.

Infine poi la Campania non è classificata in zona rossa e quindi il solo dato dell’aumento dei contagi, neppure specificamente riferito alla popolazione scolastica e peraltro neppure certo, spiega il Tar, non producono la situazione di eccezionalità straordinaria che potrebbe consentire eventualmente una deroga alla legge nazionale.

“Non risulta peraltro – si legge ancora nella sentenza del Tar – alcun focolaio né alcun rischio specificamente riferito alla popolazione scolastica, generalmente intesa”. Secondo il giudice amministrativo, la sospensione della didattica in presenza decisa dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca “neppure sembra sottendere una compiuta valutazione di adeguatezza e proporzionalità”.

Rientro a scuola rinviato ancora in Sicilia?

Mentre in Campania il governatore è costretto a fare un passo indietro, in Sicilia l’assessore regionale alI’Istruzione, Roberto Lagalla, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico a Palermo, ha avanzato invece l’ipotesi di un possibile ulteriore slittamento del ritorno a scuola sull’Isola, che come dicevamo era già stato spostato di 3 giorni. Forse, dice, di altri due giorni.

“Qualcuno ritiene che questo rinvio sia strumentale e che non possa modificare nulla nel corso dei tre giorni ma se si fa riferimento a quanto richiesto dai presidi e dalle amministrazioni locali unanimemente, cioè di avere il tempo sufficiente per applicare le nuove e diverse modalità di gestione delle quarantene e dei servizi anti-Covid all’interno delle scuole, valutando anche il personale disponibile, ecco credo che 3 giorni e forse anche 5 siano tecnicamente importanti” ha detto.

Intanto il sindaco di Messina Cateno De Luca ha anticipato tutti e stabilito lo stop della scuola in presenza dal 13 al 23 gennaio incluso, per tutte le scuole, pubbliche e private, di ogni ordine e grado, a causa dell’aumento di contagi.

Rischio Dad: ecco come evitarlo

Intanto, “le previsioni della rivista specializzata Tuttoscuola parlano di 200mila classi in Dad entro 7 giorni da oggi. Una previsione facile da fare guardando i contagi”, ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, a Rainews24.

I presidi chiedevano lo stop alla scuola almeno per due settimane, anche diversi medici erano della stessa idea. “Quello che il governo non ha voluto fare lo farà la pandemia – ha continuato Giannelli -. A mio avviso sarebbe stato preferibile rinviare l’apertura di 2-3 settimane per raggiungere gli obiettivi che al momento non sono raggiunti”.

Cosa fare secondo l’associazione dei presidi? Dotare le scuole di una funzionalità Sidi (Sistema Informativo dell’Istruzione) che consenta di individuare con tempestività lo stato vaccinale degli alunni, dotare di mascherine FFP2 tutti gli alunni e tutti i dipendenti (qui dove sono obbligatorie le FFP2 e quanto ci proteggono davvero) e includere le parafarmacie tra i soggetti abilitati all’esecuzione dei tamponi Covid.

Suggerimenti che sono stati riferiti al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante un incontro ufficiale. Bianchi si è detto disponibile a discutere le proposte in sede di governo.