Gli 8 sintomi “spia” della variante Omicron: quando fare subito il tampone

Omicron sembra ormai più debole di altri ceppi che abbiamo conosciuto, ma come capire se abbiamo preso il Covid? Gli 8 sintomi tipici

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Una serie di studi, estremamente positivi, indicano ormai chiaramente che Omicron è più debole di altri ceppi che abbiamo conosciuto, come la variante Delta ma non solo. Perché? Perché i vaccini stanno smorzando, come previsto, la forza del virus. Per questo, ora più che mai, risulta assolutamente fondamentale completare il ciclo vaccinale con la terza dose booster e immunizzare il prima possibile anche i bambini: al momento la vaccinazione è fortemente raccomandata fino ai 5 anni compresi (i dati sul pericolo Covid per i bambini e la sicurezza del vaccino qui).

I tassi di infezione giornalieri continuano ad essere molto elevati in tutto il mondo, ma finalmente in Italia il picco è stato raggiunto (qui la situazione nelle terapie intensive). Il che significa che nelle prossime settimane – anche se non sappiamo ancora a quale velocità – la curva dei contagi, e di conseguenza quella dei ricoveri, inizieranno a scendere.

Omicron è la fine della pandemia, o no?

L’Oms ha ribadito che più della metà delle persone in Europa prenderà il Covid nei prossimi due mesi se le infezioni continueranno ai ritmi attuali. Il direttore regionale Hans Kluge ha avvertito che la variante Omicron rappresentava una “nuova ondata di marea da ovest a est che attraversava” la regione europea.

La regione europea dell’OMS comprende 53 Paesi e territori, inclusi molti dell’Asia centrale, e Kluge ha osservato che 50 di loro avevano casi confermati della variante Omicron. “A questo ritmo, l’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) prevede che oltre il 50% della popolazione europea sarà infettata da Omicron nelle prossime 6-8 settimane”, cioè entro primavera.

Tuttavia, la variante Omicron potrebbe essere la fine della pandemia. Anche l’Oms dice che l’Europa sta andando verso la fine della fase pandemica, ma attenzione. Come ha avvertito chiaramente Maria van Kerkhove, alto funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità in un’intervista alla Bbc, “è un problema globale, e dobbiamo trattarlo con soluzioni globali”.

Van Kerkhove ha messo in guardia quei Paesi che ritengono di essersi messi alle spalle la fase più grave della pandemia dopo il calo dei contagi legati a Omicron. “Potreste essere fuori dall’ultima ondata di Omicron. In molti Paesi, come il Regno Unito, dove la popolazione ha un alto livello di immunità, si è in una fase diversa della pandemia.

Tuttavia, ci sono ancora 3 miliardi di persone in attesa della prima dose di vaccino”. L’Oms ha anche detto che il Covid “non finirà con quest’ultima ondata di Omicron e non sarà l’ultima variante di cui ci sentirete parlare“.

Gli 8 sintomi che ci dicono che probabilmente abbiamo preso Omicron

Ma come capire se abbiamo contratto il Covid? E come riconoscere la variante Omicron rispetto alla Delta? Esperti in tutto il mondo hanno evidenziato almeno 8 segnali di Omicron che non dovremmo mai ignorare. Secondo i ricercatori che hanno studiato a fondo la nuova variante, ormai quasi ovunque prevalente, questi sintomi tendono a manifestarsi rapidamente e abbastanza presto nella malattia, a partire da circa 2 giorni dopo l’esposizione al virus, cioè dal contagio.

Sembrano durare per circa 5 giorni, ma ovviamente possono scomparire anche più velocemente o, al contrario, in alcuni casi potrebbero restare più a lungo, anche a fronte di una già ottenuta negativizzazione dal virus. Tantissime persone, anche in Italia, stanno infatti segnalando di continuare ad avere soprattutto il raffreddore e il naso chiuso a distanza di giorni, nonostante il secondo tampone, cosiddetto di uscita, sia già risultato negativo.

Ricordiamo che se si hanno sintomi in qualunque modo riconducibili al Covid, anche un “banale” naso che cola, è necessario isolarsi ed effettuare un tampone, rapido o molecolare, per poter verificare l’eventuale positività al Covid.

Sono stati i medici in Sudafrica a dire per primi che tra i pazienti Omicron venivano rilevati alcuni chiari sintomi ricorrenti. Ryan Noach, amministratore delegato di Discovery Health, il più grande assicuratore sanitario privato del Paese, ha rilasciato i dati dopo aver analizzato circa 78mila casi di Omicron.

Ecco dunque quali sono i primi 8 sintomi che potrebbero dirci, con un’elevata probabilità, che siamo positivi al Covid. Seguendo i rapporti dei casi nel Regno Unito, in Sudafrica e negli Stati Uniti, questi sono i primi segnali di allarme comuni di Omicron:

  • bruciore alla gola/mal di gola
  • naso che cola/congestione
  • starnuti
  • mal di testa
  • fatica
  • dolori muscolari
  • mal di schiena (localizzato principalmente nella zona lombare)
  • sudorazioni notturne.

L’Oms ha poi segnalato altri sintomi ai quali prestare attenzione, come:

  • diarrea
  • confusione
  • perdita di appetito
  • eruzioni cutenee
  • irritazione oculare.

In base alle risposte di alcuni pazienti sui loro sintomi, è emerso ad esempio che il mal di gola è più frequente nei contagiati da Omicron (53% contro il 34% dei Delta). Come osserva anche un report della Uk Health Security Agency, sono più rare invece la perdita del gusto e dell’olfatto e la febbre. La perdita di gusto e olfatto è stata segnalata solo dal 13% dei pazienti Omicron, mentre sale al 34% fra chi ha contratto la Delta.

Quando si è più contagiosi con Omicron e quanto si trasmette

Diverso anche il picco di trasmissibilità, che avverrebbe più tardi rispetto alle altre varianti. Secondo il rapporto pubblicato su Bmj, il picco è stato osservato dopo 3-6 giorni dall’apparire dei sintomi o dalla diagnosi della malattia. Per le altre varianti il picco di contagiosità virale è stato identificato per i 2 giorni prima dell’apparire dei sintomi e i 3 giorni successivi al manifestarsi della malattia.

“I pazienti colpiti da Omicron presentano una patologia media che non arriva alla gravità, con una durata dai 5 ai 7 giorni”,  spiega a Tiscali Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, che precisa: “Quando il malato ha necessità – perché molto anziano o con altre patologie – può essere curato in ambulatorio e fare, se serve, la terapia con gli anticorpi monoclonali”.

Ma la minor gravità è anche strettamente legata alla vaccinazione. I non vaccinati hanno un rischio, se si infettano, 21 volte maggiore di finire in terapia intensiva rispetto a chi ha fatto due dosi vaccinali. Una possibilità che diventa 39 volte più alta rispetto a chi ha sfatto anche il booster. E’ uno dei dati che emerge dal report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’epidemia in Italia (qui è stato calcolato quanto costano i nov vax allo Stato, cioè a tutti noi).

Un nuovo studio su Omicron potrebbe infine contribuire a spiegare la sua velocità di diffusione: questa mutazione, secondo alcune ricerche, sembra mantenere la capacità di infettare anche dopo essere stata nell’ambiente per un lungo periodo di tempo, fino a 8 giorni. Si troverebbe quindi a lungo soprattutto sugli oggetti e le superfici di plastica (tutti i dettagli qui), diventando anche per questo fortemente contagiosa.