Il 2025 non è ancora arrivato eppure lascia già presagire un certo malcontento. Il cambio di calendario non risolve improvvisamente, con un colpo di spugna, tutte le problematiche del mondo lavorativo italiano. Sappiamo dunque già quando ci sarà il primo sciopero dei mezzi del nuovo anno. La data da cerchiare in rosso è quella di venerdì 10 gennaio 2025.
Sciopero dei mezzi a Milano
L’Italia riparte con un nuovo calendario e vecchi problemi. Il settore dei trasporti continua a far registrare un generale malcontento, sia per quanto riguarda i lavoratori che per i cittadini che usufruiscono dei servizi.
Non stupisce poi molto, dunque, che si conosca già la data del primo sciopero del 2025, previsto per venerdì 10 gennaio. La città in questione è Milano, che potrà vantare questo record di certo poco felice.
Faisa Confail ha scelto la data e in quel giorno potrebbero fermarsi bus, metro e tram Atm. Stando alle informazioni presenti sul portale del ministero dei Trasporti, l’agitazione avrà una durata non superiore alle quattro ore. Allo stato attuale, però, gli uffici del ministro Matteo Salvini non hanno ancora ricevuto comunicazione inerente la fascia oraria interessata dal blocco dei mezzi. Occorre avere pazienza, dunque, per scoprire se tutto si fermerà al mattino o alla sera, ovvero all’entrata o all’uscita dagli uffici.
Le motivazioni
In attesa di conoscere i dettagli della mobilitazione che riguarderà la città di Milano tra pochi giorni, Faisa Confail ha spiegato le motivazioni dello sciopero dei mezzi in arrivo: “Il costo della vita schizza alle stelle, con bollette insostenibili, spese quotidiane in aumento e una pressione economica sempre più insopportabile. Ci troviamo di fronte all’ennesima umiliazione”.
Il problema riguarda l’accordo preliminare sottoscritto l’11 dicembre 2024 da alcune sigle sindacali. Questo viene definito “un insulto al nostro lavoro e alla nostra dignità”. Viene messa sul piatto una “elemosina una tantum”, pari a 500 euro per 16 mesi di arretrati. Decisamente inadeguati poi gli aumenti “ridicoli”, pari a 60 euro a partire da marzo 2025 e 100 da agosto 2026. A ciò si aggiunge un “edr sterile e inutile, da 40 euro al mese, senza alcun impatto sul Tfr o su altre indennità”.
I sindacati sottolineano poi come sia stata assurdamente rinviata a data da destinarsi una parte cruciale del contratto, quella che dovrebbe garantire dei miglioramenti concreti in termini di sicurezza, formazione e riduzione dell’orario lavorativo.
“Questo accordo non è solo insufficiente ma anche offensivo. Parlano di ‘modernizzazione’ e ‘produttività aziendale’, ma nei fatti si traduce in un maggiore sfruttamento e condizioni precarie. Noi lavoratori del Tpl non possiamo accettare d’essere trattati come numeri, ricevendo solo spiccioli, mentre il nostro impegno quotidiano è fondamentale per garantire un servizio pubblico essenziale”.