Quali differenze intercorrono tra la tariffa elettrica D2 e D3. Le due tariffe erano in vigore prima del 2017 ed erano state introdotte direttamente dall’Arera. Si applicavano a tutti i tipi di clienti, indipendentemente dal tipo di contratto abbiano sottoscritto e dal tipo di fornitore che è stato scelto. Sostanzialmente andando a sommare tre diversi corrispettivi, per entrambi si riesce ad ottenere il prezzo dell’energia:
- corrispettivo fisso per ogni contatore;
- corrispettivo di potenza;
- corrispettivo variabili in base ai consumi (valore crescente: più consumi più paghi).
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di scoprire di cosa si tratta.
Indice
Tariffa elettrica D2 e D3: cosa sono
La differenza tra la tariffa elettrica D2 e D3 non è complicata da capire, tuttavia se non siete particolarmente informati sulla materia, le poche spiegazioni fornite sulla bolletta potrebbero lasciarvi dei grandi interrogativi. L’Autorità per l’energia elettrica, il gas è il sistema idrico (definita più in breve l’Autorità), per la clientela domestica ha previsto due diverse tariffe per l’energia elettrica, la tariffa D2 e la tariffa D3. Queste tariffe si applicano sia sul Mercato Libero che sul Servizio di maggior tutela, indipendentemente dal fornitore con cui si è fatto l’allacciamento.
Per tutte e due queste tariffe, il prezzo dell’energia elettrica da pagare si calcola sommando tre diversi importi: il corrispettivo fisso da pagare per ogni contatore, che si definisce in centesimi di euro/anno; il corrispettivo variabile in base ai consumi effettivi sostenuti, che si definisce in centesimi di euro/kWh. Questo corrispettivo ha un valore che incrementa con l’aumentare dei consumi; il corrispettivo di potenza, in maniera direttamente proporzionale al valore della potenza impegnata, che si definisce in centesimi di euro/anno per ogni kW consumato.
Qual è la differenza quindi tra le due tariffe D2 e D3? Le principali differenza tra le due tariffe per l’energia elettrica, si stabilisce in due vincoli principali della tariffa D2. Quest’ultima infatti è destinata esclusivamente agli utenti con residenza anagrafica e la potenza erogata è limitata a 3kW. Se invece non siete residenti nel comune in cui abitate oppure consumate una potenza maggiore di 3kW, dovrete passare a una tariffa D3, più costosa. Queste due tariffe, vengono indicate in bolletta con altre diciture: se usufruite di una tariffa D2, nella bolletta di energia elettrica sarà indicato ‘Utenza domestica residente’, se invece avete una tariffa D3 sarà indicato ‘Utenza domestica non residente’.
Queste due tariffe, in misura maggiore la tariffa D2, sono caratterizzate da una progressività molto spiccata; per i primi consumi di 1800kWh il costo è più contenuto, dopo i 4000kWh il costo può arrivare a raddoppiare. Questi vincoli sono nati in seguito alla crisi energetica degli anni 70-80 per scoraggiare l’utilizzo esagerato di elettrodomestici e ridurre i consumi domestici. Il consiglio per tutti coloro che hanno un contratto di energia elettrica con tariffa D2 è quello di utilizzare pochi apparecchi elettronici per volta e acquistarne solo ad alta efficienza energetica che permettono consumi minori.
La tariffa unica TD
Il 1° gennaio 2017 è stata introdotta la tariffa unica TD. Questa tariffa, in estrema sintesi è andata a sostituire quella D2 e quella D2. Grazie alla tariffa unica TD il consumo sono cambiati drasticamente rispetto a prima. Per i servizi di rete, ad esempio, i corrispettivi tariffari non risultano più essere differenziati in base a scaglioni di consumo. Non vengono nemmeno effettuate delle disitnzioni tra utenti.
In altre parole la tariffa unica TD costituisce il superamento della tariffa progressiva.