Booking, addio parità delle tariffe in Europa: cosa cambia da luglio

Booking è tornata ai suoi livelli pre pandemia e ora deve adeguare il suo regolamento: cosa cambia con l'addio alla parità delle tariffe

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Booking ha provveduto a eliminare la clausola del parity rate, ovvero della parità delle tariffe. Il cambiamento non è immediato ma non si farà attendere molto, anzi. Per la precisione tutto sarà attivo dal prossimo 1° luglio 2024, per quanto riguarda lo spazio economico europeo almeno. In questo modo la celebre piattaforma si adegua al regolamento dell’Unione europea, quello dettato dal Digital Markets Act, che fino a questo momento aveva visto Booking escluso da un particolare elenco di società coinvolte.

Cos’è il parity rate

Prima di proseguire, è importante spiegare cosa si intenda per parity rate o parità delle tariffe. Scritto in inglese o in italiano, il risultato non cambia. In molti potrebbero infatti non sapere di cosa si stia parlando e, di conseguenza, ignorare le conseguenze pratiche della modifica attuata da Booking.

Si fa riferimento alla necessità di fissare i prezzi delle camere delle strutture ricettive in modo tale da mantenere lo stesso valore su tutte le piattaforme di distribuzione sfruttate.

Una volta fissato il prezzo di una determinata stanza, questo dovrà essere lo stesso, a prescindere dalla piattaforma sulla quale l’utente decide di effettuare la prenotazione. Di fatto si va a imporre una strategia commerciale alle strutture.

Inizialmente la parity rate rappresentava un prerequisito fondamentale per le strutture che volevano proporsi all’interno delle OTA come Booking ed Expedia, ad esempio. Occorreva siglare una specifica clausola in merito.

Ad agosto 2017, però, la parity rate è stata definitivamente abolita in Italia. Da questo momento in poi le strutture possono decidere se adottare la stessa strategia commerciale su ogni piattaforma o proporre dei prezzi differenti.

Cosa cambia su Booking

L’abolizione del parity rate è un’ottima notizia per le strutture, dal momento che si è più liberi di agire a seconda della propria discrezione. Il Digital Markets Act aveva escluso Booking dall’elenco delle società online considerate “gatekeepers”, ma le cose sono cambiate.

Con questo termine si fa riferimento alle società con il potere di controllare l’accesso ai mercati digitali. Tutto è cambiato per Booking dallo scorso 13 maggio. La compagnia era stata esclusa per una mera questione statistica. Tutto legato alla contrazione del business dovuto alla pandemia di Covid-19. Il ritorno alla normalità, con il forte recupero di viaggi e prenotazioni di alloggi ha però cambiato tutto. Ora anche la big degli hotel deve adeguarsi alle nuove regole.

Un grande sospiro di sollievo per le associazioni degli albergatori, che hanno da sempre contestato la clausola del parity rate. Da luglio 2024 sarà dunque attuato un chiaro diritto alla concorrenza. Gli hotel europei potranno pubblicare delle tariffazioni anche più basse di quelle riportate su Booking, in parole povere.

In Italia non cambia nulla, dal momento che la legge sulla concorrenza, come detto, ha già attuato tali modifiche nel nostro Paese nel 2017. È però importante sottolineare come ora l’intera Unione europea si sia adeguata, almeno per determinate enormi piattaforme. Tutto ciò avrà di certo un impatto sulle prossime vacanze estive.