Dopo una lunga attesa, è stata pubblicata dalla Commissione europea la proposta di criteri tecnici per definire l’idrogeno “verde” e rinnovabile nell’Unione Europea. Secondo questi criteri, l‘idrogeno potrà essere definito “green” solo se prodotto utilizzando energia rinnovabile o con una bassissima intensità di emissioni, ovvero attraverso l’uso di mix energetici in cui il nucleare ha una forte incidenza. Tali criteri saranno utilizzati per il calcolo degli obiettivi di energia rinnovabile dei singoli Stati membri.
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Una ricerca di equilibrio durata sette mesi
La Commissione europea ha impiegato oltre sette mesi per trovare un equilibrio tra le diverse richieste dei Paesi membri, tra cui la Francia, che richiedeva il riconoscimento dell’idrogeno prodotto da fonti nucleari come “green”. La tensione tra i vari Paesi è culminata il 7 febbraio, quando il relatore dell’Europarlamento sulla nuova direttiva per le energie rinnovabili, Markus Pieper, ha bloccato l’iter legislativo della proposta fino a quando non sarebbero stati definiti i criteri tecnici per la definizione di idrogeno “verde”. L’obiettivo dell’Unione Europea è di raggiungere una produzione interna di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile e di importarne altrettante entro il 2030.
I prossimi passi
Gli atti adottati il 13 febbraio verranno trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio, i quali avranno un periodo di due mesi per esaminarli e decidere se accettarli o respingerli. Se richiesto da una delle due istituzioni, il periodo di esame può essere prorogato di ulteriori due mesi. Tuttavia, né il Parlamento europeo né il Consiglio possono modificare gli atti che gli vengono sottoposti. L’obiettivo principale degli atti è quello di offrire certezza normativa agli investitori. Attualmente la domanda di energia elettrica per la produzione di idrogeno è trascurabile, ma si prevede che aumenterà notevolmente intorno al 2030 con la diffusione di elettrolizzatori su larga scala.
Obiettivo 500 TWh
Secondo le stime della Commissione europea, saranno necessari circa 500 TWh di energia elettrica da fonti rinnovabili per raggiungere l’obiettivo di produzione di idrogeno rinnovabile. L’atto delegato stabilisce diversi modi per i produttori di dimostrare che l’energia elettrica utilizzata per la produzione di idrogeno proviene da fonti rinnovabili e rispetta le norme sull’addizionalità. Inoltre, vengono definiti criteri per garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto solo quando e dove è disponibile una quantità sufficiente di energia rinnovabile locale, in modo da garantire la correlazione temporale e geografica. Per i progetti relativi all’idrogeno che entreranno in funzione entro il 1º gennaio 2028, è prevista una fase di transizione per l’introduzione degli obblighi di addizionalità.
Una prima fase di transizione
Durante la fase di transizione, che coincide con il periodo di potenziamento e commercializzazione degli elettrolizzatori, i produttori di idrogeno avranno la possibilità di associare la produzione di idrogeno alle fonti di energia rinnovabile con cui hanno stipulato contratti mensili fino al 1º gennaio 2030. Tuttavia, gli Stati membri avranno la facoltà di introdurre norme più rigorose in materia di correlazione temporale a partire dal 1º luglio 2027. Gli obblighi relativi alla produzione di idrogeno rinnovabile si applicheranno sia ai produttori dell’Unione Europea che ai produttori di paesi terzi che intendono esportare idrogeno rinnovabile nell’UE e che sarà considerato ai fini del raggiungimento degli obiettivi dell’Unione in materia di energie rinnovabili.
Il sistema di certificazioni
Il sistema di certificazione volontaria permetterà ai produttori di idrogeno, sia dell’UE che di paesi terzi, di dimostrare la conformità alla disciplina europea e di commercializzare l’idrogeno rinnovabile all’interno del mercato unico. Inoltre, il secondo atto delegato considera le emissioni di gas a effetto serra durante l’intero ciclo di vita dei carburanti, dalle fasi di prelievo di energia elettrica dalla rete, di lavorazione e di trasporto del carburante fino al consumatore finale. Inoltre, viene definito il metodo di calcolo delle emissioni di gas a effetto serra per l’idrogeno rinnovabile e i suoi derivati, inclusi i casi di coproduzione in impianti che producono carburanti fossili.
Gli obiettivi dell’UE
Le norme proposte sono destinate a un mercato emergente che deve ancora svilupparsi e consolidarsi. Attualmente, gli elettrolizzatori in funzione ammontano a circa 160 MW, per la maggior parte in impianti dimostrativi, mentre il più grande impianto in costruzione ha una capacità di 20 MW. L’obiettivo della strategia dell’UE per l’idrogeno è di raggiungere una capacità di 6.000 MW di elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile entro il 2025. Per quanto riguarda il fatto, di grande importanza per la Francia, che l’idrogeno prodotto a partire da energia nucleare sia considerato “rinnovabile”, la Commissione Europea ha spiegato che gli atti delegati proposti si basano sulla direttiva sull’energia da fonti rinnovabili, che non include l’energia nucleare tra le fonti rinnovabili.
Un pacchetto per ridurre le emissioni di CO2
La Commissione europea ha proposto un pacchetto di misure per la decarbonizzazione del mercato del gas e per l’idrogeno a basse emissioni di carbonio. La definizione proposta per l’idrogeno a basse emissioni di carbonio è “idrogeno ricavato da fonti non rinnovabili che, durante l’intero ciclo di vita, produce emissioni di gas a effetto serra inferiori di almeno il 70% rispetto al gas naturale fossile“. La proposta della Commissione prevede la definizione di una metodologia per valutare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 31 dicembre 2024. Attualmente, il pacchetto proposto è in fase di negoziazione tra i legislatori.