Piano energetico nazionale, nel Pniec presentato dall’Italia a Bruxelles c’è il nucleare

Pichetto: "Il Paese si dota di uno strumento che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato"

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’Italia guarda al futuro energetico con un piano ambizioso che mira a ridurre le emissioni nell’industria e negli edifici, puntando su energie rinnovabili e nucleare sostenibile. Questo è quanto contenuto nell’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), che è stato inviato a Bruxelles il 1° luglio.

Per la prima volta, il piano include una sezione specifica dedicata al nucleare sostenibile, ipotizzando un’integrazione con le fonti rinnovabili. Questa combinazione potrebbe rappresentare, entro il 2050, l’11% dell’energia prodotta nel paese, con una possibile proiezione al 22%. Un passo significativo verso un futuro energetico più pulito e sostenibile.

Pniec: l’Italia verso un futuro energetico sostenibile al 2030

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) rappresenta la roadmap italiana per raggiungere gli ambiziosi obiettivi energetici e climatici fissati dall’Unione Europea per il 2030. Entro questa data, l’Italia si impegna a:

  • ridurre le emissioni di gas serra: l’Italia punta a tagliare le emissioni di gas serra per contrastare il cambiamento climatico;
  • incrementare le rinnovabili: l’obiettivo è quello di raggiungere una quota del 42,5% di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali;
  • migliorare l’efficienza energetica: l’Italia si impegna a ridurre il consumo energetico finale dell’11,7% entro il 2030
  • sviluppare le interconnessioni elettriche: rafforzare le reti elettriche per facilitare lo scambio di energia tra i Paesi membri.

Il Pniec delinea in dettaglio le politiche e le misure che l’Italia intende adottare per raggiungere gli obiettivi stabiliti. Il piano comprende:

  • una panoramica della procedura seguita per la definizione del Pniec;
  • una descrizione degli obiettivi, dei traguardi e dei contributi nazionali al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Europea;
  • misure e interventi concreti per il raggiungimento degli obiettivi.

Il lavoro sul Pniec è iniziato sei anni fa. I 27 Stati membri hanno consegnato le prime bozze all’inizio del 2019, con l’obiettivo di essere valutati dalla Commissione Europea, integrare le raccomandazioni dell’Esecutivo Ue e presentare il testo definitivo alla fine dello stesso anno. Tuttavia, i target comunitari su energia e clima, che fungono da guida per i percorsi nazionali al 2030, sono stati successivamente rivisti al rialzo, richiedendo un aggiornamento dei Pniec di ciascun paese per riallineare le politiche.

Di conseguenza, sono state stabilite due nuove scadenze: il 30 giugno 2023 per la consegna a Bruxelles della bozza aggiornata del Pniec e il 1° luglio 2024 per il testo definitivo.

Piano Energia e Clima: Pichetto presenta la nuova strategia italiana

“Con il Pniec che è stato appena presentato”, sottolinea il ministro della Transizione Ecologica Gilberto Pichetto, “l’Italia si dota di uno strumento programmatico concreto e lungimirante per la propria transizione energetica e climatica, abbandonando finalmente gli approcci velleitari del passato”.

Il Piano Energia e Clima, elaborato con la partecipazione attiva di tutti gli attori chiave del settore, delinea un percorso realistico per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi energetici e climatici stabiliti dall’Unione Europea per il 2030. Il Piano, pur riconoscendo le sfide ancora da affrontare, si concentra sulle immense opportunità offerte dallo sviluppo di tutte le fonti energetiche, senza escluderne alcuna.

Un aspetto innovativo del Pniec è l’apertura all’energia nucleare, sia da fissione (a partire dal 2035) che da fusione (a ridosso del 2050). Questa nuova prospettiva, supportata da studi scientifici, rappresenta un’opzione complementare alle rinnovabili per garantire un futuro energetico sicuro e sostenibile per l’Italia.

Il Ministro Pichetto ha concluso il suo intervento esprimendo profonda gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito alla stesura del Pniec: le strutture del Ministero, i dicasteri coinvolti e le società che hanno fornito il loro prezioso supporto.

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima rappresenta un passo fondamentale verso un futuro energetico decarbonizzato, sicuro e competitivo per l’Italia, a beneficio dei cittadini e dell’ambiente.

Strategie per la decarbonizzazione, un approccio realistico e tecnologicamente neutro

L’aggiornamento del Piano Energetico e Climatico adotta un approccio realistico e tecnologicamente neutro, con un’accelerazione significativa in alcuni settori chiave. Oltre alle fonti rinnovabili elettriche, il piano prevede una forte spinta alla produzione di combustibili rinnovabili come il biometano e l’idrogeno, nonché all’utilizzo di biocarburanti che possono contribuire alla decarbonizzazione del parco auto esistente nel breve termine.

Il piano promuove anche la diffusione di auto elettriche, la riduzione della mobilità privata, la cattura e lo stoccaggio di CO2, le ristrutturazioni edilizie e l’elettrificazione dei consumi finali, in particolare attraverso un maggiore utilizzo di pompe di calore nel mix termico rinnovabile.

L’area con le performance più alte è quella delle fonti rinnovabili (Fer), dove l’Italia dovrà raggiungere una potenza da fonti rinnovabili di 131 Gigawatt entro il 2030. Di questi, quasi ottanta (79,2) deriveranno dal solare, 28,1 dall’eolico, 19,4 dall’idrico, 3,2 dalle bioenergie e 1 Gigawatt dalla fonte geotermica, quest’ultima quota potrebbe anche aumentare al raggiungimento di un adeguato livello di maturità di alcune iniziative progettuali in via di sviluppo.

Efficienza energetica, progressi ma non ancora al traguardo

L’aggiornamento del Pniec registra una riduzione significativa dei consumi energetici, sia primari che finali, grazie alle misure di efficienza implementate. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi, innalzati a causa della crescita del PIL, è necessario un impegno costante. Il traguardo relativo ai risparmi energetici annuali cumulati nei consumi finali tramite regimi obbligatori di efficienza, invece, è stato raggiunto.

Emissioni di gas serra: Italia supera gli obiettivi Ets ma non quelli “non-Ets”

In merito alle emissioni di gas serra, l’Italia si distingue per il superamento dell’obiettivo “Fit For 55” per gli impianti industriali vincolati dalla normativa Ets, raggiungendo una riduzione del 66% rispetto ai livelli del 2005 (contro il -62% previsto dall’Ue). Nei settori “non-Ets” (civile, trasporti e agricoltura), seppur si registri un miglioramento degli indicatori emissivi, gli obiettivi europei rimangono ancora troppo sfidanti e richiederanno un ulteriore sforzo per essere raggiunti.

Un impegno continuo per un futuro sostenibile

L’aggiornamento del Pniec evidenzia i progressi compiuti dall’Italia verso un futuro energetico più sostenibile, sottolineando però la necessità di un impegno continuo e mirato per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici prefissati. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta ai settori “non-Ets”, dove le misure di efficienza energetica e riduzione delle emissioni dovranno essere intensificate per allinearsi agli standard europei.

Riduzione della dipendenza energetica e potenziamento del mercato interno dell’energia

In materia di sicurezza energetica, il Pniec registra una significativa riduzione della dipendenza da altri Paesi, grazie alle azioni di diversificazione dell’approvvigionamento energetico e alla pianificazione di nuove infrastrutture e interconnessioni.

Per quanto riguarda il Mercato interno dell’energia, il piano prevede il potenziamento delle interconnessioni elettriche e del market coupling con gli altri Stati membri, nonché lo sviluppo di nuove connessioni per il trasporto di gas rinnovabili. Questo rafforzerà il ruolo dell’Italia come hub energetico europeo e corridoio di approvvigionamento delle rinnovabili dell’area mediterranea.

Inoltre, il Pniec dà priorità agli obiettivi nazionali di Ricerca, Sviluppo e Innovazione per accelerare l’introduzione sul mercato di quelle tecnologie necessarie a raggiungere gli obiettivi del Green Deal e rafforzare la competitività dell’industria nazionale.

Strategie per un nucleare sostenibile nel Pniec, scenari e collaborazioni

Il Pniec include, per la prima volta, una sezione specifica dedicata ai lavori della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile. Questa sezione presenta diverse ipotesi di scenario che dimostrano, da un punto di vista tecnico-scientifico, la convenienza energetica ed economica di una quota di produzione nucleare, in sinergia e a supporto delle fonti rinnovabili e di altre forme di produzione di energia a basse emissioni.

Secondo queste ipotesi di scenario, il nucleare da fissione, e nel lungo termine da fusione, potrebbe fornire circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta entro il 2050, con una possibile proiezione verso il 22%.

Per elaborare il Piano, il Mase ha lavorato in stretto confronto con altre amministrazioni competenti, tra cui Mef, Mit, Mimit, Mur e Masaf. Il piano si è avvalso del supporto tecnico di Enea, Gse, Rse per la simulazione degli scenari energetici e di Ispra per quelli emissivi, mentre il Politecnico di Torino e di Milano hanno collaborato per la parte di ricerca e innovazione. Una nuova consultazione nel 2024, dopo quella già svolta nell’anno precedente, ha coinvolto 133 soggetti tra imprese, istituzioni, associazioni e singoli cittadini.

Il ruolo strategico del nucleare nel futuro energetico italiano

Secondo Solida e il Ministero della Transizione Ecologica, il ritorno al nucleare è visto come necessario per bilanciare la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili, le quali non possono essere programmate, e per ridurre la dipendenza dai costosi sistemi di accumulo richiesti per coprire i periodi in cui le rinnovabili non sono attive a causa di condizioni meteorologiche avverse. In uno scenario del 2050, il nucleare sarebbe un pilastro stabile di approvvigionamento energetico, lavorando in sinergia con le fonti rinnovabili.

Questa visione è supportata anche dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), un organismo internazionale di analisi del settore energetico, che prevede un contributo mondiale del nucleare pari al 10% per il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050. Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima italiano, si stima che il nucleare potrebbe fornire circa l’11% dell’energia elettrica totale, sfruttando metà della capacità installabile, mentre in un’ipotesi più ottimistica, con l’utilizzo a piena capacità, si prevede un contributo del 22%, corrispondente a quasi un quinto della produzione energetica nazionale.

Nucleare, l’Aie traccia la rotta, l’Italia resta indietro

L’Aie ha diffuso un report sulle prospettive future del nucleare, delineando un quadro complesso e sfidante. Se da un lato la tecnologia atomica rappresenta una componente fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, dall’altro emergono questioni cruciali da affrontare.

  1. Oriente all’avanguardia, Italia fuori gioco: mentre le economie più avanzate detengono il 70% della potenza nucleare globale, i nuovi progetti proliferano in paesi orientali, con Russia e Cina in testa. L’Italia, invece, resta ferma al palo con le sue centrali chiuse da 30 anni, impossibilitata a estendere la vita operativa degli impianti esistenti
  2. Vita media degli impianti e calo della produzione: circa il 63% della potenza nucleare installata a livello mondiale ha più di 30 anni e si avvicina alla fine del proprio ciclo di vita. Se non si interviene con estensioni, entro il 2030 si potrebbe assistere a un calo del 10% della produzione. Un dato preoccupante, soprattutto in vista degli obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione
  3. Investimenti in crescita e Cina leader: nonostante le sfide, il panorama nucleare non è fosco. Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Canada hanno pianificato ingenti investimenti nel settore, con la Cina destinata a diventare la potenza leader entro il 2030. Le stime dell’AIE prevedono un aumento significativo degli investimenti in nuovi impianti, passando da 30 miliardi di dollari negli anni 2010 a oltre 100 miliardi entro il 2030, con una previsione di oltre 80 miliardi fino al 2050

L’Italia, dunque, si trova di fronte a un bivio: rimanere ancorata al passato con le sue centrali chiuse o abbracciare il futuro investendo nel nucleare per garantire un futuro energetico sostenibile e sicuro. La scelta è complessa e richiede un’attenta valutazione di tutti i pro e contro, ma è indubbio che l’Aie abbia tracciato una rotta precisa, lasciando all’Italia la responsabilità di decidere se seguirla o meno.

Italia e piccoli reattori modulari, strategie e sfide nel settore nucleare

L’Italia sta considerando investimenti significativi nel nucleare, secondo quanto indicato nel Pniec, con un focus su impianti di nuova generazione come i piccoli reattori modulari (SMR) e altre tecnologie sperimentali. L’Aie conferma che attualmente queste tecnologie non sono ancora commerciali.

Il Ministro Pichetto Fratin ha firmato l’adesione italiana all’Alleanza industriale europea per gli Smr, mirata a sviluppare prototipi entro il 2030 attraverso investimenti in ricerca. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) sta collaborando con varie entità, inclusa la start-up Newcleo, Ansaldo Nucleare e operatori stranieri come Westinghouse e Rolls Royce, per progetti di ricerca sui nuovi reattori.

La Piattaforma nazionale sul nucleare sostenibile (Pnns) ha delineato un percorso strategico, prevedendo l’introduzione di 0,4 GW da reattori di nuova generazione entro il 2035 e 3,5 GW entro il 2045, con un primo contributo dalla fusione nucleare previsto per il 2050, sebbene questa tecnologia sia ancora in fase sperimentale.

Il Pniec prevede che l’adozione del nucleare ridurrà l’uso di gas naturale e bioenergie, contribuendo alla riduzione delle emissioni inquinanti. Tuttavia, il governo ammette che mancano ancora aspetti pratici per realizzare pienamente questi obiettivi, secondo le conclusioni della Pnns.

Nucleare, l’Italia tra parole e fatti, il nodo deposito scorie

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica raccomanda azioni concrete per chi punta sul nucleare nel mix energetico: semplificare le procedure burocratiche, agevolare gli investimenti e prevedere incentivi pubblici. Il ministro Fratin ha dato il via libera a un piano regolatorio per l’atomo, ma serve passare dalle parole ai fatti.

Le sfide da affrontare:

  • Scelta del sito per gli impianti: il governo deve decidere dove installare i reattori, confrontandosi con i territori e informando la popolazione
  • Deposito nazionale delle scorie: la costruzione del deposito è fondamentale per ospitare i rifiuti radioattivi, ma il processo di scelta del sito è in stallo dopo il ritiro della sua candidatura da parte di Trino Vercellese
  • Rientro delle scorie dalla Francia: l’Italia dovrà gestire il rientro di 235 tonnellate di scorie radioattive dalla Francia entro il 2025, senza un deposito pronto per accoglierle

L’impegno del governo sul nucleare appare incerto. Il processo decisionale è lento e ostacolato da questioni burocratiche e da contrasti locali. La gestione delle scorie radioattive rappresenta un nodo cruciale che deve essere risolto per poter procedere con la realizzazione del piano energetico.

Critiche e Preoccupazioni sul Pniec Italiano

Le principali associazioni ambientaliste italiane non risparmiano critiche sul Pniec nazionale per energia e clima inviato a Bruxelles. Denunciano un piano irrazionale e non partecipato, sottolineando il sostegno al gas e un ritorno al nucleare considerato improbabile. Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Transport&Environment e Wwf Italia accusano il Pniec di rallentare la transizione energetica con investimenti in tecnologie costose e problematiche dal punto di vista ambientale.

Le criticità evidenziate includono la mancanza di un target chiaro di riduzione delle emissioni di Co2 e il timore che gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili siano inferiori alle potenzialità nazionali. Le associazioni chiedono un documento finale più dettagliato sull’efficienza energetica, ritenuta cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici e migliorare la qualità della vita, contrastando la povertà energetica.

Il tentativo di reintrodurre il nucleare nel mix energetico è fortemente contestato, considerato non allineato con una strategia di decarbonizzazione rapida e con rischi ambientali significativi e bassa accettabilità sociale.