La cattura della CO2 non è una vera soluzione contro il cambiamento climatico

Rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera può avere dei vantaggi, ma il processo è complesso e può deviare dal vero obiettivo: la riduzione delle emissioni

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

A seconda delle prospettive considerate, l’intesa climatica raggiunta durante la Cop28 può essere vista come una sorpresa, data la sua firma negli Emirati Arabi Uniti, uno dei petro-stati, o come una delusione, o forse come un compromesso. Ad ogni modo, rappresenta un momento significativo in quanto i paesi globali hanno concordato per la prima volta di allontanarsi progressivamente dai combustibili fossili, come specificato nel testo dell’accordo (“transitioning away”). Sebbene questo obiettivo sia meno ambizioso rispetto all’eliminazione graduale completa di tali combustibili, costituisce comunque un passo verso la decarbonizzazione.

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) ha a lungo sostenuto la necessità per l’umanità di cessare le emissioni di gas a effetto serra per evitare gravi catastrofi climatiche. Tuttavia, l’Ipcc ha anche sottolineato che, specialmente nel caso in cui non si riesca a raggiungere l’obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius, sarà essenziale rimuovere l’anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera per contrastare il riscaldamento.

L’accordo sulla rimozione della CO2 a Cop28 è debole

L’accordo sulla rimozione della CO2 raggiunto alla Cop28 è stato accolto con reazioni contrastanti. Da un lato, si tratta di un risultato storico, in quanto per la prima volta i paesi del mondo hanno concordato di accelerare lo sviluppo di queste tecnologie. Dall’altro, l’obiettivo è meno ambizioso rispetto a quello di raggiungere il picco delle emissioni globali entro il 2025 e di fermare gli investimenti nelle nuove infrastrutture per i combustibili fossili.

Secondo Ben Rubin, direttore esecutivo e cofondatore del Carbon Business Council, “la rimozione della CO2 sia una parte fondamentale della soluzione alla crisi climatica. Tuttavia, è importante che questa tecnologia venga sviluppata in parallelo con la riduzione delle emissioni, altrimenti rischiamo di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi di Parigi”.

Gregory Nemet, dell’Università del Wisconsin-Madison, concorda sul fatto che la rimozione della CO2 sia importante, ma ritiene che l’accordo di Cop28 non sia sufficiente. “L’UAE Consensus è debole perché non affronta le cause profonde della crisi climatica, ovvero la continua emissione di gas serra – afferma Nemet –. È anche chiaro che la capacità di rimozione del CO2 non è neanche lontanamente sufficiente a compensare l’uso continuo dei combustibili fossili”.

In conclusione, l’accordo sulla rimozione della CO2 raggiunto a Cop28 è un passo avanti importante, ma non è sufficiente per affrontare la crisi climatica. È necessario un impegno ancora maggiore da parte di tutti i paesi del mondo per ridurre le emissioni e sviluppare tecnologie di rimozione della CO2 più efficienti.

La rimozione della CO2: un’arma a doppio taglio

La rimozione della CO2 dall’atmosfera è una tecnologia emergente che potrebbe essere fondamentale per affrontare la crisi climatica. Tuttavia, questa tecnologia presenta anche alcuni rischi, che è importante considerare.

Da un lato, la rimozione della CO2 è necessaria per compensare le emissioni di gas serra che non è possibile ridurre, come quelle derivanti da processi industriali o dall’agricoltura. Inoltre, la rimozione della CO2 può aiutare a ridurre i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, contribuendo a rallentare il riscaldamento globale.

Dall’altro lato, la rimozione della CO2 potrebbe essere una distrazione dall’obiettivo di ridurre rapidamente le emissioni. Se i paesi si concentrano sulla rimozione della CO2, potrebbero essere meno motivati a investire in energie rinnovabili e altre tecnologie che riducono le emissioni. Inoltre, la rimozione della CO2 potrebbe incoraggiare il ricorso ai combustibili fossili, dal momento che permette ai paesi di dichiarare che stanno eliminando anidride carbonica dall’atmosfera, anche se continuano a emettere gas serra.

In conclusione, la rimozione della CO2 è una tecnologia promettente, ma è importante usarla in modo responsabile. È necessario che la rimozione della CO2 sia affiancata da un forte impegno per ridurre le emissioni, in modo da evitare che questa tecnologia possa diventare un alibi per continuare a utilizzare i combustibili fossili.

Per ridurre i rischi associati alla rimozione della CO2, è importante che questa tecnologia sia sviluppata e implementata secondo i seguenti principi:

  • La rimozione della CO2 deve essere complementare alla riduzione delle emissioni
  • La rimozione della CO2 deve essere efficace ed efficiente
  • La rimozione della CO2 deve essere sostenibile dal punto di vista ambientale

Se questi principi saranno rispettati, la rimozione della CO2 può essere un’arma potente per combattere la crisi climatica.

Una tecnologia promettente ma ancora in fase di sviluppo

La cattura diretta dell’aria (DAC) è una tecnologia emergente che ha il potenziale di rimuovere grandi quantità di anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. Tuttavia, la DAC è ancora in fase di sviluppo e non è ancora in grado di operare sulla scala necessaria per ridurre le emissioni globali.

La DAC funziona aspirando l’aria e filtrando la CO2. Questo processo è energivoro e costoso, e richiede grandi quantità di energia rinnovabile per essere efficiente.

Nel 2021, i ricercatori hanno calcolato che sarebbe necessario un enorme investimento annuale, tra l’uno e il due per cento del prodotto interno lordo globale, per eliminare circa 2,3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2050. Per mettere questo dato in prospettiva, le emissioni globali di CO2 sono attualmente di circa 40 miliardi di tonnellate all’anno, e purtroppo stanno aumentando invece di diminuire.

Lo studio del 2021 ha rilevato che avremmo bisogno di un numero di impianti DAC compreso tra quattromila e novemila entro il 2075, e di oltre 10mila entro il 2100, per sequestrare fino a 27 miliardi di di CO2 all’anno.

Nonostante le sfide, la DAC è una tecnologia promettente che potrebbe giocare un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico. Con ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo, la DAC potrebbe diventare un’opzione praticabile per rimuovere grandi quantità di CO2 dall’atmosfera.

La cattura diretta dell’aria è una tecnologia emergente che ha il potenziale di rimuovere grandi quantità di CO2 dall’atmosfera. Tuttavia, la DAC è ancora in fase di sviluppo e non è ancora in grado di operare sulla scala necessaria per ridurre le emissioni globali.

Per rendere la DAC un’opzione praticabile, è necessario affrontare le sfide legate al suo costo, alla sua efficienza energetica e alla sua scalabilità. Con ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo, la DAC potrebbe diventare un’arma potente per combattere il cambiamento climatico.

Dac: Ruolo e Sfide nella Rimozione della CO2

La tecnologia di cattura diretta dell’aria (DAC) potrebbe giocare un ruolo cruciale nella rimozione della CO2 dall’atmosfera, ma il suo impatto sarà commisurato alla riduzione effettiva delle emissioni di CO2. Tuttavia, la scalabilità della Dac, ovvero la possibilità di passare da pochi milioni di tonnellate all’anno a un miliardo entro il 2050, è una sfida notevole secondo Gregory Nemet. Nonostante le potenzialità, questo non cambia l’urgenza di ridurre drasticamente le emissioni entro il 2050.

Anche in un contesto di massiccia implementazione, la Dac da sola non sarebbe sufficiente a mitigare gli impatti delle crescenti emissioni umane. Il tentativo di rimuovere un miliardo di tonnellate di CO2 all’anno nel prossimo trentennio, mentre le emissioni umane continuano ad aumentare, sarebbe analogo a svuotare una vasca da bagno con il rubinetto ancora aperto. Tuttavia, la rimozione della CO2 offre la promessa di compensare le future emissioni provenienti da settori difficili da decarbonizzare, come l’industria siderurgica, che dipende fortemente dai combustibili fossili.

Il “rischio morale” della rimozione della CO2 è un timore diffuso: se possediamo la tecnologia per rimuovere il carbonio, potrebbe indurre a trascurare gli sforzi di decarbonizzazione. Jonathan Foley, direttore esecutivo di Project Drawdown, sottolinea che l’abuso di questa tecnologia potrebbe essere controproducente, specialmente nell’attuale contesto di sforzi insufficienti per ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. L’accordo di Cop28, parlando di transizione anziché eliminazione graduale, solleva preoccupazioni sull’atteggiamento delle grandi aziende petrolifere verso la decarbonizzazione, considerando anche gli impatti nocivi oltre alle emissioni di gas serra.

Rimozione della CO2: Dac e Soluzioni Naturali in Conflitto

La rimozione della CO2 è una tecnologia emergente che, come detto, potrebbe avere un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, esistono due approcci divergenti alla rimozione della CO2: la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (DAC) e le soluzioni naturali.

La DAC è un processo tecnologico che cattura l’anidride carbonica dall’atmosfera. La CO2 catturata può quindi essere stoccata nel sottosuolo o utilizzata per produrre altri prodotti. La DAC ha il vantaggio di essere un processo controllato che può essere facilmente scalato. Tuttavia, è anche un processo costoso e ad alta intensità energetica.

Le soluzioni naturali si basano sulla protezione o il ripristino degli ecosistemi che assorbono naturalmente l’anidride carbonica dall’atmosfera. Gli ecosistemi naturali che assorbono la CO2 includono foreste, zone umide e oceani. Le soluzioni naturali hanno il vantaggio di essere relativamente economiche e di avere un impatto positivo sull’ambiente. Tuttavia, sono anche meno prevedibili e più suscettibili ai cambiamenti climatici.

Il dibattito tra DAC e soluzioni naturali è in corso. Alcuni esperti ritengono che la DAC sia la soluzione più promettente per la rimozione della CO2. Altri ritengono che le soluzioni naturali siano più sostenibili e scalabili.

Jonathan Foley, nel suo articolo “Rimozione della CO2: Dac e Soluzioni Naturali in Conflitto“, sostiene che entrambi gli approcci hanno il potenziale per contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, avverte che concentrarsi esclusivamente sulla rimozione della CO2 rischia di distogliere l’attenzione dall’obiettivo fondamentale: la drastica riduzione delle emissioni.

Foley sottolinea l’importanza di comprendere la differenza tra rimozione della CO2 dannosa e utile. La rimozione della CO2 dannosa è quella che viene utilizzata per compensare le emissioni di CO2, senza effettivamente ridurre le emissioni stesse. La rimozione della CO2 utile è quella che viene utilizzata per rimuovere la CO2 dall’atmosfera in modo permanente, indipendentemente dalle emissioni.

In conclusione, la rimozione della CO2 è una tecnologia emergente che potrebbe avere un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, è importante comprendere i limiti di entrambe le tecnologie e concentrarsi sull’obiettivo fondamentale di ridurre drasticamente le emissioni.

Ecco alcune considerazioni aggiuntive sul dibattito tra DAC e soluzioni naturali:

  • La DAC è più adatta per la rimozione di grandi quantità di CO2 in un breve periodo di tempo. Le soluzioni naturali sono più adatte per la rimozione di piccole quantità di CO2 in un periodo di tempo più lungo
  • La DAC è più costosa delle soluzioni naturali. Tuttavia, il costo della DAC potrebbe diminuire in futuro con l’innovazione tecnologica
  • Le soluzioni naturali sono più suscettibili ai cambiamenti climatici. La deforestazione e la perdita di habitat possono ridurre la capacità degli ecosistemi naturali di assorbire la CO2.

In definitiva, la scelta tra DAC e soluzioni naturali dipenderà da una serie di fattori, tra cui la quantità di CO2 da rimuovere, il costo e la fattibilità tecnica.