Perché il Salento è invaso dalle meduse e quali sono i rischi

L'invasione della “Pelagia noctiluca” è stata avvistata da diversi bagnanti lungo le coste ioniche ma, secondo gli esperti, potrebbe scomparire a breve

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Negli ultimi giorni le coste ioniche del Salento sono invase dalle meduse ed è quindi impossibile fare il bagno. A segnalarlo sono i numerosi turisti che stanno soggiornando in Puglia. E stato quindi lanciato l’allarme per la fastidiosa presenza della “Pelagia noctiluca”, questo il nome scientifico della cosiddetta medusa luminosa. Secondo il parere degli esperti si tratta di un fenomeno ciclico che con il mutare delle correnti potrebbe però scomparire nel breve periodo.

Le cause della presenza delle meduse

Il proliferare della “Pelagia noctiluca” è da ricercarsi nell’insolito innalzamento della temperatura dell’acqua dell’ultimo periodo. Il problema delle temperature al di sopra delle medie stagionali si sta registrando quest’anno in tutto il Mar Mediterraneo.

Un altro fattore che sta causando l’eccezionale presenza delle meduse è la diminuzione della popolazione di pesci, causata dalla pesca industriale e che lascia quindi spazio al proliferare delle meduse.

La “Pelagia noctiluca”

“Pelagia noctiluca” è il nome scientifico della medusa luminosa, una piccola medusa appartenente alla famiglia delle Pelagiidae che ha la capacità di brillare al buio, tale fenomeno è noto come bioluminescenza Quando viene toccata o sollecitata emette infatti dei fasci di luce di colore verde.

La medusa luminosa vive generalmente in alto mare ma, nel periodo autunnale e primaverile è possibile che si avvicini lungo le coste. È molto diffusa nel Mar Mediterraneo dove è famosa per le dolorose irritazioni che provoca alle persone che ne entrano in contatto.

La “Pelagia noctiluca” è dotata solamente di un sistema nervoso primitivo formato da una rete di neuroni. È composta da una parte superiore a forma di ombrello da cui si diramano otto lunghi tentacoli. Dalla parte centrale dell’ombrello partono invece quattro braccia orali, è infatti grazie a queste che la medusa riesce ad alimentarsi. A seconda dell’età della medusa, la colorazione può variare dal marrone al rosa violaceo, passando anche per tonalità giallognole.

La medusa luminosa non ha in genere grandi dimensioni, il diametro dell’ombrello può variare dai 3 ai 10 cm, le braccia che usa per nutrirsi possono raggiungere i 30 cm, mentre i tentacoli possono arrivare fino a 40 cm. I nematociti, ovvero i piccoli organi che contengono i nematocisti, le vescicole urticanti, si trovano sia nell’ombrello che nei tentacoli.

Il veleno urticante

La medusa luminosa usa le vescicole urticanti presenti su ombrello e tentacoli sia per la cattura delle prede, sia per difendersi in caso di pericolo. La “Pelagia noctiluca” spara letteralmente contro le vittime i nematocisti, gli organi contenti le tossine urticanti. Questo processo funziona grazie alla pressione dell’acqua contenuta nei tentacoli che permette un’espulsione molto veloce dei nematocisti. Infatti, la pressione dell’acqua che permette l’espulsione delle tossine è molto alta, 150 bar. Questo permette quindi di sparare le tossine in soli 3 millisecondi e di essere uno dei processi cellulari più veloci in natura.

La tossina presente nei nematocisti risulta essere molto tossica per la pelle. Basta un semplice contatto per sentire un bruciore intenso e lasciare sulla pelle dei segni rossi simili a frustate. Tali effetti possono durare anche per molte settimane. Questo però è molto soggettivo e dipende anche dalla zona interessata. Infatti, se la zona è di piccole dimensioni, nella maggior parte dei casi, il problema si risolve in pochi giorni grazie a impacchi di bicarbonato di sodio.

I sintomi più comuni delle tossine urticanti

Come detto, la sensazione immediata che si avverte con il contatto è di bruciore che, con il passare delle ore può provocare vere e proprie ustioni indelebili. Questo è il caso in cui la zona di contatto è ridotta. Se la superficie di contatto è più ampia invece, si possono presentare vere e proprie reazioni allergiche e, nel caso in cui si ha la sfortuna di entrare a contatto diretto con più meduse, si possono presentare nausea, tachicardia, cefalea, vomito, vertigini, dispnea e, nei casi più gravi, si corre il rischio di shock anafilattico.

Cosa fare e non fare se si viene punti da una medusa

Prima di tutto non bisogna lasciarsi prendere dal panico e bisogna uscire immediatamente dall’acqua in modo e sciacquare abbondantemente con acqua salata la zona interessata dal contatto. È bene utilizzare l’acqua di mare perché quella dolce, anziché avere una funzione lenitiva, potrebbe aumentare i sintomi. Inoltre, se presenti sulla pelle, bisogna rimuovere i filamenti della medusa.

Se la zona colpita dalla medusa è piccola ci si può recare in farmacia per acquistare un gel astringente al cloruro di alluminio. Questo, oltre a lenire il prurito, blocca l’espansione e assorbe gli essudati delle vescicole.

Se la zona colpita dalla medusa è molto ampia, è necessario recarsi immediatamente al pronto soccorso e/o rivolgersi alla guardia medica per scongiurare i casi più gravi sopra citati.

Sono invece da evitare il bendaggio della parte lesa e gli impacchi di ammoniaca o aceto bianco.